A
proposito dei beni e dei mali, dei buoni e dei cattivi, è interessante la
conclusione del Momus di
Leon Battista Alberti dove Giove legge un opuscolo di Momo, una sorta di
testamento spirituale di questa specie di nume ipostasi del biasimo (mw'mo").
Esiodo ne
fa un figlio della Notte funesta, madre di altre creature della cosiddetta
mitologia inferiore (Teogonia, 214).
Nella Repubblica platonica
Socrate domanda se si può biasimare un impegno di studio per il quale un
giovane di buone qualità sia portato e dotato. Adimanto risponde: “oujd j a]n Mw'mo", e[fh, tov ge
toiou'ton mevmyaito” (487 a) nemmeno Momo
potrebbe bisimare uno studio del genere.
In una
delle Operette morali di Leopardi La scommessa di Prometeo,
l'inventore della tecnologia afferma che il genere umano era "la migliore
opera degl'immortali che apparisse al mondo"; Momo "adduceva non so
che ragioni in contrario". I due si mossero per vedere "fatta prima
reciprocamente la scommessa: se in tutti i cinque luoghi della terra, o nei più
di loro, troverebbero o no manifesti argomenti che l'uomo sia la più perfetta
creatura dell'universo". Dopo avere visitato solo tre parti "Prometeo
senza curarsi di vedere le due parti del mondo che rimanevano, gli pagò la
scommessa".
Nella
conclusione del Momus di Leon Battista Alberi dunque Giove
legge le tavolette (tabellae Momi) di questo dio e lo rivaluta
nonostante lo avesse cacciato dal cielo siccome gli aveva dato tanta noia e
briga.
In
particolare viene apprezzata un commmodissimum
inventum ad multas imperii molestias tollendas. Seguono le parole finali
dell’opera.
“admonebat ut omnem rerum copiam tris in cumulos
partiretur , unum bonarum expetendarumque rerum, alterum malarum, tertium verum
poneret cumulum earum rerum quae per se neque bonae sint neque malae.
Poi
bisognava ordinare che Industria,
operosità, Vigilantia,
attenzione, Studium,
zelo, Diligentia,
diligenza, Assiduitas, perseveranza, reliquosque eius
generis deos, prendessero molti beni dal primo mucchio e andassero dappertutto
per trivia, porticus, theatra, templa, fora, denique publica omnia per loca a
offrirli e consegnarli a quanti li volessero.
D’altra
parte Invidia,
Ambitio, Voluptas, Desidia, Ignavia ceteraeque his similes deae portassero
in giro i mali atque
sponte erogarent non invitis a chi non li rifiutava.
Infine
bisognava lasciare Fortunae arbitrio
quae neque bona neque mala sint uti come ea quae bona bene
utentibus et mala male utentibus sunt, quorum in numero putantur divitiae,
honores et talia ab mortalibus expetita.
Questi
oggetti dei desideri umani, beni ancipiti poteva prenderli la Fortuna e darli a
chi voleva.
Ebbene
credo che anche i giovani scesi in piazza, da Greta a Olga alle Sardine siano
ancora ancipiti.
Greta non
mi garba, ma forse può rimediare agli errori che sta facendo e che la rendono
sempre meno simpatica a molti, povera creatura. Olga e le Sardine invece mi
piacciono assai. Anche loro però devono stare attenti a non lasciarsi usare
maliziosamente - strumentalizzare si diceva nel ’68 - dai demagoghi ciarlieri,
da quelle consumate volpi e feroci iene della mangiatoia politica che hanno già
fatto molto male al popolo italiano. Siamo in Italia e scommetto sulle sardine.
Spero di non perdere la scommessa al pari di Prometeo
gianni
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