Sommario
di La nascita della tragedia (1872) di Nietzsche.
Postfazione.
Tentativo
di un’autocritica del 1886
L’autore fa
un’abiura delle formule schopenhauriane e kantiane del suo scritto giovanile.
Soprattutto non crede più che la tragedia insegni la rassegnazione e fornisca
una consolazione metafisica.
Rimangono
valide invece due intuizioni.
In Ecce
homo[1] il
filosofo le rivendica “ innovazioni decisive: intanto la comprensione del
fenomeno dionisiaco fra i Greci-il libro ne dà la prima
psicologia, vedendo in esso la radice una di tutta l’arte greca.
L’altra è la
comprensione del socratismo: Socrate come strumento della disgregazione greca,
riconosciuto per la prima volta come tipico décadent. “Razionalità” contro istinto.
La “razionalità” a ogni costo come violenza pericolosa che mina la vita!”[2].
Cfr. Penteo
nelle Baccanti travolto dalla irrazionalità che ha cercato di combattere oppure
Aschenbach di T. Mann. La morte a Venezia.
Inoltre la
giustificazione estetica della vita
La nascita della tragedia
I Capitolo
Apollineo e
Dionisiaco.
Apollineo:
sogno, principium individuationis, volontà di potenza, conosci te
stesso, nulla di troppo, scultura, architettura, immagini dell’epos
Dionisiaco:
ebbrezza, sentimento dell’unità, musica.
Apollo
impone la misura anche in maniera rigida, Dioniso la spezza e manda la gente in
strada a tamburellare ditirambi (cfr. il Maggiore Barbara di
Bernard Shaw del 1905).
L’inno alla
gioia di Beethoven con le parole di Schiller evocano il dionisiaco. (Nona
sinfonia, quarto movimento).
Gioia, bella scintilla divina,
Freude, schöner Götterfunken
figlia
di Elisio,
noi entriamo
ebbri e frementi,
celeste, nel
tuo tempio.
Il tuo fascino riunisce
ciò che la moda separò
ciò che la moda separò
tutti gli uomini diventano fratelli
dove la tua ala soave freme.
dove la tua ala soave freme.
Deine Zauber binden wieder
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
dai seni della natura;
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
II capitolo
Dioniso
viene dall’Asia, ma là il suo culto era un orrendo miscuglio di crudeltà e
voluttà., Quando giunge in Grecia, diventa fenomeno artistico.
III capitolo
Il mondo
olimpico di Apollo è preceduto dalla sapienza silenica.
Excursus
sulla sapienza silenica: Erodoto, Teognide, Bacchilide, Sofocle,
Euripide, Leopardi, Menandro, Lucrezio, Cicerone, Seneca, Petronio, T.S. Eliot
Nel canto
dei morti dell’Odissea (XI) c’è il rovesciamento della sapienza
silenica. L’indice dei libri e dei passi proibiti nella Repubblica di
Platone.
IV Capitolo
La sapienza
silenica e l’apollineo riscontrabili pure nella Trasfigurazione di
Raffaello. Il titanico e il barbarico compaiono anche nelle varie
gigantomachie: dalle metope del Partendone, al fregio dell’altare di Pergamo, e
nella centauro-lapitomachia del maestro di Olimpia dove del resto compare anche
Apollo che li domina.
Nella
civiltà greca abbiamo dunque diverse fasi. Queste trovano la sintesi nella
tragedia greca
V Capitolo
Omero e
Archiloco: i due archetipi della poesia greca. L’artista non può essere
soggettivo: deve dare voce all’Uno originario, all’Universale.
VI Capitolo
Il
linguaggio teso della lirica. ( cfr. Leopardi su Pindaro)
VII Capitolo
La tragedia
nasce dal coro. Interpretazioni del coro. Schlegel-lo spettatore ideale-,
Schiller- il muro vivente-, Leopardi-poetica dell’indefinito, del lontano-,
Manzoni-il cantuccio che l’autore riserva a sé stesso. L’arte ci salva dalla
buddistica-o amletica- negazione della volontà. Trasforma l’atroce in sublime e
il grottesco in comico.
VIII Capitolo
Il satiro è
il simbolo dell’onnipotenza sessuale della natura. Degenerazione del satiro è
il pastore falso e agghindato della poesia ellenistica e latina.
Il
drammaturgo quando scrive, si immedesima in altre persone. Cfr. Leopardi e il
suo mettere al terzo posto il genere drammatico.
IX Capitolo
La chiarezza
delle figure apollinee sono macchie luminose che ci appaiono dopo che abbiamo
guardato nel fondo terribile della natura dove c’è un’orrenda notte.
Edipo è
l’eroe della passività (nell’Edipo a Colono). Invece quando agiva ha
sconvolto la natura confondendo le generazioni.
La propria passività viene proclamata da Edipo ai
vecchi di Colono:" ejpei; ta; e[rga mou-peponqovt j ejsti;
ma'llon h] dedrakovta" (Edipo
a Colono, vv. 266-267), poiché le mie azioni sono state subite piuttosto
che fatte. Lo stesso afferma "the lunatic King "[3] di Shakespeare:" I am a man/more sinned against than
sinning" (King Lear, III, 2), sono uno contro cui si è peccato
più di quanto io abbia peccato.
Prometeo
invece è l’eroe dell’attività. Il suo è un peccato attivo e pure rivendicato
dallo stesso Titano.
Le Oceanine
si impietosiscono per la sorte di Prometeo e lo stesso Titano si sente
meritevole di tanta compassione ( Prometeo incatenato, v.246),
eppure è tutt'altro che pentito e prorompe nel grido di ribellione con il quale
afferma la dignità del suo delitto:"io sapevo tutto questo:/di mia
volontà, di mia volontà ho compiuto la trasgressione, non lo negherò (eJkw;n eJkw;n h{marton, oujk ajrnhvsomai)/ aiutando i mortali ho trovato io stesso le pene (aujto;~ huJrovmhn povnou~ )"(265-267).
X Capitolo
Dioniso è un
dio che lotta e soffre il dolore dell’individuazione. Nonno di Panopoli (V
sec. Dionisiache) racconta che fu fatto a pezzi dai
Titani.
Del resto
Dioniso ha la doppia natura di un demone crudele e selvaggio (le Baccanti di
Euripide) e di un dio mite e dolce (Iliade VI) Nelle Rane è
addirittura un buffone e un vigliacco. Varietà dei personaggi nei miti.
L’individuazione
è dolorosa e l’arte ci dà la speranza di una ripristinata unità. Nel Prometeo
liberato infatti la cultura titanica viene riportata dal Tartaro alla
luce. Come nelle Eumenidi. Con Eschilo il mito si risolleva dalla
pretesa di renderlo storico e di ucciderlo. Ma poi arrivò il sacrilego Euripide
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