NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 19 dicembre 2019

Parliamo un poco di cinema. Fellini, Pasolini, Visconti





Fellini viene celebrato ogni giorno dal quotidiano “la Repubblica” . Pure troppo. Oggi 19 dicembre 2019, nelle pagine 32 e 33 del giornale fondato da Scalfari c’è un articolo di Roberto Chiesi intitolato “Le notti di Fellini e Pasolini”. Non mancano le critiche reiproche tra i due. Pasolini ebbe a definire il collega di maggiore stazza e successo “un elegante vescovone” e un “grande mistificatore”. E ancora: “Fellini che di per sé è un piccolo caso della piccola Italia, diviene un grande fatto d’arte per la dilatazione che lo rende enorme”.
Fellini a sua volta descrisse il corpo di Pasolini con queste parole: “teso e polveroso da gallo di combattimento e dalla curiosa andatura elastica, come se le sue corte gambe avessero delle molle”. Il volto era “da proletario”.
Quindi Pasolini: “Non avrei mai preteso la solidarietà di Fellini, figlio obbediente”. Questo perché non si era schierato con i contestatori della Mostra.
Mi chiedo perché i due registi abbiano avuto sorti e rinomanze talmente diverse.
Entrambi ci hanno mostrato strati della società essendone i poeti, se vogliamo, e pure i complici.  Fellini è cantore e complice di  gente corrotta ma facoltosa, mentre la complicità e solidarietà di Pasolini va a gente pure corrotta però povera, emarginata, disperata. Ecco il motivo più vero delle diverse e squilibrate valutazioni.
A parer mio il più grande regista di quel periodo è stato Luchino Visconti. Anche lui sottovalutato sebbene si occupasse, da esteta, di aristocratici oltre che di proletari. Penso a Rocco e i suoi fratelli, a Il  gattopardo e a Ludwig. Film di qualità superiore tanto a quelli di Fellini quanto a quelli di Pasolini che ha dato il suo meglio scrivendo di costume e di politica, da figlio disobbediente e mal gliene incolse.
 Visconti era di famiglia colta, nobile, antica ed era, coerentemente, anche comunista. Ecco perché non è abbastanza ricordato. Come, passando a un attore, Gian Maria Volonté  un interprete eccellente, non inferiore al pur bravo Mastroianni, ma, pure lui poco celebrato perché, appunto, comunista.  
giovanni ghiselli
baci a chi capisce
gianni

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