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Il destino lo aveva inaspettatamente messo sotto sequestro.
Hans stava steso nel letto alternando un folle riso di trionfo con ansie e spaventi, con gioie e speranze mai conosciute in vita sua.
Dice al cugino che Requiescat in pace gli è più congeniale di quell’Urrà che fa solo baccano (270). Aveva avversione per un’esistenza gagliarda e chiassosa. Deriva dal fatto che ho una crepa. E le gote ilari.
La domenica, il pranzo era di gala, di voluttà e di parata.
Alcune ore venivano elise da un apostrofo.
Le visite mettevano l’apostrofo all’ora del riposo.
Krokowski dubita che le espressioni “essere umano” e “perfetta salute” possano in qualche modo accordarsi.
Settembrini che non vedeva Hans nel refettorio da una settimana va a trovarlo.
Refettorio, sala da pranzo dei conventi, “come un pio frate-gli dice Settembrini-“Si può dire che il suo noviziato sia finito e lei abbia preso i voti” 283
Hans confonde Radames il protagonista dell’Aida con Radamanto
Le parole di Settembrini sono assolutamente plastiche
Settembrini definisce i tedeschi flemmatici ed energici.
In Germania, racconta Castorp, c’è un’aria dura e fredda. “Se uno ai suoi ricevimenti serali non fa servire i vini migliori e più costosi, nessuno ci va, e le sue figlie rimangono zitelle”.
Non credo che lei come homo humanus ci si troverebbe bene (p. 289)
Settembrini dice che la morte fa parte della vita. Gli antichi ornavano i sarcofaghi con simboli osceni: il sacro era spesso associato all’osceno
Schopenhauer nel Mondo… (IV, 54).
Nascita e morte appartengono alla vita, sono i poli del fenomeno complessivo della vita. La morte è una pertinenza, una sacra condizione della vita.
Anassimandro, "in una scrittura lapidaria potentemente stilizzata"[1], fa del tempo il grande giustiziere che impartisce punizioni e vendette a quanti si staccano dall' a[peiron originario: da dove gli esseri hanno l'origine, là devono anche perire secondo necessità (kata; to; crewvn): si danno infatti a vicenda punizione e vendetta dell'ingiustizia, secondo l'ordinamento del tempo "didovnai ga;r aujta; divkhn kai; tivsin ajllhvloi" th'" ajdikiva" kata; th;n tou' Crovnou tavxin", (fr.B 1 Diels-Kranz).
La mitologia indiana, la più saggia delle mitologie, dà a Siva una collana di crani e un simbolo della generazione. Generazione e morte sono correlati essenziali
La morte è venerabile in quanto culla della vita ed è grembo materno del rinnovamento. Separata dalla vita, la morte diventa uno spettro, una smorfia.
Da sola la morte è una potenza dissoluta con una grande forza d’attrazione e simpatizzare con lei è il più orribile traviamento della mente umana (p. 292). L’alta considerazione della malattia è un cupo capriccio che disonora il pensiero dell’uomo.
Settembrini si offre come pedagogo “del tutto sine pecunia, crepi l’avarizia.
“Settembrini, il pedagogo umanista”, dice Hans al cugino, “ha dato al mio tempo un senso profondo”.
La non perfetta temperatura sanguigna lo rendeva vispo e gli rendeva difficile il sonno (295). 37, 5-37, 7. Non completamente brillo come il cugino dunque.
V Dio mio, vedo! 297
Castorp si alza e torna ai pranzi e alle cene.
Viene considerato poco perché non è un malato grave. Il giovane rispettava tale gerarchia con innato rispetto nei confronti delle leggi e degli ordinamenti di qualsiasi tipo,
“Dimostrano di avere scarsa cultura i viaggiatori che si fanno beffe dei costumi e dei valori dei popoli che li ospitano” (p. 299) riflessione dell’autore che si addice a Hans. Cfr. il relativismo di Erodoto.
Settembrini si avvicina con un saluto amichevolmente giocondo
Hans pensava sempre a Claudia con terribile felicità, si toccava il cuore e sussurrava; Dio mio!(p. 301)
Le immagini di Claudia venivano evocate con dolcezza traboccante.
Ricordava la stravagante libertà con cui Claudia sfidava le convenzioni sociali in base alle quali loro due erano tenuti a ignorarsi.
Hans, anche per la presenza del cugino, era più trattenuto dalla disciplina e dal senso dell’onore e non osava “farsi prestare una matita”dalla signora con gli occhi stretti (p. 303)
Non ne parla mai con Joachim e invece punzecchiava la vicina di tavola chiedendole di Claudia. (p. 303)
Il consigliere aulico visita i due cugini e li chiama Castore e Polluce i nostri Dioscuri! (p. 314)
Pindaro Nemea X, la grande ode di Castore e Polluce.
Ida trafisse Castore, adirato per i buoi rubati dai dioscuri. Il fratello di Ida, Linceo, dal Taigeto aveva visto i Dioscuri nascosti nel cavo di una quercia. Aveva l’occhio più acuto tra i mortali. Castore morì, e Polluce ammazzò Linceo. Ida venne folgorato da Zeus.”E bruciarono nella solitudine” (v. 73). E’ dura l’eris con i più forti.
Polluce cedette parte della propria immortalità a Castore redento da alterna morte.
Prima il consigliere fece la radiografia a Joachim, poi gridò: “avanti il prossimo delinquente!”. Joachim aveva un’onesta magrezza.
I polmoni di Hans avevano delle caverne: “Da qui vengono i veleni che lo ubriacano”
Hans vedeva il proprio scheletro, ossia l’interno della propria tomba e l’anello un oggetto solido con cui l’essere umano adorna il proprio corpo destinato a dissolversi (320)
V Libertà (322)
Settembrini parla e sostiene che i degenti lamentosi fingono. Stanno lassù conducendo una vita dissoluta e non vogliono andarsene da quel luogo di piacere. Fanno dell’ironia. Se non è uno strumento dell’arte retorica, l’ironia è depravazione, è un sordido amoreggiare con l’inerzia.
Cfr. l’ironia sofoclea ( e cfr. la non ironia L’idiota)
l’ignoranza e il vizio, una pianta palustre che alligna nel sanatorio. Poi: malattia e disperazione sono spesso forma di depravazione. La malattia serve da paravento alla depravazione.
Il paradosso poi è il fiore velenoso del quietismo
L’analisi è buona come strumento illuministico di incivilimento. Quando affranca, affina, umanizza e rende lo schiavo maturo per la libertà.
Ma è pessima quando impedisce l’azione
Chiamava i russi e le russe: “Bah, tutti Parti e Sciti!”. Sottovalutazione dei Russi: da Napoleone, a Hitler ai giorni nostri.
Hans mormorava tra sé imprecazioni contro quel pettegolo e cavilloso fanfarone, quel suonatore d’organetto che abbordava le ragazze canticchiando per strada (327)
V Capricci di Mercurio p. 330
A metà ottobre arrivò un’estate tardiva. Eppure i fiori dei prati sommessamente dicevano la loro; i fiori primaverili-estivi non c’erano più : rimanevano solo la genziana e il colchico dal corto gambo
(cfr. Gozzano “Forse vedendo il bel fiore malvagio/ che i fiori uccide e semina le brume,/ le rondini addestravano le piume/al primo volo, timido, randagio” La signorina Felicita, 387-390)
Non c’era più l’orchidea , l’ orchis macula che ricorda la fertilità maschile. Cfr. o[rciς-ewς)
Con il caldo, Claudia scendeva nella sala nella sua matinée di pizzo bianco che la rendeva straordinariamente attraente.
Arrivava in ritardo per mancanza di ordine, costumatezza, energia. Lasciava sbattere le porte, formava palline di pane e si mordicchiava la punta delle dita intorno alle unghie. La sua malattia doveva essere di natura morale, una sola cosa con la sciatteria, con i suoi morsi screanzati. La lingua dei Russi sembrava disossata. Parti e Sciti secondo Hans tuttavia si addiceva solo ai russi cattivi, Del resto era innamorato di Claudia fin sopra la cima dei capelli, del suo corpo indolente e plastico, un corpo che la malattia accentuava rendendolo corpo una seconda volta. Quando gli occhi grigio verdi di lei, dal taglio lievemente asiatico si incontravano con i suoi, lo incantavano fino ai precordi 337. I due si incontrano sulla soglia, lui la lascia entrare per prima e lei dice Merci rendendolo pazzo di felicità.
Non avrebbe provato un simile e inebriante appagamento alla vista di una qualsiasi ochetta in buona salute. 338
Hans parlava con affettata loquacità al cugino per farsi sentire da Claudia
Pronunciava frasi tornite finché Claudia si voltò verso di lui
Claudia lo guardava con intenzionale indifferenza finché fissò per un momento i suoi stivali gialli, poi ritirò gli occhi con flemma e, forse, con un dissimulato sorriso.
Hans pensò che l’amata lo disprezzasse e cominciò a parlare in modo febbrile, poi cadde nell’afflizione. Lo considerava forse un giuggiolone di pianura in buona salute, un tipo anodino, privo di carattere (ojduvnh, dolore), che va in giro a far quattrini, a ridere, a riempirsi la pancia? La febbre poi non saliva più fino a 37, 8 e questo era il colmo del dolore
Ma il terzo giorno un dolce riscatto.
Era una splendida giornata d’autunno e i due cugini passeggiavano.
Hans vide davanti a sé Claudia tutta in bianco, bianco il suo sweater, bianca la gonna di flanella, bianche persino le scarpe e i capelli rossicci illuminati dal sole del mattino. Allungò il passo per raggiungerla, poi quando le fu giunto vicino, rallentò per non dover attuare il suo proposito stravolto dalla fatica. Quindi Hans, con il cugino alla sua destra, superò l’amabile amata, le passò accanto con andamento virile e quando si trovò alla destra di lei, la salutò ossequiosamente con un inchino a capo scoperto e un buon giorno. Lei salutò con un cenno del capo non particolarmente stupito, e con gli occhi sorridenti disse buon giorno nella lingua di lui.
Fu una svolta, fu il riscatto. “Una cosa diversa, radicalmente, beatamente diversa dall’occhiata che aveva lanciato agli stivali: fu una grazia e un volgere improvviso al bene. A ciò che di meglio può esistere.
“Con le ali ai piedi, abbagliato da una gioia insensata, forte del possesso di quel saluto, di quella parola, di quel sorriso. Hans corse avanti, a fianco del trascurato cugino” 345.
Mercurio tornò a risalire fino a 38 gradi.
Cfr. la festa della conoscenza e il riscatto al Ricevimento del Rettore dell’Università di Debrecen. Il mio riscatto con Helena.
p. s.
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[1] Nietzsche, La filosofia nell'età tragica dei Greci , p. 49.
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