domenica 16 ottobre 2022

Satyricon. Il labirinto e il bordello. La vecchia “divina” e ruffiana

Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta [1] "; "versa natura est retro "[2].
 
Durante la tirata di Agamennone, Ascilto si allontana. Encolpio coglie l'occasione di un momento di caos tra gli studenti per tornare nella locanda a cercare l'amico, ma non si orienta: itaque quocumque ieram eodem revertebar, donec et cursu fatigatus et sudore iam madens accedo aniculam quandam, quae agreste holus vendebat" (Satyricon 6, 4), sicché in qualsiasi direzione mi fossi mosso, tornavo nel medesimo punto, finché stremato dalla corsa e già fradicio di sudore, mi avvicino a una vecchietta che vendeva verdura di campo.-eōdem revertebar: è la prima allusione al labirinto che viene nominato più avanti (73) e significa un andirivieni faticoso e senza progresso, o addirittura spaventoso, come quello tipico degli incubi.
  
Il disorientato Encolpio domanda all'anicula :"mater, numquid scis ubi ego habitem?" (7), mamma, sai dirmi dove abito?
 
 Questa domanda assurda può accostarsi a quanto chiede uno degli occupati del De brevitate vitae[3] di Seneca. Costoro sono dei maniaci impegnati in attività che, secondo l'autore, sono quanto meno futili e vane. Ebbene riguardo a uno di questi, un delicatus, per giunta, un raffinato, Seneca  riferisce di avere sentito "cum ex balneo inter manus elatus et in sella positus esset, dixisse interrogando ' iam sedeo'?" (12, 7), che sollevato a braccia dal bagno e posto su una sedia sembra abbia fatto questa domanda: "sono già seduto?".
 
 Petronio fa risaltare l'incongruenza che è fondamentale per l'umorismo[4] anticipando addirittura alcuni aspetti del nonsense di Edward Lear (1812-1888) che con i limericks[5] del suo A Book of Nonsense (del 1846) eleverà a sistema l'enunciazione dell'incongruo.
 
L'incongruo di oggi è il fatto che oggi diversi ex fascisti hanno ricordato con sdegno il rastrellamento degli Ebrei effettuato 79 anni fa dai nazifascisti. Vero è che poche ore fa la Segre ha abbracciato La Russa in Senato. Un altro nonsense,
 
Carlo Izzo  suggerisce che il " nonsense avanti lettera…è una costante nelle opere della letteratura inglese più lontane dall'influsso delle letterature continentali" e ne indica un esempio in "almeno una tra le filastrocche delle streghe" del Macbeth, quella che fa: una moglie di marinaio aveva nel grembiale delle castagne, e masticava, masticava, masticava. "Dammi qua" feci io. "Vai via strega !" grida quella carogna rimpinzata. Suo marito è andato ad Aleppo, capitano della Tigre. Ma io farò vela per colà imbarcata in uno staccio. And like a rat without a tail-I'll do, I'll do and I'll do" (I, 3), come un topo senza coda io farò e farò e farò.
 
La vecchietta fu divertita da quella battuta balorda (" delectata est illa urbanitate tam stulta") e rispose a tono con un altro nonsense:"quidni sciam?", perché non dovrei saperlo?, quindi si alzò e cominciò a precedere il giovane che la seguì:"divinam ego putabam "(7, 2), io la credetti inviata da Dio. In realtà procedettero verso un bordello dove quella anus urbana, vecchia civile, centonem reiecit , scostò una cortina di stracci che divideva le celle e impediva all'aria fredda di entrare, "et 'hic' inquit 'debes habitare'" (7, 2), è qui disse che devi abitare. La vecchia ha assunto il tono della profetessa. Ma di fatto è una ruffiana.
 
 Mentre Encolpio diceva di non conoscere la casa,  vide "quosdam inter titulos nudasque meretrices furtim spatiantes" (7, 3), certi tipi che si muovevano furtivamente tra le targhe e le puttane nude.
 
Sentiamo Huysmans:"Là lupanari dove i clienti girano intorno a donne nude che si esibiscono in piedi tra cartelli; mentre per gli usci mal chiusi delle stanze si intravvedono coppie sollazzarsi"[6].
 
 Eppure la prima impressione fatta  dalla vecchia su Encolpio è data da quel:" divinam ego putabam".
 Sia pur tardi, anzi troppo tardi, Encolpio capì di essere stato portato in una casino:"tarde, immo iam sero, intellexi me in fornicem[7] esse diductum (7, 4). Encolpio, dopo avere maledetto le insidie della vecchia si copre il capo e si mette a correre in mezzo al lupanare: proprio sull'ingresso (in ipso aditu) incontra Ascilto  arrivato per altra strada, ugualmente stanco e moribondo, probabilmente condotto dalla stessa anicula.
Si vede che in questo romanzo le Sibille devono morire (cfr. 48, 8), i frequentatori di bordelli cercano di non farsi riconoscere attraverso la velatio capitis, ma tutte le strade e tutte le guide portano in luoghi malfamati. La vergogna e la stanchezza mortali però non sono prese troppo sul serio: Encolpio saluta  Ascilto ridens e gli domanda che cosa faccia in un luogo tanto brutto.
Rconto di Ascilto
 Il compare di Encolpio racconta il suo iter: mentre cercava il loro alloggio era stato avvicinato da un pater familias che si era proposto, humanissime (8) con estrema cortesia di fargli da guida.
 
Siamo alla "prima apparizione degli uomini-donne, discendenti da quegli abitanti di Sodoma che furono risparmiati dal fuoco celeste"[8]. Ne seguiranno tante altre.
 
 Quindi il pater familias humanissimus lo condusse là, "prolatoque peculio coepit rogare stuprum" e, tirato fuori del denaro, cominciò a chiedere una prestazione sessuale.
 
Rogare nel senso di "corteggiare" era passato da Catullo (nec rogabit invitamcum rogaberis nulla , 8, 13 e 14) alla poesia elegiaca.
 
 Poco mancò che non raggiungesse lo scopo:"iam pro cella merĕtrix assem exegerat, iam ille mihi iniecerat manus, et nisi valentior fuissem dedissem poenas", già la meretrice aveva riscosso l'asse per la cella, già quello mi aveva gettato le mani addosso, e se non fossi stato più forte sarei dovuto soccombere.
 
Da questi primi capitoli si vede una forma di realismo impastato con elementi magici-sovrannaturali, alcuni aspetti della distruzione della ragione, e pure il prevalere del diritto del più forte, per ora fisicamente, in un mondo dove il sesso, degradato e guasto, si insinua dappertutto.
 
Sentiamo anche Bachtin:"Una particolarità molto importante della menippea è l'organico combinarsi di libera fantasia, di simbolismo e a volte dell'elemento mistico-religioso con un estremo e grossolano (dal nostro punto di vista) naturalismo sordido. Le avventure della verità sulla terra avvengono sulle strade maestre, nei lupanari, nei covi dei ladri, nelle taverne, sulle piazze dei mercati, nelle prigioni, nelle orge erotiche dei culti segreti, e così via. L'idea qui non teme nessun luogo sordido e nessuna bruttura della vita. L'uomo d'idea, il saggio, s'imbatte nell'espressione estrema del male, della degenerazione, della bassezza e della viltà del mondo. Questo naturalismo sordido appare, evidentemente, già nelle prime menippee. Già di Bione Boristenita[9] gli antichi dicevano che "per primo rivestì la filosofia dell'abito variopinto di un'etera". Molto di questo naturalismo sordido è in Varrone e Luciano. Ma lo sviluppo più ampio e completo questo naturalismo potè averlo solo nelle menippee, sviluppate fino al romanzo, di Petronio e Apuleio. La combinazione organica di dialogo filosofico, di sublime simbolismo, di fantasia avventurosa e di naturalismo sordido è la particolarità più notevole della menippea, che si conserva anche in tutte le successive fasi di sviluppo della linea dialogica della prosa romanzesca fino a Dostoevskij"[10].
Rovesciamenti:" Mutatus ordo est, sed nil propria iacet;/ sed acta retro cuncta [11] "; "versa natura est retro "[12].
 
Per quanto riguarda il rovesciamento delle figure tradizionali, si vede come l'autorevole e austero pater familias (8) si è ribaltato in un omosessuale violento e frustrato.
 
Bologna 15 ottobre 2022 ore 17, 25
giovanni ghiselli

p. s
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[1] Seneca, Oedipus , vv. 366-367, è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto va alla rovescia. 
[2] Seneca, Agamennone, v. 34, la natura è stata girata all'indietro.
[3] Del 49 d. C. circa.
[4] Un'interessante definizione del punto di partenza dellumorismo si trova ne Il lupo della steppa di H. Hesse:"Ebbene, ogni superiore umorismo incomincia col non prendere sul serio la propria persona" (p. 231).
[5] "Così comunemente si chiama la forma strofica usata dal Lear. Sembra derivi da un coro, in quel metro, nel quale figurava il nome della città irlandese di Limerick. Un "limerick" si compone di cinque versi (aabba), dei quali gli "a" sono tripodie e i "b" dipodie anapestiche. I "limericks" sono popolarissimi, e ne esiste un'incalcolabile quantità di anonimi". Do un paio di esempi di limerick, tratti dall'antologia del caro maestro C. Izzo:"C'era un vecchio sannita-disgustato della vita:-gli cantarono una ballata,-lo cibarono d'insalata,-e guarirono quel vecchio sannita". "C'era un vecchio dal mento barbuto-che disse:"l'ho sempre temuto!-Due gufi e un pollastrello,-quattro allodole e un fringuello-han fatto il nido nel mio mento barbuto" Storia della letteratura inglese, 2, p. 594 n. 1; 595 n. 2 e n. 3.
[6] Controcorrente, p. 44.
[7] fornicem: fornix è un sotterraneo a volta dove erano tipicamente situati i bordelli; infatti i giovani vi devono descendere. Su questo sostantivo si forma il verbo fornicare. In inglese c'è fornication di cui cito un'occorrenza suggestiva in Christopher Marlowe (1564-1693):"Thou hast committed…"- "fornication but that was in another country,-and besides, the wench is dead " (L'ebreo di Malta, IV, 1) "tu  hai… "fornicato; ma  fu in un altro paese e oltretutto la ragazza è morta.    
[8] M. Proust, Sodoma e Gomorra, p. 5.
[9] Filosofo vissuto tra il 325 e il 255 a. C., fu allievo di Teofrasto, ma è considerato inventore della diatriba cinica.
[10] M. Bachtin, Dostoevskij, p. 150.
[11] Seneca, Oedipus , vv. 366-367, è mutato l'ordine naturale e nulla si trova al suo posto; ma tutto va alla rovescia.
[12] Seneca, Agamennone, v. 34, la natura è stata girata all'indietro.

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