lunedì 17 ottobre 2022

Satyricon. La cena di Trimalchione. L’ apeirokalía: il cattivo gusto degli arricchiti

Trimalchione, il "tre volte potente" entra in scena nella palestra delle terme come un anziano calvo che, vestito con una tunica rossa, gioca a palla in mezzo a ragazzi zazzeruti (videmus senem calvum , tunica vestitum russea, inter pueros capillatos ludentem pila, 27).
Quindi il liberto straricco si avvia verso casa portato su una lettiga, avvolto in una coperta scarlatta, preceduto da quattro battistrada agghindati e da una carrozzina a mano " chiramaxio in quo deliciae eius vehebantur, puer vetulus, lippus domino Trimalchione deformior" (28), nella quale veniva trasportato il suo tesoruccio, un giovane vecchietto, cisposo, più brutto del suo padrone Trimalchione.
Questo amasio giovane-vecchio sembra incarnare alcuni tra i vizi del  padrone : il cattivo gusto, la bruttezza che si individua, come abbiamo visto per la bellezza, immediatamente negli occhi, l'omosessualità congiunta all'adulterio. La sua età ibrida e il suo aspetto deforme fanno pensare addirittura ai mostri dei primordi.
Oppure ai neonati dalle tempie bianche ( poliokrovtafoi, Opere , v. 181) della bassa età del ferro di Esiodo, oppure alla vita, come viene apostrofata dal duca di Vienna travestito da frate in Misura per misura di Shakespeare (del 1604):"Thou hast nor youth nor age/But as it were an after dinner sleep/Dreaming of both " (III, 1), tu non hai giovinezza né vecchiaia, ma è come se dormissi dopo pranzo sognando di entrambe queste età[1].
 
Poi i giovani giungono alla casa di Trimalchione ed entrano nella sala da pranzo dove cominciano a mangiare un antipasto molto ricco (gustatio valde lauta, 31, 8). Per ultimo fa il suo ingresso il padrone:"cui locus novo more primus servabatur" (31, 8) al quale era riservato il primo posto con insolita procedura. Infatti il primo posto del primo letto (summus in summo)  era riservato all'ospite di maggior riguardo; mentre all'ospitante era destinato il primo posto del terzo letto (summus in imo).
Agatone nel Simposio platonico occupa l’ultimo posto da solo (- e[scaton katakeivmenon movnon 175c).
 
Vediamo dunque l'entrata in scena di questo primo uomo:"In his eramus lautitiis, cum ipse Trimalchio ad symphoniam allatus est positusque inter cervicalia minutissima expressit imprudentibus risum" (32, 1), eravamo in mezzo a questo lusso, quand'ecco che fu portato  dentro a suon di musica lo stesso Trimalchione e, situato tra cuscini minuscoli, strappò una risata incolsulta.
Entrato, sempre addobbato di rosso, Trimalchione, ostenta gli anelli portati nella mano sinistra: uno grande placcato d'oro (anulum grandem subauratum 32, 3) e uno  d'oro massiccio ma tutto come costellato di pezzetti di ferro ( totum aureum, sed plane ferreis veluti stellis ferruminatum), quindi  denuda il braccio destro armilla aurea cultum et eboreo circulo lamina splendente conexo (32, 4), ornato da un bracciale d'oro e di un cerchio d'avorio intrecciato con una lamina luccicante, infine si cincischiò i denti con uno stuzzichino d'argento (pinna argentea dentes perfōdit, 33). E' un monumento classico, aere perennius, al cattivo gusto, alla volgarità dell'eterno cafone arricchito.
Un altro monumento alla volgarità è Creso che apparve a Solone ejn livqoi~, coperto di pietre preziose, ejn bafai`~ ejsqh`to~, in tinture di abbigliamento, ejn tevcnai~ crusou`, in ornamenti d’oro, per essere visto di aspetto più maestoso e acconciato (Plutarco, Vita di Solone, 27, 3). Ebbene Solone non disse niente ma era evidente a chi lo conosceva che disprezzava la volgarità e la piccineria del re: “dh`lo~ h\n toi`~ eu\ fronou`si th`~ ajpeirokaliva~ kai; mikroprepeiva~ katafronw`n” (27, 4). Quindi Creso volle esibirgli i suoi tesori, ma Solone non ne aveva bisogno: bastava la persona di Creso a fargli capire il suoi carattere.  Segno di  ajpeirokaliva è anche  la querimonia del plebeo che lamenta sempre i propri guai e non considera quelli degli altri. Liliana Segre per esempio.    
 
Il filosofo Nigrino di Luciano denuncia la pacchianeria dei ricchi romani che si rendono ridicoli sfoggiando ricchezze e rivelando il loro cattivo gusto:"pw'" ga;r ouj geloi'oi me;n oiJ ploutou'nte" aujtoi; ta;" porfurivda" profaivnonte" kai; tou;" daktuvlou" proteivnonte" kai; pollh;n kathgorou'nte" ajpeirokalivan;(Nigrino , 21), come fanno a non essere ridicoli i ricchi con le loro stesse persone dal momento che mentre mettono in mostra le vesti di porpora e protendono le dita delle mani denunciano il loro cattivo gusto?
 
Un' altra volgarità colossale fuoriesce dalla bocca di questo signore in rosso quando viene portato un vino  etichettato come vecchio di cento anni, "Falernum Opimianum[2] annorum centum". L'anfitrione dunque batté le mani ed esclamò:"eheu…ergo diutius vivit vinum quam homuncio. quare tangomenas faciamus. vita vinum est. verum Opimianum praesto. heri non tam bonum posui, et multo honestiores cenabant" (34), ahimé…dunque  il vino vive più a lungo dell'omuncolo. perciò facciamo baldoria. è vita il vino. per giunta vi offro dell'Opimiano. Ieri ne ho messo in tavola di meno buono e avevo a cena gente di maggior riguardo.
Il vino che vive ed è vita, oltre  farci notare l'allitterazione e la paronomasia, evoca il ricordo delle precedenti celebrazioni letterarie della pianta di Bacco :"non piantare nessun altro albero prima della vite"[3] scrive Alceo  che trova un'eco precisa in Orazio:"Nullam, Vare, sacra vite prius severis arborem " (Odi , I, 18, 1), non piantare, Varo, nessun albero prima della vite sacra
 
Il tema della vanitas della vita umana prosegue attraverso l'ostensione di uno scheletrino d'argento  (larva argentea , 34, 8) snodabile che il padrone gettò sulla mensa facendogli assumere diverse posizioni, quindi aggiunse due esametri e un pentametro :"eheu nos miseros, quam totus homuncio nil est!/sic erimus cuncti, postquam nos auferet Orcus./ergo vivamus, dum licet esse bene." (34, 10), ahi poveri noi, come tutto l'omuncolo è nulla! così saremo tutti, dopoché l'Orco ci avrà portato via. Dunque viviamo, finché è consentito stare bene. Il vivamus di Trimalchione come risposta alla vanitas della vita ricorda quello di Catullo (5, 1) che però nel poeta di Sirmione è coordinato all'amemus , l’amore per una donna, senza il quale non c'è vita, mentre Trimalchione ama solo il denaro che gli conferisce identità, cafona per giunta.
 
Il lamento sulla vanità e insignificanza della vita umana è coerente con il ridurla a "nascita copula e morte". Cito ancora Eliot che nella sua Terra desolata utilizza il Satyricon, e in Fragment of an agon  vv. 33-35,  rappresenta gli  uomini rimasti, o tornati, alla scimmia, come Sweeney la cui formula è "Birth, and copulation and death./That's all, that's all, that's all, that's all,/Birth, and copulation, and death "[4].
Epure tale riduzione non è possibile:"Ciò che è più biologico-il sesso, la nascita, la morte-è anche ciò che è maggiormente imbevuto di cultura. Le nostre più elementari attività biologiche-come mangiare, bere, defecare-sono strettamente legate a norme, divieti, valori, simboli, miti, riti, cioè a ciò che vi è di più specificamente culturale; le nostre attività più culturali-come parlare, cantare, danzare, amare, meditare-mettono in moto i nostri corpi e i nostri organi, tra cui il cervello"[5].
 
Continua il banchetto con diverse sorprese culinarie, piatti strani, sofisticati,  conditi perfino con giochi di parole. Quattro servi portarono un vassoio con pollame, pancetta di scrofa, leporemque in medio pinnis subornatum, ut Pegasus videretur (36, 2) e nel mezzo una lepre provvista di ali in modo da sembrare un Pegaso. Inoltre c'erano quattro statuette di Marsia che versavano il garum piperatum (36, 3) una salsa pepata sopra dei pesci i quali nuotavano come in un canale.
Dal garum discende la colatura delle alici di Cetara, nella costiera amalfitana. “Cetara è dventata nota per la colatura, un prezioso condimento ottenuto con un lungo e storico procedimento, utilizzata per insaporire primi piatti a base di pesce, ma ottima anche come salsa per la pasta asciutta e per la verdura, in particolare la scarola” (Davide Paolini, “Il Sole 24 ore!, Domenica 22 giugno 2008).
 
Quindi i ghiotti parassiti applaudono sollecitati dalla servitù: "Damus omnes plausum a familia inceptum et res electissimas aggredimur" (36, 4).
Il parassita tipico, il vero parassita, è Artotrogus il roditore di pane del Miles gloriosus di Plato. Costui gratifica il miles con elogi sperticati perché dal soldato epityrum estur insane bene  e offae monent le polpette gli fanno ricordare le vittorie-inventate- di Pirgopolinice. 
Questi parassiti mi fanno pensare a tanti parlamentari italiani pasciuti e buoni a nulla,
 

Bologna  17 ottobre 2022 ore 9, 05
giovanni ghiselli

p. s.
Ricordo le mie conferenze di oggi e domani
Oggi, 17 ottobre 2022, sarò al centro Stella di via Savioli dalle 16 per presentare il Satyricon di Petronio, in particolare la cena di Trimalchione
Domani 18 ottobre, alle 18 inizierò il mio corso all’università Primo Levi di Bologna. Terrò 8 lezioni di due ore ciascuna ogni martedì fino al 13 dicembre. Presenterò le tragedie di Euripide con particolare attenzione alla Medea e alle Baccanti.
 
 
 


[1] Queste parole costituiscono l'epigrafe del già più volte citato Gerontion di Eliot.
[2] Risalirebbe all'anno del consolato di L. Opimio, il 121 a. C. Una data sicuramente fasulla come le citazioni letterarie di Trimalchione.
[3] Fr. 342 L.P
[4] Frammento di un agone. Nascita, e copula e morte, tutto qui, tutto qui, tutto qui, tutto qui, Nascita, e copula, e morte.
[5] E. Morin, La testa ben fatta,., pp. 37- 38.

1 commento:

  1. Grazie prof.Ghiselli i tuoi lavori saranno una guida saggia a cui attingere

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