Oggi ho seguito le gare olimpiche di tennis alla televisione. Per questo non ho scritto né letto niente, ma ho imparato qualcosa. Ho praticato il tennis da ragazzo, con scarso talento. Dopo che mi sono rotto il braccio destro con una frattura scomposta, pure aggiustata discretamente, ho smesso di giocare con la racchetta e le palle. Del resto ero un giocatore mediocre.
Non ero bravo abbastanza né mi piaceva tanto da metterci serio impegno come ho fatto con la bicicletta e la corsa. Finché vivevo a Pesaro anche con il nuoto.
Oggi ho ammirato le tre medaglie d’oro: la ragazza Jasmine Paolini, un gioiellino adorabile, e i due trentasettenni Sara Errani e Novak Diokovič
Fausto Coppi, il mio modello sportivo di quando ero bambino, a trentasette anni non vinceva più.
Sara e Novak invece hanno vinto battendosi contro dei ventenni. Ho visto in questi due ragazzi anziani la forza della volontà.
Credo che almeno un briciolo di intelligenza l’abbiamo tutti ma la facoltà che distingue la persona fallita da quella riuscita, ossia gli infelici molti dai felici pochi sia proprio la forza della volontà.
Ho pensato alla mia storia: a quanto devo avere usato e potenziato ogni giorno la volontà per risalire le chine della sventura e diventare in atto, in rebus actis, quello che sentivo di essere in potenza, ossia me stesso, contento di me stesso. Volontà di studiare, imparare, primeggiare nel lavoro e nello sport che praticavo con serio impegno via via.
Reagire alle sconfitte fino a trarne delle vittorie, non cedere mai.
Sono certo che questi campioni premiati oggi abbiano dovuto superare ostacoli enormi con una volontà e una tenacia capace di spianare le montagne. Dunque oggi non ho buttato via il mio tempo nell’ osservare Sara e Novak con ammirazione e nell’incoraggiare la mia volontà osservando come questi atleti degni di odi pindariche non si sono lasciati smontare da una prima parte della loro gara che sembrava perduta.
Quanto a Jasmine che, bellina, è sotto i trent’anni ho ammirato la sua forza, lo sguardo espressivo di risolutezza cosciente e la docile coordinazione con la compagna di gara più attempata che la ammaestrava.
Anche dare retta a chi è bravo e ha più esperienza è un segno di senno che funziona bene e non è mai del tutto disgiunto dalla volontà se non è costituito soltanto da un minuscolo briciolo di intelligenza.
Pesaro 4 agosto 2024 ore 23, 27 giovanni ghiselli
p. s.
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Anche questi tanti lettori premiano la mia volontà umanamente impiegata.
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