Nella Tebaide
di Stazio la terra soffre il
disboscamento dovuto alla costruzione di una pila colossale per il piccolo
Ofelte: “ dat gemitum tellus”(VI, 107), ne piange la terra. Pale, dea dei campi e
Silvano signore dell’ombra della foresta (arbiter
umbrae, v. 111) abbandonano piangendo i cari luoghi del loro riposo (linquunt flentes dilecta locorum/otia,
vv. 110-111), mentre le Ninfe abbracciate ai tronchi degli alberi non vogliono
lasciarli: “nec amplexae dimittunt robora
Nymphae” (v. 113).
Nell’Achilleide
Stazio ricorda che la costruzione della flotta necessaria alla guerra contro
Troia spogliò delle loro ombre i monti e li rimpicciolì: “Nusquam umbrae veteres: minor Othrys et ardua sidunt/ Taygeta, exuti
viderunt aëra montes./Iam natat omne nemus” (I, 426-428), in nessun luogo
le antiche ombre: è più piccolo l’Otris e si abbassa l’erto Taigeto, e i monti
spogliati videro l’aria. Oramai ogni monte galleggia.
L’Otris è una catena montuosa della Tessaglia; il
Taigeto, si sa, è la montagna che sovrasta Sparta. Chi scrive l’ha scalata da
Kalamata alla cima (km 33, 12) in bicicletta in 2 ore, 14 minuti e 27 secondi,
alla media di 14, 7 Km
all’ora. All’età di 62 anni e 8 mesi.
La prossima estate cercherò di abbassare il tempo.
Gianni
p. s
Alla povera piccola Greta ora viene attribuito anche il
ruolo della mosca cocchiera:“Effetto Greta in Austria. I Verdi pronti a
governare con i conservatori” (“la Repubblica”, 30 settembre 2019, p. 11)
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