domenica 9 ottobre 2022

La tragedia vede la vita umana come problema

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Il primo stasimo dell’
Antigone di Sofocle (vv. 331-383): un vertice della poesia mondiale di ogni tempo
Emblematico è lo squillo iniziale del I Stasimo dell’Antigone: "polla; ta; deina; koujde;n ajn-qrwvpou deinovteron pevlei" (vv. 332-333), molte sono le cose inquietanti e nessuna è più inquietante dell'uomo.
 
"Alla luce di questa drammaturgia, l'uomo non appare delineato come una natura stabile, un essere che si potrebbe delineare e definire, ma come un problema; assume la forma di un'interrogazione, di una serie di domande. Creatura ambigua, enigmatica, sconcertante, al tempo stesso agente e agito, colpevole e innocente, libero e schiavo, destinato per la sua intelligenza a dominare l'universo e incapace di dominare se stesso, l'essere umano, unendo in sé il meglio e il peggio, può essere qualificato come un deinov~ , nei due sensi del termine: meraviglioso e mostruoso"[1].
 
Tutto è problematico anche le situazioni più scontate, come nel caso di questo Stasimo quella del progresso o dello sviluppo tecnologico.
"L'umanità produce Bibbie e cannoni, tubercolosi e tubercolina"[2]. 
 
Prima Strofe vv. 332-341.
 L'uomo è inquietante, è un prodigio che varca i mari in tempesta e cerca di affaticare la terra instancabile rivoltandola con gli aratri  attraverso il volgere delle stagioni
332-333:"Molte sono le cose inquietanti e nessuna/è più inquietante dell'uomo".-ta; deina;: abbiamo tradotto come suggerisce Heidegger  in Introduzione alla metafisica [3] nella traduzione della Mursia:"Noi concepiamo l'in-quietante (das Un-heimliche ) come quello che estromette dalla "tranquillità", ovverosia dal nostro elemento, dall'abituale, dal familiare, dalla sicurezza inconcussa".
Insomma l'uomo, deinov" , è meraviglioso e terribile, esaltante e pure capace delle peggiori atrocità.
 
334-339: questo prodigio anche al di là del mare/canuto con l'austro tempestoso/procede, passando sotto/i flutti gonfi che si spalancano intorno, e tra le divinità,/la suprema, la Terra,/
che non si consuma, che non si stanca, lui cerca di affaticare..-
340-341: "quando vengono girati gli aratri, anno per anno
rivoltandola con la stirpe equina
 
Prima Antistrofe. vv. 342-352.
L'uomo che sa pensare cattura gli uccelli dalla mente leggera, le fiere delle foreste, i pesci delle profondità marine, e sottomette sia le bestie dei campi sia quelle montane aggiogando cavalli e tori infaticabili .
E la razza degli uccelli dalla mente/alata, circondando con maglie/di reti intrecciate/cattura, e le stirpi delle fiere selvatiche/e la progenie sprofondata nel mare,/l'uomo che sa pensare, e si impossessa/con i suoi mezzi possenti della bestia/che dimora nei campi, che vaga sui monti, e il cavallo/dalla cervice crinita trascina sotto il giogo che cinge il collo/e il montano, infaticabile toro"
 
Seconda strofe. vv. 353-364
L'uomo ha imparato a organizzarsi e a difendersi da tutti i nemici, tanto interni quanto esterni, ma non ha mai trovato  un rimedio risolutivo contro la morte .
E la parola, e pari al vento il/pensiero, e a regolare gli istinti con le leggi/della città ha imparato, e a fuggire/degli inabitabili geli gli strali a cielo scoperto/e gli scrosci delle piogge terribili/con ogni risorsa pantovporo~, senza risorse  per niente a[poro~ ejp j oudevn- va/verso il futuro; da Ade soltanto/
non potrà procurarsi lo scampo;/eppure da malattie immedicabili ha escogitato/vie di uscita".
 
“Solo una cosa pone immediatamente in iscacco ogni far violenza. La morte”[4].  
 
vv. 365-383
La tecnologia può essere guidata verso il male e pure verso il bene; l'uomo è grande nella città se trova l'armonia con l'universo e gli dèi, bandito dalla città è quello estraneo al bello morale. Il coro prende distanza da costui. Quindi entra Antigone accompagnata dalla guardia. Il coro ha parole di compatimento e di stupore per l'audacia della ragazza.
vv. 365-367. Possedendo  il ritrovato della tecnologia- to; macanoven tevcna~-,/ che è un qualche sapere- sofovn ti-, oltre l'aspettativa- ujpe;r ejlpivd j-/ora si volge al male, ora al bene".-
vv. 368- 375:" e le leggi della terra unendo/e degli dei la giurata giustizia/è grande nella città uJyivpoli~- ; bandito dalla città- a[poli~- è quello con il quale /coesiste la negazione del bello morale to; mh; kalovn-, per la sfrontatezza- tovlma~ cavrin-./Non mi stia accanto sul focolare/né sia uno che ha lo stesso pensiero/chi compie queste azioni".-
tovlma" cavrin: questa sfrontatezza non trattiene l'uomo al di qua del limite che non deve essere superato per quel senso della misura che è caratteristico dell'uomo greco. In Edipo re  (v. 125) tovlmh è l'audacia del predone che uccise Laio, ossia quella di Edipo stesso. Nel commento di Heidegger tovlma è "il rischio" nel quale "sta costantemente il violentante, il creatore, il quale avanza nell'inespresso e irrompe nel non pensato, e che a forza ottiene il non-accaduto e fa apparire il non-veduto. Nell'arrischiarsi a dominare l'essere, deve altresì abbandonarsi al flusso del non-essente, mh; kalovn, alla distruzione, all'instabilità, all'indocilità, al disordine"( op. cit., p. 168) .
Per quanto riguarda l’aspetto formale, la densità dei significati nel numero limitato dei segni è rimasta insuperata nei secoli. Ci ha provato Orazio rimanendo del resto molto al di sotto dei tragici nella vastità della rappresentazione e nella ricchezza della gamma. In questa è stato forse ancora più grande Shakespeare ma affogando non poche volte i concetti in un profluvio di parole anche superflue.
A questo proposito sentiamo Nietzsche:" Shakespeare..paragonato con Sofocle, è come una miniera piena di un'immensità di oro, piombo e ciottoli, mentre quello non è soltanto oro, ma oro anche lavorato nel modo più nobile, tale da far quasi dimenticare il suo valore come metallo"[5].
 
 L’aspetto psicologico più interessante a parer mio lo offre Sofocle con la sua insistenza sull’identità, un aspetto tra i più problematici, credo, nella vita soprattutto dei giovani, ma non solo.
I suoi eroi come Edipo o Aiace o Filottete, e non meno le sue eroine come Antigone o Elettra, non cedono mai al compromesso per non rinunciare all’identità che hanno voluto darsi: Edipo quella del salvatore di Tebe, Antigone vuole essere la sorella devota al fratello morto, Elettra la figlia vendicatrice al padre assassinato dalla madre.
v. 89 dell’Antigone: "ma so di essere in armonia oi\d j ajrevskous j - cfr. aJrmoniva e aJrmovzw-adatto - con quelli cui soprattutto bisogna che io piaccia”, risponde Antigone a Ismene che le aveva consigliato prudenza perché loro due erano due povere ragazze senza alcun aiuto e non potevano dispiacere ai potenti, al tiranno Creonte in particolare.
Gli eroi sofoclei bandiscono ogni forma di sottomissione e servilismo
E con questo siamo giunti all’aspetto storico - politico. La tragedia è scritta per un popolo libero e colto e insegna a onorare la libertà come bene supremo della polis, a partire dalla parrhsiva,  del resto riservata ai soli cittadini, come risulta dallo Ione  di Euripide dove il protagonista dice che lo "xevno" (…) tov ge stovma-dou'lon pevpatai koujk e[cei parrhvsian", lo straniero ha la bocca schiava e gli manca libertà di parola (vv. 673-675).
 
Conclusione del primo stasimo dell’Antigone
vv. 376-383. Di fronte a questo straordinario portento - mi trovo nel dubbio - ej~ daimovnion tevra~ ajmfinow `- ./Come posso dire, conoscendola,/che questa ragazza non è Antigone?/O infelice,/e figlia di Edipo padre infelice,/che cosa è mai? Non sei tu forse quella che trascinano/dopo averti presa nella follia/mentre disobbedivi ai decreti reali?
-daimovnion tevra": il prodigio è l'essere umano stesso indagato in questo primo stasimo, e Antigone in particolare che dell'umano incarna vette e abissi nella sua irriducibilità ai luoghi comuni e alle maschere con le quali i più nascondono la propria irripetibile umanità. Ogni uomo nasce come prodigio ma quasi tutti rinunciano a rimanere tali, poiché, come mostrano le Antigoni, i Socrati e i Cristi, l'umanità non li sopporta

 
Bologna 9 ottobre 2022- ore 18, 43
giovanni ghiselli

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giovanni ghiselli
 


[1]J. P. Vernant, Tra mito e politica , p. 253.
[2] R. Musil, L'uomo senza qualità, p. 22.
[3] cercal trad it p. 157
[4] (Heidegger, Introduzione alla metafisica, p. 165.
[5] Umano, troppo umano II, , Opinioni e sentenze diverse, 162

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