domenica 9 ottobre 2022

Ariosto e Leopardi contro le armi da fuoco

Cito
Ludovico Ariosto:
“O maledetto, o abominoso ordigno,
che fabbricato nel tartareo fondo
fosti per man di Belzebù maligno
che ruinar per te disegnò il mondo,
all’inferno, onde uscisti, ti rasigno.”
Così dicendo, lo gittò in profondo”. (Orlando furioso, IX, 91, 1-6)
 
Sono parole attribuite a Orlando
 
Quindi:
“Come trovasti , o scelerata e brutta
invenzion, mai loco in uman core?
Per te la militar gloria è distrutta,
per te il mestier de l’arme è senza onore;
per te è il valore e la virtù ridutta,
che spesso par del buono il rio migliore:
non più la gagliardia, non più l’ardire
per te può in campo al paragon venire. (XI, 26)
 
Per te son giti et anderan sotterra
tanti signori e cavalieri tanti,
prima che sia finita questa guerra
che il mondo, ma più Italia ha messo in pianti;
che s’io v’ho detto , il detto mio non erra,
che ben fu più crudele e il più di quanti
mai furo al mondo ingegni empi e maligni,
ch’imaginò sì abominosi ordigni” (XI, 27)
 
Aggiungo Leopardi
 
Nello Zibaldone  il Recanatese è molto critico verso la scoperta del fuoco:"Il fuoco è una di quelle materie, di quegli agenti terribili, come l'elettricità, che la natura sembra avere studiosamente seppellito e appartato, e rimosso dalla vista e da' sensi e dalla vita degli animali, e dalla superficie del globo.."(p. 3645). 
Quindi: “L’invenzione e l’uso delle armi da fuoco, ha combinato perfettamente colla tendenza presa dal mondo in ordine a qualunque cosa, e derivata naturalmente dalla preponderanza della ragione e dell’arte, colla tendenza, dico, di uguagliare tutto. Così le armi da fuoco, hanno uguagliato il forte al debole, il grande al piccolo, il valoroso al vile, l’esercitato all’inesperto, i modi di combattere delle varie nazioni: e la guerra ancor essa ha preso un equilibrio, un’uguaglianza che sembrava contraria direttamente alla sua natura. E l’artifizio, sottraendo alla virtù e agguagliandola, e anche superandola e rendendola inutile, ha pareggiato gli individui, tolta la varietà (…) infine ha contribuito sommamente anche per questa parte a mortificare il mondo e la vita” (Zibaldone, 659 e 660).
 
Si anche può pensare al film di Ermanno Olmi Il mestiere delle armi.

 
p. s.
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