Umano è
sapere che la campana suona per tutti
Una
splendida idea dell'humanitas del circolo scipionico che è
stata e sarà ripresa nei secoli dei secoli: in Devotions upon Emergent
Occasion di John
Donne (1572 - 1631), per esempio, leggiamo:" Nessun uomo è un'isola conclusa
in sé; ogni uomo è una parte del Continente, una parte del tutto. Se il mare
spazza via una zolla, l'Europa ne è diminuita, come ne fosse stato spazzato via
un promontorio (…) la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io
appartengo all'umanità, e quindi non mandare mai a chiedere per chi suona la
campana ("for whom the bell tolls"[1] );
suona per te.
"La
comprensione permette di considerare l'altro non solo come ego alter,
un altro individuo soggetto, ma come alter ego, un altro me stesso
con cui comunico, simpatizzo, sono in comunione. Il principio di comunicazione
è dunque incluso nel principio d'identità e si manifesta nel principio di
inclusione"[2].
Insomma: ama il prossimo tuo perché è te stesso.
Umano è
imparare dalle disgrazie e dai mali subìti a non infliggere il male a nessuno.
Disumano è danneggiare gli umani.
Umana
è Didone, disumano Enea (Eneide, IV)
Enea
viene salvato dalla compassione, quella di Didone che però non è in alcun modo
ricompensata dall’esule troiano.
La regina
che ha fondato Cartagine prima di decadere a donna abbandonata esprime con
queste parole il suo tw/' pavqei mavqo" : "non ignara mali miseris succurrere
disco ", Eneide, I, 630, non ignara del male imparo a
soccorrere gli sventurati.
Un soccorso
che verrà mal ricompensato dal “pius” Enea, antenato di Augusto, secondo
i suoi panegiristi, Virgilio compreso.
L’autore che
scrive quale panegirista del despota non può avere lo spessore etico, e neppure
estetico, di chi scrive con la prospettiva di un popolo che lo legge o lo
ascolta, come avevano i tre auctores maximi: Eschilo, Sofocle,
Euripide, e pure Aristofane.
L’ humanitas della
compassione viene affermata dalle prime parole del Decameron :
"Umana cosa è l'aver compassione degli afflitti. Umano aiutarli
Disumano è odiare e danneggiare gli esseri umani. Umano è amarli e
aiutarli.
Cicerone nel
III libro del De Officiis dice che l'umanità è un unico
corpo del quale i singoli individui sono le membra. Dobbiamo aiutare l'uomo
perché ogni uomo è parte di noi stessi :"Etenim multo magis est
secundum naturam excelsitas animi et magnitudo itemque comitas, iustitia,
liberalitas quam voluptas, quam vita, quam divitiae, quae quidem contemnere et
pro nihilo ducere comparantem cum utilitate communi magni animi et
excelsi est. Detrahere autem de altero, sui commodi causa, magis est contra
naturam quam mors, quam dolor, quam cetera generis eiusdem "(III,
24). Infatti è molto più secondo natura l'elevatezza e la grandezza d'animo, e
parimenti la cortesia, la giustizia, la generosità, che il piacere, che la vita
stessa e le ricchezze; quindi disprezzare questa roba e valutarla nulla
paragonandola con l'utilità comune è proprio di un animo grande ed elevato.
Sottrarre invece a un altro per il tornaconto proprio, è più contro natura che
la morte, il dolore e altre cose del medesimo genere.
E più avanti
(III, 25):" ex quo efficitur hominem naturae oboedientem homini
nocere non posse ",
da ciò deriva che l'uomo il quale obbedisce alla natura non può nuocere
all'uomo.
Marco Aurelio, imperatore
(161 - 180 d. C.) e filosofo, scrive (A se stesso , II,
1): noi siamo nati per darci aiuto reciproco ("pro;"
sunergivan"),
come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque
l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n
ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin").
Marco
Aurelio inoltre dice a se stesso: “ bada a non cesarizzarti: “ o{ra mh;
ajpokaisarwqh'/" "
( A se stesso, VI, 30)
Antigone del 442. Antigone
si oppone al tiranno e va incontro alla propria morte per dare al
fratello la sepoltura vietata.
Ci sono parole di umanesimo in questa tragedia, parole di Antigone:
" ou[toi
sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), certamente non sono nata per
condividere l'odio, ma l'amore.
Sull'amore
umanistico, sull'amore per l'umanità e per la vita, ha scritto parole sante
E. Fromm:"In realtà,
esiste soltanto l'atto di amare ; e amare è un'attività produttiva,
che implica l'occuparsi dell'altro, conoscere, rispondere, accettare, godere,
si tratti di una persona, di un albero, di un dipinto, di un'idea. Significa portare
la vita, significa aumentare la vitalità dell'altro, persona od oggetto che
sia. E' dunque un processo di autorinnovamento, di autoincremento"[3].
In un altro
libro lo psicoanalista sostiene che "Antigone rappresenta
l'umanità e l'amore; Creonte, il despota totalitario, l'idolatria dello Stato e
l'ubbidienza"[4].
Inoltre:
"Esiste un umanesimo greco, al quale dobbiamo opere come l'Antigone di
Sofocle, una delle più alte tragedie ispirate a quest'atteggiamento; in essa,
Antigone rappresenta l'umanesimo e Creonte le leggi disumane che sono opera
dell'uomo"[5].
Questa
assegnazione dei ruoli invero è discutibile.
Legge
naturale e personale per Antigone è l'inclinazione ad amare, mentre il bando di
Creonte è un editto di odio. La fuvsi" di Antigone non riconosce come
naturale il khvrugma di Creonte.
Un’opinione
diversa, anzi opposta sulle leggi scritte che sondo Antigone non soono mai
valide quanto quelle non scritte, si trova nelle Supplici di
Euripide, Teseo propugna la democrazia e dice all’araldo tebano mandato da
Creonte che quando c’è un tiranno non esistono più leggi comuni (novmoi - koinoiv, vv. 430 - 431).
E procede: “gegrammevnwn de; tw'n novmwn o{ t’ ajsqenh;~ - oJ
plouvsiov~ te th;n divkhn i[shn ecei ” (vv.
433 - 434), quando ci sono le leggi scritte il debole e il ricco hanno gli
stessi diritti.
Disumano e
barbarico è ammazzare i bambini
Chi sono i
veri barbari ignari di umanesimo secondo la vedova di Ettore.
Andromaca,
la madre dolorosa delle Troiane di Euripide, quando sa che i
Greci hanno deciso di ammazzare suo figlio, il piccolo Astianatte, accusa gli
Elleni di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j
ejxeurovnte~ [Ellhne~ kakav - tiv tovnde pai`da kteivnet j oujde;n
ai[tion; o Greci
inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di
niente? (vv. 764 - 765).
Coloro che
approvano l'uccisione dei bambini chiunque siano i loro genitori, Troiani o
Palestinesi, o Ebrei, sono non soltanto tangheri, ma aggiungo barbari e
orribili canaglie.
Cfr. I
fratelli Karamazov dove Ivan ricorda le sofferenze dei bambini e
sostiene che per evitarle si deve rinunciare anche all’armonia: “ sta bene che
debbano soffrire tutti, per comperare a prezzo di sofferenze l’armonia futura;
ma dimmi, che c’entrano i bambini? Dimmelo per piacere! E’assolutamente
incomprensibile che debbano soffrire anche loro e acquistare a prezzo delle
loro sofferenze questa armonia (V, 4, p. 317)
Umano è
leggere i classici. Umano è l’umanesimo. Umano è essere pronti
Che cosa
regalare, oltre il dono dell’affetto, per queste feste comandate.
Io
festeggio la rinascita del Sole che è, nel visibile, quello che è Dio, il
massimo Bene, nell’intellegibile.
Con il
crescere della luce finisce il mio scontento per la decrescita della sua forza
e del suo splendore, un malinconico calare quotidiano che durava da sei mesi.
Torniamo ai
regali, per chi vuole farli. Non panettoni, o capitoni, o vestiti
innecessari, non pupazzi goffi con bizzarre streghe o befane, ma
libri.
Umano è
leggere i classici. Umano è essere pronti
Orazio nell’Ars
poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu,
versate diurna” (vv. 268 - 269), voi leggete e rileggete i modelli greci,
di notte e di giorno.
Magari fate
delle scelte di volta in volta, ma per farle bisogna avere una visione
d'insieme delle opere dei classici latini greci e moderni.
Essere
pronti è tutto : the readiness is all, come dice Amleto a Orazio (Hamlet,
V, 2).
Leggete
dunque, leggete quanti siete umani.
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