L’antefatto dei giorni scorsi: lo sbandierato
sciopero scolastico
Lucignolo descrive il paese dei balocchi: “Lì non vi sono scuole: lì non vi
sono maestri. Lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai”
e avanti così.
Pinocchio vuole essere rassicurato: “Ma dunque - soggiunse - tu sei
veramente sicuro che in quel paese non ci sono punte scuole?”
“Neanche l’ombra” garantisce Lucignolo
“E nemmeno maestri?”
“Nemmeno uno”
“E non c’è l’obbligo si studiare?”
“Mai, mai, mai”
Una citazione che farà venire “l’acquolina in bocca” a diversi poveri
ragazzi burattini di oggi manovrati da orribili burattinai.
Oggi però voglio rivolgermi alle sardine che mi fanno
sperare come tanti giovani e non giovani cui racconto i miei autori nelle conferenze
che tengo in vari luoghi. Persone che credono nella lettura e nella cultura,
come, mi sembra, le sardine.
Gad Lerner, che stimo, nel quotidiano “la
Repubblica” di oggi 16 dicembre 2019, presenta un articolo dal titolo “La dieta
moderata” (p. 1 e p. 22). Non lo condivido del tutto. Intanto l’aggettivo
moderato è uno di quei termini che cambiano il significato secondo le mode. Una
volta si applicava ai benpensanti bacchettoni grigi e tetri ed era quasi un
insulto se indirizzato a una persona di sinistra.
Pasolini vedeva nel Penteo di Euripide il prototipo dei moderati: “ i Pentéi italiani sono
dei mediocri, dei meschini imbecilli, neanche degni di essere dilaniati dalle
Menadi ”[1].
Ora anche gli estremisti di una volta si vantano di essere moderati.
Vi faccio un paio di esempi: uno greco, uno latino di tali cambiamenti di
significato delle parole.
Nei conflitti interni molti valori si capovolgono: lo afferma Tucidide a
proposito della stavsi", la guerra civile, di Corcira[2],
quando ci fu una tranvalutazione generale e le stesse parole cambiarono il loro
significato originario:"Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin tw`n
ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r
ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e
cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti.
Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di
partito.
Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando
nel Senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati
"solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei
municipi, denuncia questo cambiamento del valore delle parole:"iam
pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri
liberalitas, malarum rerum audacia
fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est "
(52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le
cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia
nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo.
Ebbene, la parola “moderato” a me suona tuttora poco bene. Per me significa
ancora stare dalla parte del potere. Cristo non era moderato, Bergoglio, il suo
vicario, non è moderato. Di Maio e Zingaretti (il fratello dell’attore) sono
moderati e infatti perdono voti da sinistra.
C’è un’altra parola nell’articolo in questione che non viene abbastanza
chiarita dal bonus Gad che talora dormitat, come
pure Omero del resto.
Sentiamolo: “E’ di una semplicità esemplare quel che i giovani
autodefinitisi sardine chiedono alla politica italiana”. Esemplare poi mi
sembra una parola enorme.
La semplicità ha valore ed è davvero esemplare se è complessità risolta. La
semplicità incosciente di Cidippe la rende preda della scrittura astuta di
Aconzio l’inventore delle scritte pubblicitarie che vogliono obbligarci al loro
imperioso volere: nella XXI delle Heroides di
Ovidio la ragazza di Nasso ricorda che navigava verso Delo
impaziente di arrivare. Una volta giunta, Aconzio di Ceo ne vide la semplicità
ingenua e gli sembrò che potesse essere facile preda: “visaque simplicitas
est mea posse capi” (v. 106) ricorda e rinfaccia la ragazza.
Il ragazzo fallace gettò davanti ai piedi della fanciulla una mela con quei
versi che Cidippe non vuole ripetere “mittitur ante pedes malum
cum carmine tali ” (v. 109). C’era scritto: Lo giuro per Artemide,
sposerò Aconzio.
La nutrice raccolse l’ingannevole frutto e lo fece leggere a Cidippe: “insidias
legi, magne poeta, tuas” (112). Aconzio non deve essere fiero
di avere preso con ‘inganno una fanciulla sprovveduta: “ sumque parum
prudens capta puella dolis” (v. 124). E’ stata ingannana come
Atalanta da Ippòmene che lasciò cadere una mela durante la corsa[3].
Aconzio avrebbe dovuto convincerla.
Questa storia si trova già, alcuni secoli prima, negli Aitia di
Callimaco.
Più tardi Marziale raccomanderà una prudens simplicitas (10,
47, 7), una semplicità accorta e competente.
La semplicità è una gran bella cosa ma deve essere una conquista raggiunta
dopo un lungo, faticoso tirocinio poiché il discorso variopinto delle persone
ingannevoli, come i pubblicitari appunto, deve essere confutato affinché le
cose si possano vedere in sé, prive di orpelli nella loro bella semplicità. E
per giungere a questa visione chiara bisogna leggere molto, capire e
rifletterci sopra. La semplicità insomma è una conquista etica ed estetica e
richiede applicazione, studio, fatica.
Sentiamone alcuni elogi
il Pericle di Tucidide dice:"filokalou'mevn
te ga;r met j eujteleiva"[4] kai; filosofou'men a[neu
malakiva"" (Storie, II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità
e amiamo la cultura senza mollezza.
Dunque la semplicità è associata alla bellezza e alla cultura che a sua
volta richiede della forza di volontà e di intelletto.
Nelle Fenicie[5] di Euripide, il personaggio
Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la
verità: "aJplou'" oJ mu'qo" th'"
ajlhqeiva"[6] e[fu, - kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469 - 470),
il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha
bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko"
lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha bisogno di rimedi
artificiosi: "nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai
sofw'n" (v. 472).
Platone nel Cratilo (405c) con riferimento alla semplicità
di Apollo mette insieme il vero e il semplice: to;
ajlhqev" te kai; to; ajplou'n - il semplice e il vero.
Chirone, dikaiovtato" Kentauvrwn[7], il più giusto dei
Centauri, "nodrì Achille"[8] insegnandogli quella naturalezza e
semplicità di costumi che è la quintessenza dell'educazione nobile. Il figlio
di Peleo nell'Ifigenia in Aulide riconosce tale alta
paideia all'uomo piissimo che l'ha allevato insegnandogli ad avere semplici i
costumi:"ejgw; d j, ejn ajndro;"
eujsebestavtou trafei;" - Ceivrwno", e[maqon tou;" trovpou"
aJplou'" e[cein" (vv. 926 - 927). In tal modo il
figlio di Peleo si abituò a scartare gli usi degli uomini malvagi (v. 709).
Torniamo a Gad Lerner
Le sardine in effetti “dichiarano addirittura che continueranno, testuale,
a difendere la complessità (…) Non ci sono soluzioni facili a problemi
complessi, con gli slogan si va a sbattere contro la realtà”, Gad non
sonnecchia più.
Torna l’aggettivo, secondo me fuori luogo, “moderata” riferito a “la loro
piattaforma” Anche questo sostantivo mi piace poco: fa pensare a pontili,
pedane, fondali continentali marini e altre cose concrete del genere prima che
a un programma politico. Comunque se questa cosa è moderata “i valori
dell’antifascismo e della solidarietà sociale manifestati dalle sardine, a modo
loro rappresentano anche una risposta alla sconfitta di Corbyn e della sinistra
inglese” (“la Repubblica, p. 22).
Una sinistra non moderata. Speravo che vincesse, ma i moderati non sono mai
stati di sinistra.
Saluti e auguri
giovanni ghiselli
[3] Vedi il dipinto di
Guido Reni con Atalanta che si china a raccogliere la seconda mela d’oro mentre
Ippomene detto anche Melanione procede nella corsa. Risale agli anni 1620 - 1625
e si trova al Museo Capodimonte di Napoli
[4] eujtevleia è’ frugalità,
parsimonia, è il basso prezzo facile da pagare (eu\,
tevloς) per le cose necessarie, è la bellezza preferita dai
veri signori, quelli antichi, e incompresa dagli arricchiti che sfoggiano
volgarmente oggetti costosi. Augusto dava
un esempio di frugalità mangiando secundarium panem et pisciculos
minutos et caseum bubulum manu pressum et ficos virides (Augusti Vita,
76), pane ordinario, pesciolini, cacio vaccino premuto a mano, e fichi freschi.
Giorgio Bocca commentò tale abitudine dell’autocrate con queste parole:“Oggi
siamo a una tendenza da ultimi giorni di Pompei. Un incanaglimento generale.
Forse è il caso di rivolgersi, più che agli uomini di buona volontà, a quelli
di buon gusto, forse è il caso di tornare a scrivere sulle buone maniere, sulla
buona educazione, sui buoni costumi. L’Augusto più ammirevole è quello che nel
Palatino si ciba di fave e di cicoria, da vero padrone del mondo” G. Bocca, Contro il
lusso cafone, per motivi morali. Ed estetici, Il venerdì di Repubblica, 27
giugno 2008, p. 11. Senza risalire al 14 d. C., penso alla mia infanzia e alla
mia adolescenza, quando, per apprendere e capire, ascoltavo con avidità, alla
radio, o anche andando a vederli nella piazza del Popolo di Pesaro, i politici
di razza di quel tempo lontano, quali De Gasperi e Togliatti. Imparavo da loro
più e meglio che a scuola. In termini di idee, di parole e di stile. Mi è
rimasta impressa la frase di De Gasperi, rappresentante dell'Italia vinta: " Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento
che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me".
[6] Seneca cita questo
verso traducendolo così: “ut ait ille tragicus ‘veritatis simplex oratio
est’, ideoque illam implicari non oportet” (Ep. 49, 12), come
dice quel famoso poeta tragico “il linguaggio della verità è semplice”, e
perciò non deve essere complicata.
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