Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi, 4
dicembre 2019, c’è un articolo di Paolo Di Paolo intitolato “Se gli studenti
non leggono più i testi”. Un pezzo non privo di ragioni e nobilitato da un
ricordo “del grande Tullio De Mauro” che ha contribuito sostanzialmente alla
nostra educazione.
C’è però una avverbio che
confligge con la logica. Sentite: “Il divario Nord-Sud, da noi, e in genere “di
classe”, resta sempre piuttosto marcato, e così quello maschi-femmine (sono i
ragazzi, ovviamente, ad arrancare). Può essere vero, magari è vero, ma perché
ovviamente? . Se avesse scritto detto “sono i neri, o i bolognesi, o i
pesaresi, ovviamente ad arrancare”, noi progressisti di sinistra gli avremmo
dato del razzista. Io sono più a sinistra di tanti altri progressisti e non
sopporto il razzismo relativo ai generi. L’articolo è buono ma quell’avverbio è
un obbrobrio.
Altro salto di logica: a
pagina 13 dello stesso quotidiano leggo che una lettera (T) seguita da una
linea-e da due numeri (34) segnati con uno spray nero sulla pelliccia di un
orso polare adulto ha scatenato l’ira degli animalisti in quanto: “la scritta è
una condanna a morte della specie in via di estinzione: gli impedisce di
mimetizzarsi nella neve e quindi lo rende una preda vulnerabile” Caso mai,
secondo logica, lo rende avvistabile dalle prede che così possono scappare. Oppure
si vuole fare credere che l’orso
potrebbe finire ingoiato da una volpe affamata o magari da uno stormo di
ingordi passeri ghiotti di plantigradi?
Infine, nella stessa pagina,
Greta che non va a scuola. Ha detto: “Penso
che la gente stia sottovalutando la forza dei bambini arrabbiati, frustrati, ma
per una buona ragione”.
Cara ragazzina, qui è un
vecchio che parla, e ti dà per certo che la rabbia è sempre segno di debolezza,
mai di forza.
Leggete i libri buoni,
ragazzi leggete i classici, leggetene e giratene le pagine con mano diurna e
notturna come raccomandava Orazio
Baci.
gianni
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