Ho visto il nuovo film di Woody
Allen.
Non un capolavoro ma comunque
abbastanza gradevole e non privo di spunti che inducono a pensare. Poi c’è un
elemento di originalità nel fatto che compaiono due ragazze diverse. Questo mi
piace perché va contro l’affermazione razzista del “basta che sia donna”, come
se le donne fossero tutte uguali.
Nella storia dunque c’è una giovane
di 21 anni enfatica - tumida - nell’eloquio
e nell’aspetto, infantile - pusilla - sdolcinata - praedulcis - .
Le parole latine sono
aggettivi che Quintiliano (Institutio oratoria,
VIII, 3, 56) attribuisce alla mala adfectatio,
l’affettazione comunque brutta.
In greco questo è to; kakovzhlon,
lo stile ampolloso e forzato, che comprende una gonfiezza stonata to; para; mevlo" oijdei'n, la
puerilità, l’insignificanza o paccottiglia delle parole (to; rJwpikovn). Cfr. l’Anonimo Sul sublime, 3, 4.
La giovane pienotta dunque
impersona l’affettazione materialmente e mentalmente: è la mala adfectatio incarnata
e manifestata con ogni parola che dice, con ogni gesto che fa.
Tale dunque è la prima ragazza, per
giunta incline al tradimento.
Recatasi a intervistare un regista
famoso per una rivista scolastica, si lascia incantare da lui, poi viene
affascinata da un attore famoso che la conduce nella propria alcova e l’avrebbe
“conosciuta”, non so quanto meravigliosamente, se non fosse tornata a casa
inopinatamente la compagna di lui quando la fanciulla era già seminuda. Tanto
che deve fuggire sotto la pioggia con un impermeabile raccapezzato in fretta e
furia poi indossato sopra mutande e reggipetto.
Il ragazzo il quale aveva già
rifiutato l’insulsa vita borghese che voleva imporgli la madre, arriva a capire
la pochezza di questa sua compagna e la congeda per un’altra giovane donna, una
studentessa capace di un eloquio significativo, intelligente, padrona di uno
stile dotato di sprezzatura, ossia signorile disinvoltura, di ironia acuta e
pure gradevole. Insomma sceglie e fa la scelta giusta.
A questo giovane riesce
insopportabile e impossibile essere normale come è il fratello maggiore,
infelice del resto, e porta in casa a una festa di gente perbene invitata dalla
madre una escort pagata 5000 dollari vinti giocando a poker. Avrebbe dovuto
recarvisi con la fidanzata ma l’aveva vista, in televisione, mentre saliva in
un’automobile con l’attore famoso.
La padrona di casa si accorge della
risma della donna introdotta in casa sua dal figlio e la caccia. Quindi sgrida
il proprio rampollo il quale le spiega che la sua compagna lo ha “mollato”, e
lui comunque non sopporta quell’ambiente benestante solo materialmente, e
insignificante. Allora c’è il colpo di scena: la madre, una donna intelligente,
spiega al figlio che la stravaganza l’ha presa da lei: il proprio apprendistato
alla vita l’aveva fatto nei bordelli come prostituta. Lì aveva conosciuto il
futuro marito e in seguito aveva sempre cercato di rimuovere quel passato poco
onorevole. Il ragazzo allora arriva a capire la madre sua alle cui pretese di
perbenismo e carrierismo si era sempre opposto.
Capisce anche altro. La
ragazza torna da lui e gli dice che non è successo niente tra lei e l’attore,
senza dirgli come mai.
Nella penultima scena il giovane
dice all’enfatica stupida e poco affidabile donna della quale era stato
innamorato di non sentirsi più in sintonia con lei che avrebbe fatto una
grande carriera tra persone importanti, e scende dalla carrozza dove sedevano
insieme. Quindi passeggia per New York e attende il destino, sempre
classicamente presente dei film di questo regista. Il fato gli porta la
studentessa intelligente, piena di significato che in incontri precedenti non
era stata capita e apprezzata abbastanza da lui. Ma ora le dice che
l’aspettava. Alla fine del film, da vedere, i due si baciano con giusto e sano
calore. Se devo dare un voto, do 7.
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