mercoledì 12 ottobre 2022

Un ottimo articolo di Michela Marzano

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Si trova a pagina 11 del quotidiano “la Repubblica” di oggi ed è intitolato

Meglio donne libere
che di potere

Ne copio alcune parole : “la posizione “ancillare” non è tipica solo delle femmine ma di chiunque cerchi di ottenere il potere all’interno di un partito, di un’azienda, di un gruppo editoriale o di un’organizzazione.
Il potere è l’antitesi stessa della libertà”.
 
Ne sono sempre stato convinto e proprio per questo non ho mai voluto comandare né essere comandato. Istruito, educato, consigliato sì, comandato no.
Ho raccolto molto materiale dai miei autori sul tema del potere e ne ho tratto materiale per diverse conferenze e alcuni post.
Ne riporto una piccolissima parte.
Il potere il più delle volte è dispotico.
Non solo quello dei tiranni degli Stati ma spesso anche la prepotenza dei tirannucoli nelle famiglie, nelle scuole, negli uffici.
Sentiamo dunque dei classici
 
Il tiranno è ignobile, servile e impotente.
La letteratura greca è percorsa dal motivo antitirannico: da Alceo che esulta per la morte di Mirsilo (fr. 332 LP), o copre di insulti Pittaco "to;n kakopatrivdan"( fr. 348 L P) dal padre ignobile, a Platone che certamente non risparmia biasimi al   turanniko;" ajnh;r. Costui, nella Repubblica  (573c) è uomo, per natura, o per le abitudini, "mequstikov".. ejrwtikov".. melagcolikov"", incline al bere, al sesso, alla depressione; inoltre è di animo sostanzialmente servile"oJ tw'/ o[nti tuvranno" tw/' o[nti dou'lo""(579e), della sostanziale servilità e adulatore degli uomini più malvagi.
 Questa  considerazione che sembra paradossale, magari dettata a Platone da un risentimento personale nei confronti dei despoti incontrati, è confermata da uno psicoanalista moderno.
 
 E. Fromm in Fuga dalla libertà  scrive: " l'impotenza dà luogo all'impulso sadico a dominare; nella misura in cui l'individuo è capace, cioè in grado di realizzare le sue possibilità sulla base della libertà e dell'integrità del suo io, non ha bisogno di dominare e non prova alcuna brama di potere. In senso psicologico la brama di potere non si fonda sulla forza ma sulla debolezza. E' l'espressione dell'incapacità dell'io individuale di reggersi da solo, e di vivere. E' il disperato tentativo di acquistare una forza secondaria là dove manca la forza genuina. Il termine "potere" ha un duplice significato. Uno è il possesso di un potere su qualcuno, la possibilità di dominarlo; l'altro significato è il possesso del potere di fare qualcosa, di essere capace. Quest'ultimo significato non ha nulla a che vedere con il dominare; esprime padronanza nel senso di capacità” (p. 144). 
 
Seneca aveva  indirizzato il De clementia a Nerone cercando di convincerlo che il potere deve essere gestito in favore dei sudditi.  Questo aveva insegnato un discepolo di Zenone ad Antigono Gonata re di Macedonia cui il regnare apparve un “onorevole servizio”, e[ndoxo" douleiva[1].  
 
Il potere è razionale e morale solo se esercitato al servizio dei sudditi.
 
 nelle Epistole a Lucilio  il maestro di Nerone, già ripudiato dal discepolo imperiale, ricorda che nell'età dell'oro governare era compiere un dovere non esercitare un potere assoluto:" Officium erat imperare, non regnum" (90, 5).
 
Luogo simile  in I Promessi sposi  :"Ma egli, persuaso in cuore di ciò che nessuno il quale professi cristianesimo può negar con la bocca, non ci esser giusta superiorità d'uomo sopra gli uomini, se non in loro servizio, temeva le dignità, e cercava di scansarle" (cap. XXII).
 
Concetto analogo si trova in Psicanalisi della società contemporanea  di E. Fromm:"Il capo non è soltanto la persona tecnicamente più qualificata, come deve essere un dirigente, ma è anche l'uomo che è un esempio, che educa gli altri, che li ama, che è altruista, che li serve. Obbedire a un cosidetto capo senza queste qualità sarebbe una viltà" (p. 299).-
 
La logica del tiranno non può permettergli alcuna “opra pietosa”[2]. Lo dichiara Agamennone nell’Aiace di Sofocle: “tov toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” (v. 1350), non è facile che un tiranno sia anche una persona pia. Insomma tirannide e pietà sono incompatibili.  
 
 
Manzoni riprende un tovpo" della tragedia e della storiografia  quando nell' Adelchi. denuncia  la violenza connaturata del potere
Il principe ferito consola il padre sconfitto dicendogli:"Godi che re non sei; godi che chiusa/all'oprar t'è ogni via: loco a gentile,/ad innocente opra non v'è: non resta/che far torto, o patirlo. Una feroce/ forza il mondo possiede, e fa nomarsi/Dritto.." (V, 8). E' il diritto del più forte.
 
In conclusione apprezzo le persone intelligenti e morali che non praticano il culto del potere. Questo è buono e desiderabile soltanto se consiste nella possibilità di favorire la vita. E non solo la propria.

 
Bologna 12 ottobre 2022- ore 17, 35

p. s
Sul blog potete trovare il filmato della mia conferenza tenuta a Rovigo il 15 settembre
 

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[1] Eliano, Var. hist.  II 20.
[2] Cfr. Alfieri, Antigone, V, 2, v. 76.

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