sabato 22 ottobre 2022

Amici e consanguinei. E gli amanti?


 

Pilade  soccorrerà Oreste, senza esitazione: “o[kno~ ga;r toi`~ fivloi~ kako;n mevga (Euripide, Oreste, 794), l’esitazione tra amici infatti è un gran male.

 

E degli amanti che cosa dire? E delle amanti?

A voi lettori la risposta.

A me l’esperienza ha insegnato che non ci sono dubbi quando una persona ti gradisce, e se c’è un esitare iniziale dura poco: una volta, al massimo due.

Non credo alle lunghe battaglie per conquistare le ritrosette. La terza uscita è risolutiva. Se non ha imparato ad amarti nelle prime due, non lo farà mai.

Falso dunque è il dilemma: “m’ama non m’ ama”.

E se non m’ama: “tanti saluti!”

 I feroci cretini invece odiano, magari menano pure. Bestie ottuse da non confondersi con gli uomini.

 

Pilade sorregge l’amico che fatica a camminare e dice: “procuratevi amici, non solo parenti, poiché un uomo che si amalgama- ajnh;r o{sti~ suntakh`/- nei dati del carattere –trovpoisi, i versi, le direzioni che si prendono-, anche se è estraneo, è migliore di diecimila consanguinei da acquisire come amico murivwn kreivsswn oJmaivmwn kekth`sqai fivlo~ (806).

Tra i consanguinei nascono spesso contese per il potere o per il denaro.

Anche tra i coniugi. Tra amanti che siano anche amici, cosa del resto non facile, non c’è contesa, per lo meno non la cattiva e[ri~ di Esiodo o  quella raccontata da Tolstoj

 

Anche nel grande amore di Anna Karenina  e Vronskij a un certo punto entra la cattiva Eris, ossia lo spirito della competizione distruttiva dovuta al fatto che lui era in allarme per la propria autonomia minacciata dall'amante; ella a sua volta:" sentì che, a fianco dell'amore che li univa, fra loro si era insediato un certo malvagio spirito di dissidio e che lei non poteva scacciarlo dal cuore di lui, né, ancor meno, dal proprio"[1]. Perfino le espressioni di approvazione diventano sospette e allarmanti quando l'amore, in uno solo dei due, è in fase calante:" C'era qualcosa di offensivo nel fatto che egli avesse detto:"Questo sì che va bene", come si dice ai bambini quando smettono di fare i capricci; e ancor più offensivo era quel contrasto fra il tono di colpa che aveva lei e quello sicuro di sé di lui: e per un istante Anna sentì sollevarsi dentro di sé il desiderio di lotta; ma, fatto uno sforzo su se stessa, lo soffocò e accolse Vrònskij con la stessa allegria di prima" (p. 746). Tuttavia la simulazione non regge:" anche sapendo che si rovinava, non poté non fargli vedere quanto lui avesse torto, non poteva sottomettersi" (p. 747).

Capita spesso, quasi sempre purtroppo, che gli amanti diventino nemici.

 

Bologna 22 ottobre 2022-ore 11, 39

Giovanni ghiselli

p. s.

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[1]L. Tolstoj, Anna Karenina (del 1877) , p. 711.

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