mercoledì 26 ottobre 2022

Sul Potere. II parte

Bertolt Brecht
PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT 
HELLENIKA QUI E GREEK QUI


Nella
Medea di Seneca la protagonista prova a chiedere giustizia con un processo equo ma Creonte, il re di Corinto, afferma il valore assoluto del suo ordine: "aequum atque iniquum regis imperium feras" (v. 195), giusto o non giusto, rassegnati all'ordine del re.
Infatti esso è insindacabile.
Medea prova a obiettare che l'iniquità è una base instabile per un regno:"iniqua numquam regna perpetuo manent" (v. 196), i regni iniqui non durano mai a lungo.
 L'iniquità consiste nel non ascoltare la parte avversa: "qui statuit aliquid, parte inaudita altera,/aequum licet statuerit, haud aequus fuit" (vv. 199-200), chi ha emesso una sentenza senza avere ascoltato l'altra parte, anche se ha decretato il giusto, non è stato giusto.
Del resto il tiranno che fa, ed ha paura (timet timentes, Seneca Oedipus, 706) ,  non lascia nemmeno parlare.
 
 Nell'Antigone di Sofocle la protagonista fa notare a Creonte che il suo gesto sarebbe approvato dal popolo se non fosse per la paura del tiranno:" Si potrebbe dire che a tutti questi questo/piace, se la paura non serrasse la lingua" (eij mh; glw'ssan ejgklh/voi fovbo" , vv. 504-505).
Il tiranno inceppa le lingue anche nel Macbeth: “This tyrant, whose sole name blisters our tongues” (IV, 2), questo tiranno, il cui solo nome, fa venire vesciche sulla lingua, afferma Malcom, uno dei figli del re Duncan ucciso da Macbeth. 
 
Nelle Storie di Erodoto la teoria antitirannica è attribuita al nobile persiano Otane il quale, durante il dibattito costituzionale, contrappone alla monarchia il potere del popolo che prima di tutto ha il nome più bello: " ijsonomivhn", poi non fa nulla di quanto perpetra l'autocrate: infatti in questa costituzione  ogni magistrato  ha un potere soggetto a controllo:" uJpeuvqunon de; ajrch;n e[cei" (III, 80, 6). Erodoto attraverso Otane formula già la teoria, poi riproposta da Polibio, secondo la quale la monarchia degenera inevitabilmente in tirannide.   Tra i sette nobili Persiani, quando ebbero parlato anche Megabizo, che propugnava l'oligarchia, quindi Dario, il quale  sosteneva la monarchia e l'inevitabilità della degenerazione sia della democrazia sia dell'aristocrazia (III, 82) verso le rispettive forme deteriori, prevalse quest'ultimo con l'argomento che a loro la libertà era venuta da un monarca. Allora Otane non entrò in lizza per diventare re, dicendo parole belle assai, una specie di manifesto dell'antisadismo:"ou[te ga;r a[rcein ou[te a[rcesqai ejqevlw" (III, 83, 2), infatti non voglio comandare né essere comandato.
 
Diodoro Siculo  (90-27)  racconta una cosa del genere a proposito degli Indiani: essi hanno una bella usanza introdotto dai filosofi: non ci sono schiavi e rispettano in tutti l’uguaglianza: “tou;~ ga;r maqovnta~ mhvq  j uJperevcein mhvq  j uJpopivptein a[lloi~  kravtiston e{xein bivon pro;~ aJpavsa~ ta;~ peristavsei~” (Biblioteca storica, 2, 39, 5), poiché quelli che hanno imparato a non prevalere e a non sottomettersi ad altri avranno una vita migliore in tutte le circostanze.
 
Una forte tendenza al rifiuto di obbedire è spesso accompagnata da una tendenza altrettanto forte al rifiuto di dominare e di comandare”[1] .
 
Sentiamo Bertolt Brecht:
“Io son cresciuto figlio
di benestanti. I miei genitori mi hanno
messo un colletto, e mi hanno educato
nelle abitudini di chi è servito
e istruito nell’arte di dare ordini. Però
quando fui adulto e mi guardai intorno
non mi piacque la gente della mia classe,
né dare ordini né essere servito.
E io lasciai la mia classe e feci lega
Con la gente del basso ceto”[2].
 
Credo di avere riconosciuto un’eco di questa  splendida affermazione nel film di Chaplin The great dictator (1940): un barbiere uguale nell’aspetto a Hynkel-Hitler, viene scambiato per il grande dittatore, deve fare un discorso che legittimi ed esalti la prepotenza del tiranno, presentato alla folla  come il futuro imperatore del mondo dal ministro della propaganda Garlitsch-Goebbels.
Ebbene il barbiere sosia del tiranno non rispetta la parte che gli hanno assegnato e dice: “I’m sorry, but I don’t want to be an emperor. That’s not my business. I don’t want tu rule or conquer anyone”, mi dispiace, ma io non voglio essere imperatore, non è il mio mestiere, io non voglio governare o conquistare nessuno.
E continua: “I should like to help everyone… greed has poisoned mens’s souls”, mi piacerebbe aiutare tutti…l’avidità ha avvelenato le anime umane.
  
Il film di Chaplin può essere connesso anche a un verso delle Baccanti di Euripide
Tiresia, nelle Baccanti, dà a Penteo questo consiglio: “non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini, ( mh; to; kravto" au[cei duvnamin ajnqrwvpoi" e[cein, v. 310). Il potere dunque non è potenza come il sapere non è sapienza :“to; sofo;n d’ ouj sofiva(Baccanti, v. 395). Queste sono parole del Coro.
  
La sapienza sa di vita. Sentiamo  il piccolo grande uomo del film Il grande dittatore: “Our knowledge has made us cynical, our cleverness hard and unkind. We think to much and feel to little. More than machinery we need humanity. More than cleverness we need kindness and gentleness”, la nostra conoscenza ci ha resi cinici, la nostra intelligenza duri e scortesi. Noi pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchinari abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di bontà gentilezza.
 

Bologna 27 ottobre 2022 ore 18, 56 giovanni ghiselli
p. s.

Statistiche del blog
Sempre1288724
Oggi215
Ieri314
Questo mese6230
Il mese scorso6934
 


[1] Hannah  Arendt, Sulla violenza, p. 41.
[2] Scacciato per buone ragioni in Poesie di Svendborg del 1939.

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXXI La fedeltà mal riposta. Il rimpianto della rosa bianca trascurata.

  Il sole aveva sbaragliato le nubi. Mi tolsi la maglietta per   l’abbronzatura che va ripassata, come le lezioni. Mi guardai il petto e i...