Claudia risponde coprendo il medico pettegolo: “Qui si sa tutto di tutti”
Hans la incalza: “te l’ha detto il consigliere aulico Behrens?”
“Può essere, mentre mi mostrava i suoi dipinti”
“Cioè mentre ti faceva il ritratto!”
Hans si scopre.
Claudica non si scompone: “Perché no. Tu l’hai trovato riuscito il mio ritratto?” viene fuori il narcisismo della donna, la sua volontà di piacere. Non è un brutto segno per Hans.
Come per me la volta che Helena stava pettinandosi quando entrai in camera sua non senza avere bussato chiesto permesso.
Disse: “scusami, finisco di pettinarmi. My hair is very beautiful.
Naturalmente confermai e ne fu contenta. Anche io perché aveva mostrato il suo desiderio di piacermi e di sentirselo dire.
Torniamo ai due di Davos
“Ma Certo estremamente riuscito. Behrens ha reso la tua pelle con grande esattezza. Mi piacerebbe essere anch’io un ritrattista per avere la possibilità di studiare, come lui, la tua pelle”,
“Parli in tedesco, per favore!”
Claudia non ha apprezzato questa confidenza maliziosamente e gelosamente allusiva, ed è tornata al lei,
“Oh io parlo tedesco anche in francese. Dipingere è una sorta di studio atistico e medico- insomma si tratta diu una disciplina umanistica”.
Alle biografie Alessandro-Cesare Plutarco premette che non racconterà tutto il raccontabile ma soltanto quello che serve a raffigurare i caratteri, siano pure attraverso episodi irrilevanti per la grande storia. Questo libro fatto di biografie vuole rappresentare le anime attraverso i segni dati dalle parole e dagli atti, come un pittore dipinge le espressioni e le somiglianze umane attraverso gli occhi, poco curandosi del resto.
Quindi Hans invita Claudia a ballare
La bella riottosa risponde: “Ma no, è infantile. Di nascosto dai medici Sarà ridicolo correre alle sedie non appena Behrens ritornerà”.
Hans le domanda: “Hai un così grande rispetto di lui?”
Claudia finge di non capire: “Di chi?”
“Di Behrens”
“Ma piantala con il tuo Behrens. C’è anche poco spazio per ballare e poi sui tappeti. Possiamo guardare gli altri che ballano”.
“Sì, d’accordo” approvò Hans e si mise a guardare il saltellio dei pazienti mascherati che si muovevano in modo ridicolo.
La Stöhr per esempio, la vecchia Baubò, danzava con la scopa premuta sul cuore e ne accarezzava le setole come fossero i capelli ritti di un essere umano. Il Greco con la mantella dondolava le sue gambe armoniose rivestite di maglia lilla intorno a Rasmussen in décolleté dai lustrini scuri; il pubblico ministero in kimono e così via.
Hans li osservava poi ripetè: “ Facciamolo. Per me è come un sogno stare qui seduto accanto a te. Un sogno profondo. Bisogna dormire un sonno profondo per fare un sogno come questo. E’ un sogno sognato da tantissimo tempo, antico, eterno. Stare seduto accanto a te come adesso è l’eternità”.
“Poeta!” -disse lei- Borghese, umanista e poeta. Eccolo il tedesco fatto e finito , il tedesco come si deve!”
“Temo che non siamo per niente come si deve”- rispose lui- “Da nessun punto di vista. Siamo forse, assai semplicemente, riottosi figli della vita” (497).
“Che simpatica espressione! Ma dimmi…Non è che questo sogno sarebbe stato così difficile da sognare già da un bel pezzo. Il signore si è risolto piuttosto tardi a rivolgere la parola alla sua umile serva”. E’ un velato rimprovero della sua lunga attesa
“A che servono le parole? A che scopo parlare? Parlare, discorrere è cosa prettamente repubblicana, questo lo ammetto. Ma ho i miei dubbi che sia poetica nella stessa misura. Uno dei pensionati che è diventato un po’ mio amico Settembrini…
“Ti ha appena lanciato alcune parole”
“Sì è un ottimo parlatore e gli piace molto recitare dei bei versi. Ma si può dire che sia un poeta?
“ Mi rammarico di non aver avuto il piacere di conoscere quel cavaliere”
“Lo credo bene.”
“ Ah! Lo credi.”
“Come? Ma no, quella che ho detto era una battuta senza importanza. Io, te ne sarai accorta, quasi non parlo il francese. Eppure con te preferisco questa lingua alla mia perché per me, in un certo senso, parlare francese è parlare senza parlare… senza responsabilità, oppure come parliamo in sogno. Mi capisci?”
La sera della crisi con Helena che mi aveva visto civettare con Josiane, la ragazza di Strasburgo, ricordavo queste parole come erano state dette da Hans. “Parler français, c’est parler sans parler, en quelque manière… sans responsabilité, ou comme nous parlon
en rêve. Tu comprends? ” Volevo significare che non era successo niente di serio.
Helena mi guardò perplessa.
“Ora ti metti anche a parlare francese?” , mi domandò.
“No, io non so parlare francese: ho solo imparato a memoria alcune parole di Thomas Mann”, risposi. Alla fine la convinsi.
Ma torniamo alla Chuchat che era meno diretta di Helena
“Più o meno”
“E’ sufficiente… Parlare- seguitò Hans- è una misera faccenda. Nell’eternità non si parla affatto. Nell’eternità, sai, si fa come quando si disegna un maialino: si spinge la testa indietro e si chiudono gli occhi 497
Questo è un nonsense detto per stupire e disorientare immagino. Hans era meno diretto di me. Questi due erano entrambi più giovani di noi.
“Buona questa, niente male! Ti ci trovi a tuo agio nell’eternità, la conosci a fondo. Devo ammettere che sei un piccolo sognatore abbastanza speciale”. Quando una donna ti dice speciale ogni porta è aperta
“ Se ti avessi parlato prima, sarei stato obbligato a darti del lei”
“Ebbene, hai per caso intenzione di darmi del tu in eterno?
“Ma certo, continuerò a farlo in eterno,
“ Questa, devo dire, la trovo un po’ forte. Non avrai l’opportunità di darmi a lungo del tu. Sto per partire”.
E’ un carpe diem. Queste parole di Claudia al suo corteggiatore innamorato mi fanno ricordare queste che mi disse la seconda finnica, Kaisa, nel luglio del 1972: “Se non farai presto, tornerò in Finlandia quale moglie ancora virtuosa. Non abbiamo molto tempo davanti noi due” (Op. cit,. p 151)
Sicchè le dissi: “Kaisa, volentieri morirei, piuttosto che rinunciare a fare l’amore con te” (p. 155).
Mi viene in mente anche quanto dice lo zio alla nipote nel film Perfect days: La prossima volta è la prossima volta. Adesso è adesso”.
Hans balzò in piedi confuso, come se fosse stato disturbato nel sonno. La sala da ballo si stava svuotando
“Cosa fai?” domandò attonito
“Parto” ripeté lei sorridendo, apparentemente sorpresa di vederlo così impietrito
“Non è possibile, è uno scherzo”.
“No parlo assolutamente sul serio. Parto”.
“Quando?”
Domani, Dopo pranzo”
Lui si sentì come se il mondo gli crollasse addosso.
Disse: “Dove vai?”
“Molto lontano”
“Nel Daghestan?”
“Sei piuttosto bene informato. Forse, per il momento…”
“Sei guarita?”
“Quanto a questo no. Ma Behrens dice che non ci siano qui per me prospettive incoraggianti. Per questo ho deciso l’azzardo di un piccolo cambiamento d’aria”.
“Allora ritornerai!”
“Questo è da vedere. Io amo la libertà più di tutto j’aime la liberté avant tout , e in particolare la libertà di scegliere il mio domicilio.
Dubito che tu possa capire cosa sia l’’ossessione dell’indipendenza. E’ dovuta forse peut –être dovuta alla mia razza”. 499
Questo questo peut–être mi fa venire in mente i frequenti may be di Päivi spesso seguiti da even if.
Per i miei gusti, una donna che ama davvero la libertà è sommamente desiderabile perché chi ama sul serio la libertà non vuole toglierla agli altri.
Bologna 15 gennaio 2023 ore 10, 05
giovanni ghiselli
p. s.
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