Dopo quello che ho visto con
raccapriccio difficile est saturam non scribere (Giovenale, I,
30). Vero è che indignatio facit versum (
Giovenale 1, 79). L’indignatio del resto suscita anche il riso,
seppure amaro, come ci insegna il Momus di Leon Battista
Alberti.
Tanto il riso quanto l’amarezza talora
hanno bisogno di usare le parolacce, e ne hanno sempre facoltà.
Io dunque prima di scrivere le mie lascive
canzonature satiriche dirette contro tanti imbecilli, profittatori e
delinquenti che insanguinano l’Italia e il mondo, mi giustifico, mi autorizzo e
rispondo preventivamente ai cretini ignoranti che mi accuseranno di
pornografia, e per di più replico retroattivamente a quanti mi hanno gà
accusato di oscena lascivia, citando alcuno dei miei maestri che non lesinavano
l’impiego di parolacce.
Baci pudichi
gianni
Socrate domanda a Strepsiade se dorma e se
abbia qualche cosa
Strepsiade: “oujde;n
ge plh;n h] to; pevo" ejn th'/ dexia'/ ”(Nuvole,
734), niente tranne il cazzo nella destra
Aristofane da cui ho preso spunto ha il
gusto delle parolacce, come tra I latini Catullo e Marziale
Catullo 16
Qui me ex versiculis meis putastis
Quod sunt molliculi, parum pudicum
Nam castum esse decet pium poetam
Ipsum, versiculos nihil necesse est (vv. 1 - 6)
(…)
Vos, quod milia multa basiorum
Legistis, male me marem putastis?
Pedicabo ego vos et irrumabo (12 - 14)
Quindi Ovidio:
Crede mihi, distant mores a carmine nostro -
Vita verecunda est, Musa iocosa mea (Tristia, II, 353 - 354)
Concludo con Marziale
I, 4 Lasciva est nobis pagina, vita proba (8)
I, 35
Versus scribere me parum severos
Nec quos praelegat in schola magister,
Corneli quereris: sed hi libelli,
tamquam coniugibus suis mariti,
non possunt sine mentula placere (1 - 5)
(…)
Quare deposita severitate
Parcas lusibus et iocis rogamus,
nec castrare velis meos libellos,
Gallo turpius est nihil Priapo (12 - 15)
Niente è più turpe di un Priapo castrato. Soprattutto se usa i droni per
ammazzare decine di persone sconosciute che fuggono in tutte le direzioni cercando
di scampare alla morte. Invano.
XI, 15
Hic totus volo rideat libellus
Et sit nequior omnibus libellis.
Qui vino madeat nec erubescat 3 - 5
(…)
Ludat cum pueris, amet puellas,
Nec per circuitus loquatur illa,
Ex qua nascimur, omnium parentem,
quam sanctus Numa mentulam vocabat.
Versus hos tamen esse tu memento
Saturnalicius, Apollinaris:
mores non habet hic meos libellus 7 - 13
Io non sono sanctus come Numa però ogni tanto mi capita di
menzionare mentula e pevo" (cfr. lat. penis) , pefino in italiano
. Soprattutto di riferirla alla testa di certa gente
Salute a tutti i buoni dotati di mitezza e di forza
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