L’affettazione, la mancanza di naturalezza, il posare, è la medaglia vituperosa al petto dell’ignorante disonesto.
Cfr. Castiglione, poi Leopardi che lo cita: “l’affettazione come asperissimo scoglio”.
Cfr. Gruscenka nei Fratelli Karamazov.
Ma risalgo all’antico, al primo secolo dopo Cristo.
L’Anonimo Sul sublime mette il kakozhvlon, affettazione come ricerca del male e del brutto, tra i pessimi difetti di chi compone opere letterarie. Un altro peccato capitale è il rJwpikovn, l’insignificante - rJw`po~, paccottiglia.
Poi Quintiliano: “kakovzhlon id est mala adfectatio, quidquid est ultra virtutem quotiens ingenium iudicio caret- il cattivo gusto tutto ciò che è al di là della capacità stilistica, tutte le volte che l’ingegno è privo di senso critico, et specie boni fallitur e viene ingannato dall’apparenza del bene, omnium in eloquentia vitiorum pessimum. Nam cetera parum vitantur , hoc petitur, è il peggiore di tutti i difetti nell’eloquenza. Infatti gli altri si evitano con difficoltà, questo viene ricercato (Institutio oratoria, VIII, 3, 56) .
Helena aveva viceversa questa virtutum optima: la grazia naturale di un fiore dei campi e in più un ingenium quod falli non poterat.
Ho imparato da lei a non posare mai, siccome questa signora –domina
venuta da lontano- amandomi mi ha autorizzato a non vergognarmi di come sono, sciagura cui volevano indurmi la feccia dei conformisti conformati alla bruttezza che è pure cattiveria, anzi a essere fiero della mia diversità da loro.
Bologna 11 gennaio 2024 ore 10, 41 giovanni ghiselli.
p. s.
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