NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 11 gennaio 2024

T. Mann, La montagna incantata - Der Zauberberg. 3-4

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Fine del Terzo capitolo e prima metà del quarto, fino a Hippe che presta la matita


III Lucidità di pensiero (p. 93)
Nel saggio Esperienze occulte, Mann scrive che nella teoria della relatività i limiti tra matematica fisica e metafisica si sono fatti labili
Hans sostiene che il tempo in generale non è tale veramente ma come noi lo sentimamo: breve se ti sembra breve, lungo se ti pare lungo.
Agostino nella Confessioni XI, 26 inde mihi visum est nihil esse aliud tempus quam distentionem;  sed cuius rei nescio, et mirum, si non ipsius animi sarebbe strano se non fosse estensione dell’animo stesso.
 
Hans legge Ocean steamships
Alle 11 tornarono nella sala
da pranzo dove si mangiava a 4 palmenti (macine di mulino)
C’era il latte in tavola ma Hans chiede una birra Porter. Gli portarono invece una birra scura e schiumosa: la Kulmbach. Mangiò solo affettati e pane tostato. Al tavolo c’era una russa graziosa, Marusja.
I russi sono portatori di sensualità e di caos. Anche Pribislav era slavo.
Per mia esperienza dei collegi incantati di Debrecen i Russi erano festosi come i nostri meridionali
 C’era poi il tavolo dei russi cattivi
La porta a vetri di sinistra sbattè ma Hans pur turbato non si voltò e non seppe chi se ne fosse servito con tanta malagrazia.(100). La birra a colazione lo aveva stordito
La fiorente Marusja e la magra mangiatrice di yogurt abbassarono lo sguardo davanti a lui, ossequiose e pudiche. La lingua di Hans era riottosa per via della birra,  ma il ragazzo usava forchetta e coltello con specialissima correttezza
 
III Una parola di troppo (101)
Hans non vuole comprare un termometro ma è preoccupato per le palpitazioni del cuore che sembrano segnalare un’allegra baraonda all’interno del corpo. Malattia è confusione: è perdita di equilibrio.
Anche la febbre risponde Joachim significa una baraonda allegra.
 Allora si cerca da quale emozione dipenda.
Nel centro del paese c’erano campi di tennis con ragazzi e ragazze che giocavano
Joachim dice che a lui era vietato e che quelli giocavano più che altro per l’abbigliamento. Il cuore di Hans martellava fuori tempo rispetto alla musica e questo gli dava tormento. Tornò sul balcone e cadde in un profondo torpore sgradevolmente animato dai battiti del cuore (cfr. il veternus)
 
Del resto nell'età primitiva un gravis veternus paralizzava l'attività umana: Virgilio nella Georgica[1] I dà questa spiegazione della genesi dell'età moderna: Giove procurò agli uomini fatiche e angosce (curae ) in quanto  non lasciò che il suo regno restasse paralizzato in un pesante letargo"nec torpere gravi passus sua regna veterno " (v. 124). Infine il lavoro ostinato vinse tutte le difficoltà: “Labor omnia vicit-improbus” (vv. 145-146). Il compito di Virgilio nelle Georgiche in effetti è quello di celebrare il lavoro del bonus agricola.[2]
" Centrale è il concetto di veternus , una specie di pigra indolenza, un torpore che affliggeva l'umanità nell'età dell'oro, e che avrebbe indotto Giove a introdurre il lavoro nel mondo, per stimolare l'ingegno umano e rendere gli uomini attivi, vigile e intraprendenti"[3] .
Leopardi nella Storia del genere umano[4] afferma che Giove in una fase della storia del mondo, quella successiva al diluvio universale, con il quale “fu punita la protervia dei mortali”, impose gravi oneri alla nostre specie, la quale bramava "sempre e in qualunque stato l'impossibile", paradossalmente, perché non si estinguesse:"deliberò valersi di nuove arti a conservare questo misero genere: le quali furono principalmente due. L'una mescere la loro vita di mali veri; l'altra implicarla in mille negozi e fatiche, ad effetto d'intrattenere gli uomini, e divertirli quanto più si potesse dal conversare col proprio animo, o almeno col desiderio di quella loro incognita e vana felicità". 
 
III Ma certo una donna! (107)
Quindi suona il gong che segnala l’ora di andare nella sala da pranzo per la terza volta. Presto furono tutti seduti ai 7 tavoli, come se non si fossero mai alzati.
La graziosa Marusja, per soffocare le sue risatine, si cacciava in bocca il fazzolettino che spandeva profumo d’arancio (p. 108)
La signora Stöhr parlava della visita subita la mattina con le pose affettate della persona ignorante sollevando il labbro superiore sopra i denti da lepre. Cfr. l’affettazione di Gruscenka nei Fratelli Karamazov.
 
Stigmate plebee, poi la domina Helena, signora venuta da lontano.
 
Stigmate plebee frequenti nelle trasmissioni televisive e pure altrove.
 
La domina Helena, signora venuta da lontano.
 
L’affettazione, la mancanza di naturalezza, il posare, è la medaglia vituperosa al petto  dell’ignorante disonesto.
Cfr. Castiglione, poi Leopardi che lo cita:  “l’affettazione come asperissimo scoglio”.
Cfr. Gruscenka nei Fratelli Karamazov.
 
Ma risalgo all’antico, al primo secolo dopo Cristo.
L’Anonimo Sul sublime mette il kakozhvlon, affettazione come ricerca del male e del brutto, tra i  pessimi difetti di chi compone opere letterarie. Un altro peccato capitale è il rJwpikovn, l’insignificante - rJw`po~, paccottiglia.
 
Poi Quintiliano: “kakovzhlon id est mala adfectatio, quidquid est ultra virtutem quotiens ingenium iudicio caret- il cattivo gusto tutto ciò che è al di là della capacità stilistica,  tutte le volte che l’ingegno è privo di senso critico, et specie boni fallitur e viene ingannato dall’apparenza del bene, omnium in eloquentia vitiorum pessimum. Nam  cetera parum vitantur , hoc petitur, è il peggiore di tutti i difetti nell’eloquenza. Infatti gli altri si evitano con difficoltà, questo viene ricercato (Institutio oratoria, VIII, 3,  56) .
 
Helena aveva viceversa questa virtutum optima: la grazia naturale di un fiore dei campi e in più un ingenium quod falli non poterat.
Ho imparato da lei a non posare mai, siccome questa signora –domina
venuta da lontano- amandomi mi ha autorizzato a non vergognarmi di come sono,  sciagura cui volevano indurmi la feccia dei conformisti conformati alla bruttezza che è pure cattiveria, anzi a essere fiero della mia diversità da loro. 
 
La Stöhr faceva pettegolezzo con errori clamorosi come cosmico per cosmetico
Il pranzo era da Satyricon con sei portate ognuna delle quali servita due volte: carni, pesce, zuppe, verdure, formaggi, dolci. Appetito da leoni, fame da lupi,
Gli allegri pazienti davano prova di voracità e si tiravano addosso palline di mollica, ma erano voraci anche quelli cupi e silenziosi
Nel momento del pesce la porta a vetri tornò a sbattere.
Hans sobbalzò esasperato e si voltò spalancando gli occhi iniettati di sangue
Claudia Attraversava la sala una ragazza di statura media con sweater bianco (ampio pullover sportivo di lana pesante), gonna colorata e capelli biondo rossicci raccolti in trecce avvolti intorno alla testa. Si muoveva con passo curiosamente morbido e sinuoso e il capo un poco proteso in avanti. Si diresse al tavolo dei Russi buoni tenendo una mano nella tasca della  giacca di lana e portando l’altra alla nuca per sostenere e ravvivare i capelli, Hans osservò la mano: “aveva un che di primitivo e infantile come la mano di una scolaretta, le unghie tagliate alla bell’e meglio e ai lati la pelle irruvidita come se avesse avuto il vizietto di rosicchiarle (p, 111)
Nei quaderni d’appunti del’autore la russa è caratterizzata da “viso tartaro”. Gli ricorda un ragazzo che gli piaceva nell’adolescenza-amare è ricordare, come conoscere. E lo attira pure la sua stranezza esotica, perfino il suo disordine. Contravveniva a tutte le  regole imposte a Hans.
Quando la ragazza si fu seduta e girò la testa, Hans vide che aveva gli zigomi larghi e gli occhi stretti, Gli ricordava qualcuno.
La smilza e anziana zitella commensale di Hans disse che era Madame Chauchat “è così sciatta, Una donna incantevole”
Cfr. la neglegentia-ajmevleia. Il contrario dell’affettazione
Hans disse che non doveva sbattere le porte
 
III Il signor Albin (114)
Il signor Albin  è un giovane che con una pistola minaccia il suicidio. Hans lo osserva e pensa che sia un vanesio commediante . Si dichiara inguaribile e si paragona a uno studente che già condannato alla bocciatura non deve fare più nulla
Hans ricorda la propria condizione “piacevolmente dissoluta” di quando decisero di bocciarlo e smise di studiare.
 
III Satana avanza proposte disonorevoli (118)
Poi venne l’ora dello spuntino pomeridiano. Hans rabbrividì alla sola idea di assaggiare il dolce con l’uvetta.
Poi la cena e dopo cena una sorta di vita sociale: i pazienti divisi in piccoli gruppi chiacchieravano. La Chauchat indossava un abito azzurro col colletto bianco, di pizzo.
A Hans ricordava qualcosa.
 
L’amore funziona come l’apprendere: amiamo e apprendiamo solo ciò che abbiamo dentro.
 
Menone composto da Platone nel 387 come manifesto programmatico della scuola.
Imparare è in generale reminiscenza manqavnein ajnavmnhsi" o[lou ejstivn
 Socrate dice a Menone che ci sono uomini e donne addottrinati nelle cose divine. L’ha sentito da sacerdoti e sacerdotesse e l’ha letto in Pindaro
Il lirico tebano scrive che nelle isole dei beati spirano brezze dall’Oceano e a[nqema crusou' flevgei 132, ardono fiori d’oro.
 
Profeti e poeti affermano che l’anima dell’uomo è immortale
   fasi; ga;r th;n yuch;n tou' ajnqrwvpou ei\nai ajqavnaton (81b). Per questo bisogna vivere una vita il più possibile pia.
 
Poi cita Pindaro (fr, 133 Maehler): “ manda di nuovo nella luce del sole quelli che hanno pagato il debito dei loro antichi peccati.”
L’anima dunque ha visto  il mondo di qua e quello di là e ha appreso tutto. Ogni vita allora può far riemergere quanto ha appreso nelle precedenti. E siccome tutta la natura è imparentata con se stessa (a[te ga;r th'" fuvsew" ajpavsh" suggenou'" ou[sh" , Menone,  82d), ricordare una sola cosa fa emergere tutto il resto se l’anima è coraggiosa e non si stanca di cercare, infatti cercare e imparare è in generale reminiscenza: “to; ga;;r zhtei'n a[ra kai; manqavnein ajnavmnhsi" o[lou ejstivn (Menone, 81d)
Allora non dobbiamo affidarci a questo ragionamento eristico (ou[koun dei' peivpesqai toutw// ejristikw/' lovgw
 
Un uomo suonò la “Marcia nuziale” di Mendelssohn  composte per Il sogno di una notte di mezza estate nel 1843 per la messa in scena di Tieck della commedia di Shakespeare.
Quindi arrivò Settembrini. Hans gli dice che l’aveva preso per un suonatore di organetto. Settembrini consiglia a Hans di fare le valigie quella notte stessa e filarsela via col treno.
 Ma il giovane continuava a vedere gli occhi stretti e gli zigomi larghi della Chauchat, E si chiedeva che cosa gli ricordasse nell’universo mondo. Ma la mente affaticata non trovava risposta
Poi Hans va in camera a sbrigare le civili incombenze della toilette serale (p. 129). Ma non riusciva a dormire: sentiva i battiti del suo cuore  come se qualcuno battesse un tappeto con il battipanni. 
Cfr. Saffo tov m(oi) ma;n - kardiavn ejn sthvqesin ejptovaisen , questo a me sconvolge (ptoevw) il cuore nel petto.
 
 Si sentiva salire dal paese una scipita melodia d’operetta. Poi sognò. Sognò la Chauchat lo guardava con i suoi stretti occhi tra l’azzurro e il grigio e il verde, sopra i larghi zigomi. Sognò anche altri personaggi tra cui Settembrini che sorrideva in modo offensivo. Sognò due volte la Chauchat che faceva sbattere la porta, poi entrava con una mano in tasca e l’altra sulla nuca.
Spgnò di essere nel cortile della scuola e che chiedeva una matita in prestito. Fatto che avverrà davvero
Questa matita è uno degli oggetti  nell’arte occidentale: il letto costruito da Odisseo  la ciotola di Robinson, la madeleine di Proust, la seggiola di van Gogh.
Gli porgeva la mano da baciare, non il dorso ma il palmo (l’interno).
Più avanti gli chiederà di baciarle la vena femorale che batte sulla parte anteriore della coscia.
 Una mano non raffinata, larga e dalle dita corte, con la pelle irruvidita ai lati delle unghie. Allora lo attraversò un sentimento di selvaggia dolcezza come quando si era sentito libero dal peso dell’onore e aveva goduto dei vantaggi dell’onta (p. 133)
 
In una nota del suo diario (19 maggio 1933) Mann scrive che in Demian di H. Hesse l’elemento psicoanalitico è utilizzato in maniera più intelligente e significativa che nello Zauberberg, ma a tratti in maniera singolarmente simile.
Demian è del 1919 . E’ un romanzo che insegna a diventare quello che si è. Quando tenti qualcosa che viene ordinata dal tuo intimo, riesci. Allora puoi spronare la tua volontà come un buon cavallo
Non devi paragonarti con altri: se la natura ha fatto di te un pipistrello, non devi pretendere di diventare uno struzzo. Devi vivere i tuoi sogni ed erigere loro un altare. Quando odiamo una persona, odiamo qualcosa che sta dentro di noi. Devi sentire la durezza della solitudine. L’uomo del gregge vuole sbarazzarsi del proprio destino, cerca il tepore del branco
Bisogna accogliere devotamente il destino: allora perfino la pioggia autunnale diventa bella e festosamente piena di musica.
Ama una donna che era un simbolo della sua mente e doveva farlo addentrare in se stesso
Emil Sinclair è l’io narrante, Demian l’amico educatore. Eva la madre di Demian.  Demian muore in guerra ma diventa una parte di Emil.
 
Quarto capitolo
Acquisto necessario (p. 135)
Il secondo giorno di Hans il tempo era stato magnifico.
Gli ospiti si erano messi abiti estivi, alcune donne le maniche traforate che non stavano ugualmente bene a tutte. La Stöhr, p. e., aveva braccia troppo flaccide. Settembrini non aveva di che cambiarsi
Il terzo giorno la natura ebbe un crollo
Nuvole, vento freddo, poi neve. Un finimondo. Le stagioni qui non si attengono al calendario, disse Joachim
Cfr. il Sogno di una notte di mezza estate dove Titania dopo il diverbio con Oberon descrive lo sconvolgimento delle stagioni: “la primavera, l’estate, il fertile autunno, l’inverno rabbioso, si scambiano le loro livree consuete” (II, 1).
 
Hans comprò due coperte di cammello. Incontrarono Settembrini che “con parole limpide e rotonde” si lamentò del freddo
Il padre di Settembrini, a Padova, aveva uno studiolo dove teneva 25 gradi d’inverno. L’italiano si lamenta del freddo e dei commensali: quel folle Satanasso di Behrens poi  Krokowski, e lo disse come se la lingua dovesse annodarglisi, lo spudorato confessore che lo odiava perché la dignità non gli consentiva  di non accondiscendere ai suoi preteschi orrori p. 140 poi il birraio Magnus con baffi simili a un mannello di fieno.
Discorsi queruli e sgradevolmente facinorosi.
Hans ricordò la Stöhr, di un’ignoranza atroce, malata e stupida. In un malato che dice “fomulus” (per famulus)e “istituto cosmico” (per cosmetico) la malattia perde dignità. E’ un dilemma se ridere o piangere. La chiacchiera.
 
Settembrini  confuta ogni parola che attribuisca nobiltà alla malattia che non è affatto nobile né degna di venerazione. Tale concezione conduce alla malattia. Il punto di vista contrario risale a epoche di superstiziosa contrizione nelle quali l’idea di umanità si era ridotta a caricatura. Armonia e benessere erano considerati sospetti. Ragione e illuminismo hanno scacciato queste ombre stagnanti nell’anima, Si deve continuare la lotta e questa si chiama lavoro.
Leopardi “Giovinette di quindici o poco più anni che non hanno ancora incominciato a vivere, né sanno che sia la vita, si chiudono in un monastero, professano un metodo e una regola di esistenza, il cui unico scopo diretto e immediato si è d’impedire la vita…e la risoluzione che ne segue, e la vita che le tien dietro, sono assolutamente e dirittamente nello spirito del Cristianesimo, e inerenti alla sua perfezione. Lo scopo di essa e dell’essenza del Cristianesimo si è il fare che l’esistenza non s’impieghi, non serva ad altro che a premunirsi contro l’esistenza… Assolutamente nell’idea caratteristica del Cristianesimo, l’esistenza ripugna e contraddice per sua natura a se stessa” ( 2 Febbraio, dì della Purificazione di Maria Santissima, 1822)”[5] .
La salute e la forza corporea in effetti contribuiscono a emancipare e potenziare anche lo spirito: “ E il corpo è l’uomo. Perché… tutto ciò che fa nobile e viva la vita, dipende dal vigore del corpo, e senza quello non ha luogo. Uno che sia debole di corpo, non è uomo, ma bambino; anzi peggio; perché la sua sorte è di stare a vedere gli altri che vivono, ed esso al più chiacchierare, ma la vita non è per lui. E però anticamente la debolezza del corpo fu ignominiosa, anche nei secoli più civili. Ma tra noi già da lunghissimo tempo l’educazione non si degna di pensare al corpo, cosa troppo bassa e abbietta: pensa allo spirito; e appunto volendo coltivare lo spirito, rovina il corpo, senza avvedersi, che rovinando questo, rovina a vicenda anche lo spirito”[6].
Viceversa Cicerone scrive: “mens cuiusque is est quisque, non ea figura quae digito demonstrari potest ” (De re publica, VI, 26), la mente di ciascuno è quel ciascuno, non quella figura che può essere indicata con un dito. 
 
Sarebbe impossibile esprimersi in modo più plastico disse Hans dopo avere pensato questa è aria d’opera.
Tendenze retrograde, riprese Settembrini, la malattia è una umiliazione che lede l’idea di uomo. Leopardi aveva in origine un’anima grande che venne però mortificata dalla miseria del corpo e trascinata nelle bassure dell’ironia . Si mise a recitare Leopardi in italiano godendo della sua memoria. Lo storpio Leopardi sentiva soprattutto la mancanza dell’amore muliebre che gli impedì di arginare l’intristirsi della sua anima. Disperò della scienza e del progresso.
Un’anima senza corpo è atroce e disumana quanto un corpo senza anima (145). Di regola è il corpo che prende il sopravvento. Un uomo che vive malato è soltanto corpo e nella maggior parte dei casi non vale più di un cadavere.
Poi aggiunge che Hans pratica il dilettantismo intellettuale placet experiri disse pronnunciado con la c dolce italiana.  L’educatore deve cancellare il falso.
E’ un vero pedagogo disse Hans al cugino. Le sue ramanzine sono dettagliatissime (sgridate).
Comunque ogni parola gli esce dalla bocca rotonda e appetitosa, fanno pensare a panini freschi.
Gli importa parlare, fare rimbalzare e rotolare le parole come palle di gomma. E’ un uomo d’opposizione, troppo critico con tutti. Ma i due cugini nell’insieme lo stimano
 
IV Excursus sul senso del tempo (148)
I due si impacchettano nelle coperte. Hans era contento del tempo libero, non divorato da attività frenetiche.
I tanti pasti comportavano sorprese e spettacoli interessanti. p. 150 cfr.Debrecen
Cambiare ambiente per qualche tempo significa creare un intervallo per evitare di infiacchirsi, viziarsi e ottundersi nella monotonia della vita ordinaria e praticare una ginnastica rinnovatrice e sovvertitrice
 
Cambiar cielo in Orazio, Ovidio e Seneca
 Il topos dell'inutilità della mutatio locorum che si trova in Orazio :"Caelum, non animum, mutant qui trans mare currunt/strenua nos exercet inertia " (Epistole,  1, 11, 27-28) , cambiano il cielo, non lo stato d'animo quelli che corrono al di là del mare, un'irrequieta indolenza ci tiene in ansia
   Seneca scrive" Animum debes mutare, non caelum. Licet vastum traieceris mare, licet, ut ait Vergilius noster, "terraeque urbesque recedant" [7], sequentur te quocumque perveneris vitia " (Ep. a Lucilio , 28, 1), l'animo devi cambiare, non il cielo. Anche se avrai attraversato il mare immenso, anche se, come dice il nostro Virgilio, "terre e città si allontanano", dovunque sarai giunto ti seguiranno i vizi.
E ancora:" Nullum tibi opem feret iste discursus; peregrinaris enim cum adfectibus tuis et mala te tua sequunturQuid ergo? animum tot locis fractum et extortum credis locorum mutatione posse sanari? Maius est istud malum quam ut gestatione curetur ...Nullum est, mihi crede, iter quod te extra cupiditates, extra iras, extra metus sistat " (Ep. a Lucilio , 104, 17-19), questo correre qua e là non ti porterà nessun vantaggio; infatti vai in giro con le tue passioni e i tuoi vizi ti seguono… che dunque? credi che l'animo in tanti luoghi ferito e slogato possa sanarsi col cambiar luogo? Il male è troppo grande per essere guarito con una passeggiata...Non c'è viaggio, credimi, che ti metta al riparo dalle passioni, dall'ira, dal timore. Tra i contemporanei il già citato Galimberti dubita che il viaggiare da turisti possa davvero scuoterci l'anima:"La gente viaggia (diceva Orazio:"Non è cambiando il cielo che si cambia animo") probabilmente per un bisogno di evasione, per dare una scossa alla propria condizione psicologica. Evasione vuol dire "uscir fuori", ma non mi pare che nei viaggi si esca davvero fuori". Infatti è tutto prenotato, codificato, previsto. "Del viaggio perdiamo dunque l'ultimo scrigno segreto che potrebbe offrirci: lo spaesamento"[8]. 
 
Ovidio al contrario pensa che cento distrazioni (centum solacia ) avranno la forza di allontanare l'affanno amoroso. Ma non devi avere fretta di tornare, ammonisce, altrimenti "inferet arma tibi saeva rebellis Amor/quidquid et afueris, avidus sitiensque redibis,/et spatium damno cesserit omne tuo " (vv. 246-248), Amore pronto a ricominciare la guerra ti porterà contro le armi crudeli, e nonostante tutto il tempo nel quale sarai stato lontano, tornerai bramoso e assetato e lo spazio attraversato andrà perduto con tuo danno. 
 
Pensieri di Hans
Un contenuto di vita ricco e interessante abbrevia e rallegra l’ora eppure conferisce ampiezza e solidità al corso del tempo tanto che gli anni ricchi di avvenimenti scorrono più lentamente degli altri vuoti e leggeri che svaniscono come sospinti dal vento.
Cfr. Pavese : “L’ozio rende lente le ore e veloci gli anni. L’operosità rapide le ore e lenti gli anni”[9]. 
 
La noia è il patologico accorciarsi del tempo conseguente alla monotonia
Grandi unità temporali caratterizzate dall’uniformità si contraggono in modo terrorizzante : se un giorno è uguale a tutti, tutti sono come uno solo. p. 151. Nella perfetta omogeneità anche la più lunga delle vite sarebbe vissuta come brevissima, svanita in men che non si dica.
L’assuefazione è un assopimento del senso del tempo, e se questo sembra scorrere sempre più veloce, è effetto dell’assuefazione.
Nuove e diverse abitudini ravvivano il senso del tempo e rinnovano il sentimento della vita.
 I primi giorni trascorsi in una nuova località hanno un corso giovanile, un procedere ampio ed energico, poi acclimatandoci percepiamo un progressivo accorciamento. I giorni tornano a farsi inconsistenti e a guizzar via. Tornati a casa, i primi giorni sono vissuti in modo ampio e giovanile, ma si tratta di pochissimi giorni-
Hans pensava qualche cosa di simile e lo disse al cugino.
Così l’autore giustifica il sottotesto filosofico.
 
Moravia scrive che la noia deriva da un senso di insufficienza della realtà che fa l’effetto di una coperta troppo corta.
Altre considerazioni sul tempo
Il tempo quale entità che rende giustizia agli onesti è invocato da Creonte ingiustamente accusato  nell' Edipo re di Sofocle:"Ma nel tempo conoscerai questo con sicurezza poiché/soltanto il tempo rivela l'uomo giusto (crovno" divkaion a[ndra deivknusin movno" );/il malvagio invece puoi conoscerlo anche in un giorno solo"(vv. 613-615).
Nelle Troiane di Seneca  il secondo coro vede il tempo negativamente: come un mostro avido che divora la vita umana con il caos:"tempus nos avidum devŏrat et chaos" (v. 400). 
 
Nella prima scena di Love’s Labour’ s lost[10], Ferdinando re di Navarra definisce il tempo “cormorant devouring Time” (I, 1), il cormorano che ci divora.
 
IV Si cimenta nella conversazione in francese
Hans non si era acclimatato. Comunque osservava cose e persone e trovava sempre qualcosa da imparare, come Odisseo, come Lucio di Apuleio.
Il consigliere aulico consiglia a Hans di rimanere a Davos l’inverno quando arrivano le signore variopinte come uccelli di paradiso e tremendamente galanti.
Devo andare dal mio moribundus. Tra ieri e oggi si è scolato cinque dozzine di fiaschi d’ossigeno quel gaudente. Ma ora è giunto al capolinea. Per mezzogiorno se ne sarà andato ad penates.
Poi entrò dal moribondo e disse: “Be’ caro Reuter, che ne dice di stapparne un’altra? (p. 155). Hans osservò la dignità del giovane moribondo poi vide la Chauchat che scendeva le scale flessuosa e senza far rumore aggiustandosi con la mano la treccia sulla nuca. Claudia è un concentrato di femminiltà
Un’infermiera racconta che i parenti di un malato gli avevano fatto avere sottobanco un boccale di birra spessa e scura, un salame, un pezzo di pane nero grezzo e un cetriolo. Queste prelibatezze lo avevano reso più morto che vivo. Voleva essere ascoltata ma la sua mente non produceva che ricordi di famiglia.
Incontarono la messicana soprannominata tous le deux. Diceva a tutti così perché aveva perso 2 figli Aveva borse flosce sotto i suoi occhi neri come l’inchiostro. Emanava da lei un profumo greve, appassito (p. 158)
Hans le risponde je le sais, madame et je regrette beaucup
Hans si sente a suo agio nella malinconia: quando c’è di mezzo la morte mi sento nel mio elemento e meglio di quando tutto va gagliardamente.
Una bara è un bel mobile quando è vuota, e quando c’è il morto dentro diventa addirittura solenne.
 
IV Politicamente sospetta! (159)
Di domenica la Chauchat apparve a colazione con una fluttuante matinée di pizzo (vestaglia corta) con le maniche aperte. Lasciò sbattere la porta, poi si mise sull’attenti prima di dirigersi con passo morbido e sinuoso verso il suo tavolo. La russa cattiva inalberava il solito sudicio boa di piume.
Poi ci fu un concerto terapeutico.
Hans osservava i tipi. Gente malata in una spensierata aria di villeggiatura.
Malattia come vacanza giustificata.
Erano internamente affetti da un deperimento inarrestabile.
 Arriva Settembrini al tavolo dei cugini.
Birra, tabacco e musica disse a Castorp che beveva e fumava, ecco la sua patria.
 
Crepuscolo degli idoli. Quel che manca ai Tedeschi 2.
Nietzsche non approva l’amore dei Tedeschi per la birra: “Quanta fastidiosa pesantezza, fiacchezza, quanto umidore, quanta veste da camera, quanta birra c’è nell’intelligenza tedesca! Com’è possibile che uomini giovani, i quali consacrano la propria esistenza a mete spirituali, non sentano in se stesso, il primo istinto della spiritualità, l’istinto di autoconservazione dello spirito. E bevano birra? Dove non la si troverebbe la morbida degenerazione che la birra produce nello spirito!”
  
La musica politicamente sospetta
La montagna incantata di Thomas Mann, Nietzsche, Platone e il  Giulio Cesare di Shakespeare
 
Settembrini  il cui aspetto “faceva venire in mente il misto di miseria e di grazia di un suonatore d’organetto”, disse che non gli piaceva ascoltare la musica a comando, quando puzzava di farmacia e veniva inflitta per ragioni sanitarie.-
“La musica è un che di non completamente articolato, di ambiguo, di irresponsabile, di indifferente (…) Non si tratta di vera chiarezza, è una chiarezza sognata che nulla dice e a nulla si impegna, una chiarezza senza conseguenze e in tanto pericolosa in quanto ci tenta e ci seduce di acquietarci in lei. Può infiammare i nostri sentimenti ma quello che conta è infiammare la ragione
Nutro nei confronti della musica un’avversione politica: l’ho in sospetto di quietismo”. Settembrini è un cultore della parola.
“La  musica deve essere preceduta dalla letteratura. Da sola non fa progredire il mondo, La musica da sola  è pericolosa” (T. Mann, La montagna incantata, Quarto capitolo, Politicamente sospetta) 1164 e p. 165). Essa  “è per sua natura ambigua e la dichiaro politicamente sospetta”  (p. 166)
Può fare l’effetto degli oppiacei, un effetto diabolico che provoca servile ristagno.
 
Forse T. Mann, che conosceva bene gli scritti di Nietzsche, risente di queste parole del filosofo: “Cominciai col vietarmi radicalmente per principio ogni musica romantica, quest’arte equivoca, smargiassa e afosa, che priva lo spirito del suo rigore e della sua gaiezza e fa pullulare ogni specie di nostalgia oscura e di folle brama. Cave musicam è ancora oggi il mio consiglio: tale musica snerva, rammollisce, effemina, il suo “eterno femminino” ci trae in basso!” (Umano, troppo umano, II, Prefazione, 3)
 
Giulio Cesare dice ad Antonio che sospetta di Cassio: “Let me have men about me that are fat/sleek-headed men, and such as sleep a-nights.-Yond Cassius-has a lean and hungry look;/he thinks too much; such men are dangerous”, intorno a me ci siano uomini grassi con la testa curata e che dormano la notte ( Shakespeare, Giulio Cesare,  I, 2, 191-194), quel Cassio ha l’aria dello snello affamato; pensa troppo; uomini del genere sono pericolosi.
  Quindi aggiunge : Would he were fatter” (I, 2), vorrei che fosse più grasso. Legge molto, è un grande osservatore, sa scrutare. Non lo temo ma se il mio animo fosse soggetto al timore, non conosco uomo che eviterei più prontamente di quell’asciutto Cassio as that spǎre Cassius. Tra l’altro he loves no plays, as tou dost, Antony; he hears no music (I, 2, 197 sgg.)
 
Del resto Platone nella Repubblica sostiene che l’educazione deve constare di ginnastica e musica perché il ragazzo non rimanga più molle né più rozzo del necessario. (tou' devonto"). Certamente deve essere educativa, armoniosa, ordinata, deve contenere il lovgo", non indurre a disordinate trasgressioni.
Lo scopo della ginnastica è la formazione del coraggio. Anche la ginnastica forma l’anima.  Quelli che usano solo ginnastica però sono ajgriwvteroi tou' devontoς, quelli che praticano solo la musica sono malakovteroi (410 d)
 
Personalmente mi piace molto la musica con parole, mi piace l’opera. Il melodramma è epigono della tragedia greca. La musica priva di parole non sempre né tutta mi piace. Quanto ai moderni, sono rimasto a Fabrizio de Andrè.
 
IV Hippe
Quattro russe partivano in carrozza per una gita. Marusja e madame Chauchat e altre due. Parlavano nella loro lingua morbida e quasi disossata.
La Chauchat, quella donna trasandata gli ricordava qualcuno.
Joachim guardava Marusja dal petto bello e bacato
Lunedì il dottor Krokowski tenne una conferenza per il pubblico capace di intendere il tedesco e non moribundus.
 Il tema era l’amore come potenza patogena. Settembrini con sorprendente sfrontatezza non ci andava
Hans è stufo dello stile di vita orizzontale: ha bisogno di muoversi
Andò a passeggiare da solo, in salita. Cantava a voce alta. Se l’attacco era troppo alto se la cavava cantando di testa, in falsetto.
Cantò fino allo sfinimento e passò dalla esaltazione alla disperazione
Riprese a camminare Ebbe un’emorragia nasale e si sentì placato da quell’abbondante salasso.
Si sentì rapito in un’epoca lontana.
Aveva 13 anni, faceva la terza ginnasio con i pantaloni corti, si trovava a conversare nel cortile della scuola con un coetaneo, Hippe Pribislav di nome. Aveva un nome e un aspetto un po’ esotico. Rappresentava il tipico prodotto di un’antica mescolanza di razze, una fusione di sangue germanico e slavo-sorabico. Biondo, occhi tra il grigio e l’azzurro avevano il colore indistinto di una montagna lontana. Gli occhi avevano un taglio sottile e zigomi sporgenti e molto pronunciati. La sua fisionomia era molto attraente ma i compagni lo avevano soprannominato “chirghiso”. Hans lo aveva scelto nel brulichio della scuola. Gli occhi quando guardavano di lato in certo modo che non serviva a guardare parevano liquefarsi e ammantarsi di un velo notturno.
Gli piaceva ma non sapeva perché. Quelle sensazioni possedevano vitalità e Hans le coltivava silenziosamente in sé per la fedeltà e costanza del suo carattere.
 Fedeltà era però anche un certo torpore, una certa lentezza e inerzia della sua indole. Situazioni e realtà vitali gi apparivano tanto più rispettabili quanto più a lungo duravano. p. 176
Amava le emozioni che Hippe gli dava, anche quelle negative.
Quando Hippe era assente, allora il cortile della scuola gli appariva desolato e la giornata diventava insipida, ma la speranza tenace rimaneva
Poi quella figura era come svanita nella nebbia.
Ricordò che aveva chiesto una matita a Hippe. Gliela diede dicendo che doveva restituirla e di non romperla. Fu felice di quel momento.
Poi spalancò gli occhi e si chiese se avesse sognato.
Si disse che assomigliava alla Chauchat. Si mosse con grande fatica. Si fece dare un passaggio da un carrettiere.
Entrò nella sala della conferenza già iniziata.
 
Bologna 11 gennaio 2023 ore 18, 01


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[1] Le quattro Georgiche costituiscono un poema didascalico sull'agricoltura. Furono composte tra il 37 e il 30 a. C.
[2] “Il protagonista delle Georgiche-il paziente, tenace agricola  capace di coronare la sua fatica con il successo-è anche un carattere non privo di ombre, e richiede, anche lui, della vittime” . Tradotto dall’inglese di Gian Biagio Conte, Aristaeus, Orpheus, and the Georgics: Once Again , in Poets And Critics Read Vergil, Yale University Press., n. 30, p. 205. Tale è Aristeo, e non farà meno vittime il “pio”Enea.
[3]M. Bettini,  La letteratura latina, 2, p. 453.
[4] Del 1824.
[5] Zibaldone, p. 2381 ss.
[6] G. Leopardi, Operette morali, Dialogo di Tristano e di un amico.
[7]Eneide  III, 72, quando i Troiani si allontanano dalla Tracia.
[8] La lampada di Psiche , p. 48 e p. 51.
[9] Il mestiere di vivere, 10 dicembre 1938.
[10] Del 1594-1595.

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