venerdì 7 ottobre 2022

I vizi sono più forti dei rimedi

Il partito sconfitto, il PD, cerca di porre dei rimedi ai vizi. Ma non possono farlo perché in questo caso vitia remediis fortiora, sono più forti dei rimedi i vizi che hanno una tradizione già decennale. Per giunta sono proprio i viziosi che dovrebbero trovare i rimedi alle loro malefatte.
Sono diventati di moda tanti difetti di cultura, di etica, di stile e si sono addensati, coagulati, incalliti. Donec ad haec tempora , quibus nec vitia nostra nec rimedia pati possumus perventum est come ebbe a scrivere Tito Livio (Prefatio, 9).
Per esempio: la flessibilità-licenziabilità è stata spacciata come uno stimolo a lavorare bene, l’omosessualità come un predicato di superiorità più simpatico e accettato della eterosessualità, l’aborto come il contraccettivo più sicuro e quale segnacolo di emancipazione nel vessillo dei diritti civili farlo quando se ne ha voglia.
Con questo non dico che vada proibito, ma propongo che venga sconsigliato come contraccettivo. Ne suggerirei altri meno nocivi.
Poi:  la scuola che non riconosce il merito e promuove tutti lasciandoli disoccupati sarebbe una istituzione buona.
Le donne devono guardarsi da tutti i maschi perché il corteggiamento è comunque un crimine siccome non esiste quello intelligente, rispettoso, attrente. Dico che questo tipo umanistico di corte ingentilisce e conforta.
  Il caldo è sempre un male anche quando, quasi sempre, favorisce la vita; il freddo fa   bene pure se rattrappisce. E così via. Irretiti in questi dogmi le persone, se non hanno la difesa della cultura, non capiscono più niente.
Con il movimento del ’68 noi ci ribellammo ad altri dogmi e ce ne liberammo.
Ora la gente è stata gettata in un tale stato di scoraggiamento e prostrazione che non rifiuta le menzogne.
Probabilmente però saranno la fame e il freddo del prossimo inverno ad abbattere il  muro delle bugie, del conformismo e della paura.
Lucano ricorda che di fatto solo la fame rende libere le città; e la paura viene comprata, quando i potenti nutrono il volgo ozioso: la plebe digiuna non conosce la paura.
Namque assĕrit urbis- sola fames, emiturqe metus, com segne potentes-vulgus alunt : nescit plebes ieiuna timere (Pharsalia, III, 56-58).

 
Bologna 7 ottobre 2022 ore 16, 39
giovanni ghiselli

p. s
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