NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 18 dicembre 2019

I beni e i mali. Momus, Prometeo, Greta, Olga e le Sardine



A proposito dei beni e dei mali, dei buoni e dei cattivi, è interessante la conclusione del Momus di Leon Battista Alberti dove Giove legge un opuscolo di Momo, una sorta di testamento spirituale di questa specie di nume ipostasi del biasimo (mw'mo").
Esiodo ne fa un figlio della Notte funesta, madre di altre creature della cosiddetta mitologia inferiore (Teogonia, 214).
Nella Repubblica platonica Socrate domanda se si può biasimare un impegno di studio per il quale un giovane di buone qualità sia portato e dotato. Adimanto risponde: “oujd j a]n Mw'mo", e[fh, tov ge toiou'ton mevmyaito” (487 a) nemmeno Momo potrebbe bisimare uno studio del genere.
In una delle Operette morali di Leopardi La scommessa di Prometeo, l'inventore della tecnologia afferma che il genere umano era "la migliore opera degl'immortali che apparisse al mondo"; Momo "adduceva non so che ragioni in contrario". I due si mossero per vedere "fatta prima reciprocamente la scommessa: se in tutti i cinque luoghi della terra, o nei più di loro, troverebbero o no manifesti argomenti che l'uomo sia la più perfetta creatura dell'universo". Dopo avere visitato solo tre parti "Prometeo senza curarsi di vedere le due parti del mondo che rimanevano, gli pagò la scommessa".

Nella conclusione del Momus di Leon Battista Alberi dunque Giove legge le tavolette (tabellae Momi) di questo dio e lo rivaluta nonostante lo avesse cacciato dal cielo siccome gli aveva dato tanta noia e briga.
 In particolare viene apprezzata un commmodissimum inventum ad multas imperii molestias tollendas. Seguono le parole finali dell’opera.
 “admonebat ut omnem rerum copiam tris in cumulos partiretur , unum bonarum expetendarumque rerum, alterum malarum, tertium verum poneret cumulum earum rerum quae per se neque bonae sint neque malae.
Poi bisognava ordinare che Industria, operosità, Vigilantia, attenzione, Studium, zelo, Diligentia, diligenza, Assiduitas, perseveranza, reliquosque eius generis deos, prendessero molti beni dal primo mucchio e andassero dappertutto per trivia, porticus, theatra, templa, fora, denique publica omnia per loca a offrirli e consegnarli a quanti li volessero.
D’altra parte Invidia, Ambitio, Voluptas, Desidia, Ignavia ceteraeque his similes deae portassero in giro i mali atque sponte erogarent non invitis a chi non li rifiutava.
Infine bisognava lasciare Fortunae arbitrio quae neque bona neque mala sint uti come ea quae bona bene utentibus et mala male utentibus sunt, quorum in numero putantur divitiae, honores et talia ab mortalibus expetita. 
Questi oggetti dei desideri umani, beni ancipiti poteva prenderli la Fortuna e darli a chi voleva.
Ebbene credo che anche i giovani scesi in piazza, da Greta a Olga alle Sardine siano ancora ancipiti.
Greta non mi garba, ma forse può rimediare agli errori che sta facendo e che la rendono sempre meno simpatica a molti, povera creatura. Olga e le Sardine invece mi piacciono assai. Anche loro però devono stare attenti a non lasciarsi usare maliziosamente - strumentalizzare si diceva nel ’68 - dai demagoghi ciarlieri, da quelle consumate volpi e feroci iene della mangiatoia politica che hanno già fatto molto male al popolo italiano. Siamo in Italia e scommetto sulle sardine. Spero di non perdere la scommessa al pari di Prometeo
gianni


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