lunedì 17 ottobre 2022

Satyricon. L’ onestissima signora Fortunata e la philologia di Trimalchione

Quindi compare la moglie di Trimalchione, Fortunata, sulla quale il commensale Ermerote fornisce alcuni ragguagli ad Encolpio che gli aveva domandato:" quae esset mulier illa, quae huc atque illuc discurreret" (37), chi fosse quella donna che correva di qua e di là.
 
 In versione moderna e apparentemente più raffinata ci sono le donne di T. S. Eliot che banalizzano le grandi figure dell'arte europea: "In the room the women come and go/Talking of Michelangelo " (The love song of J. Alfred Prufrock[1]), nella stanza le donne vanno e vengono parlando di Michelangelo.
 
Fortunata una che ha fatto, con il marito, un'arrampicata sociale, misura i soldi con lo staio (nummos modio metītur, 37, 2) ha scalato il cielo ed è il factotum di Trimalchione:" in caelum abiit et Trimalchionis topanta est " (37, 4).
Sembra che il collante della loro unione sia l'interesse economico: anzi degli smisurati beni del marito assente pare si occupi solo la moglie onnipresente:"ipse nescit quid habeat, adeo saplutus est; sed haec lupatria providet omnia, est ubi non putes. est sicca, sobria, bonorum consiliorum-tantum auri vides,-est tamen malae linguae, pica pulvinaris. quem amat, amat; quem non amat, non amat" (37, 6-8), lui  nemmeno sa quanto possieda tanto è straricco; ma questa troia vede e provvede a tutto, è dove tu non penseresti. E' astemia, frugale, di buoni propositi, vedi altrettanto oro, tuttavia ha una brutta lingua, una gazza da cuscino. Chi ama ama, chi non ama non ama.
 
Nelle parole di  Ermerote "il denaro resta il criterio unico di giudizio"[2].
Trimalchione tuttavia, secondo Ermerote, va anche oltre il denaro: egli è l'incarnazione dell'onnipotenza che viene dalla proprietà della roba, al punto da non avere più nemmeno bisogno del tramite del denaro:"Nec est quod putes illum quicquam emere. omnia domi nascuntur: lanae, credrae, piper; lacte gallinaceum si quaesieris, invenies" (38), non c'è da pensare che quello compri qualche cosa. Tutto gli nasce in casa: lana, cedri, pere; se ti metterai a cercare il latte di gallina lo troverai.
Cfr. Diceopoli negli Acarnesi di Aristofane.    
 
Quindi (39)  prende la parola Trimalchione stesso, questa volta  sfoggiando cultura con una citazione dell'Eneide (sic notus Ulixes?[3] ) e menzionando, per la prima ma non ultima volta, l'eroe omerico che nella cultura occidentale significa la personificazione dell'intelligenza, e pure lo scelerum inventor [4], l'orditore di misfatti.
Non a caso Trimalchione cita Ulisse e in lui s'identifica: lo fa perché in lui vede riflessa la sua stessa ambiguità e di lui esalta proprio la capacità d'essere polytropos ( è significativo che, sia pure con motivazioni diverse, ad Ulisse finiscano per richiamarsi tutti i protagonisti del Satyricon: Encolpio, e con lui Ascilto, è un Ulisse peregrinante; Gitone ed Eumolpo,  nell'episodio della nave, assumono funzioni di Ulisse: si delinea sempre più una trama di continue allusioni all'Odissea)"[5].
Comunque anche in mezzo a una cena, si elogia da solo il padrone di casa: bisogna dare prova di avere fatto studi letterari:"oportet etiam inter cenandum philologiam nosse" (38, 4). Seguono infatti altre citazioni, per lo più spropositate, con le quali il liberto arricchito cerca di autorizzarsi come persona colta, risultando invece risibile e patetico, al pari di alcuni politici nostri quando provano a mettersi in bocca il latino.
 
La prima competenza sfoggiata da Trimalchione di casa è quella astrologica sulla scorta degli Astronomica  un poema di cinque libri, in esametri, che descrivono le costellazioni e l'influsso degli astri sul destino degli uomini. L'autore, Manilio, visse sotto Augusto e Tiberio. Alcune caratteristiche attribuite ai nati sotto i vari segni sono rimaste simili: gli scorpioni, per esempio, tendenzialmente sono venenarii et percussores (39, 11) avvelenatori e assassini.
Tale competenza astrologica  suscita l'applauso dei parassiti, un omaggio  sicuramente atteso e gradito da Trimalchione:" Sophos!" universi clamamus et sublatis manibus ad camaram iuramus Hipparchum Aratumque comparandos illi homines non fuisse" (40), bene, gridiamo tutti insieme e, sollevate le mani al soffitto, giuriamo che Ipparco e Arato non sono stati uomini da paragonare con lui. Sophos traslittera sofw''" , opportunamente per adulare uno che si picca di conoscere la philologia  e dovrebbe essere dicti studiosus [6].
 
Dopo l'ingresso di nuovi piatti, sempre preparati e disposti con il fine di sbalordire gli invitati, intervengono altri commensali. Seleuco esordisce con un'affermazione contraria alla forma di cultus minima che è il lavarsi:"ego-inquit-non cotidie lavor; baliscus enim fullo est, aqua dentes habet, et cor nostrum cotidie liquescit" (42), io, disse, non faccio il bagno tutti i giorni; infatti il bagno è un lavandaio, l'acqua ha i denti, e il nostro cuore si liquefa ogni giorno. Potrebbe essere una posa di origine cinico-socratica[7]: infatti questo liberto procede con qualche velleità filosofica tornando sul tema della vanitas ispirato da un funerale dal quale è appena tornato:" heu, eheu. utres inflati ambulamus. minoris quam muscae sumus, <muscae> tamen aliquam virtutem habent, nos non pluris sumus quam bullae" (42, 4), ahi ahi, giriamo come otri gonfiati. siamo meno delle mosche; le mosche almeno qualche capacità ce l'hanno, noi non siamo più che bolle.
 
La virtus delle mosche sembra anticipare il cavallo geniale che "matura in Ulrich la convinzione di essere un uomo senza qualità".  Il protagonista del romanzo di Musil "Con meravigliosa acutezza vedeva in sé-ad eccezione del saper guadagnare denaro, che non gli occorreva-tutte le capacità e qualità che il suo tempo apprezzava di più, ma aveva perduto la capacità di applicarle; e poiché in fin dei conti, se ormai anche i giocatori di calcio e i cavalli hanno genio, soltanto l'uso che se ne fa può ancora salvarne il carattere particolare, decise di prendersi un anno di vacanza dalla vita per cercare un uso appropriato delle sue capacità"[8].
 
Segue una tirata, "catoniana" contro i medici che hanno mandato in rovina Crisanto, l'amico morto; il medico  quando non fa danno è solo una consolazione dello spirito depresso:" medicus enim nihil aliud est quam animi consolatio" (42, 5).
Quest'ultima affermazione mi sembra acuta. Voglio aggiungerne un'altra di Proust, un malato cronico, ancora più radicale contro la genia aborrita da Catone, e non solo:"Per un'affezione che guariscono con i loro medicamenti (almeno, c'è chi sostiene che qualche volta ciò accade), i medici ne provocano altre dieci, in molti soggetti sani, inoculando loro quell'agente patogeno, cento volte più virulento di qualunque microbo, che è l'idea di una malattia"[9].
 
Poiché la moglie del defunto è stata avara di lacrime, Seleuco conclude con una tirata contro le donne:"sed mulier quae mulier milvinum genus" (42, 7), ma una donna che sia una donna è una razza rapace, e con una diagnosi catastrofica del mal d'amore :"sed antiquus amor cancer est ".


Bologna 17 ottobre 2022- ore 10, 40 
giovanni ghiselli

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[1] Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock del 1917.
[2]Luca Canali, L'erotico e il grottesco nel Satyricon, p.38.
[3] II, 44, così poco conoscete Ulisse? detto da Laocoonte.
[4] Cfr, Eneide, II, 164.
[5] P. Fedeli, , Lo spazio letterario di Roma antica, vol I, p. 358.
[6] Così si definiva Ennio con un calco dal greco filovlogo".
[7] Aristofane fa dire a Strepsiade che nessuno degli uomini del pensatoio di Socrate per economia si è mai fatto  tagliare i capelli o si è unto il corpo o è andato nel bagno a lavarsi:"oujd& eij" balanei'on h'jlqe lousovmeno"" (Nuvole[7] , v. 837). il Coro degli Uccelli [7] più specificamente qualifica Socrate come a[louto" (v. 1553), non lavato.
[8] R. Musil, L'uomo senza qualità , pp. 42-43.
[9] I Guermantes, p. 327.

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