il culto della Magna Mater |
Prima parte della conferenza che terrò il 3 febbraio nella biblioteca Pezzoli
di Bologna dalle 17
La Magna
Mater mediterranea
Artemide
signora delle belve
Era e Tetide
però sono subordinate a Zeus
Nell’Iliade (VIII
se. A. C.) la donna esiste come femmina umana e come divinità femminile,
sostanzialmente subordinata a quella maschile, sebbene non manchi qualche
sporadico ricordo della Magna Mater mediterranea, la povtnia prevalente
sul maschio paredro, che le siede accanto al secondo posto.
Vediamo
di che si tratta.
La grande
madre mediterranea.
Di questa
Signora suprema che risale al tempo della civiltà minoica, pregreca, si trova
una traccia in Iliade XXI, 470 dove Artemide è
chiamata povtnia qhrw'n, signora delle belve.
Il
termine povtnia (presente anche nell’ Odissea in
I, 14 per esempio, a proposito della nuvmfh Calipso ) contiene un'idea di
potenza: doveva essere un appellativo della Magna Mater mediterranea
signora del mondo.
[Artemi" del
resto era solo uno dei molti nomi dati alla matriarca primordiale che infatti
il protagonista del Prometeo incatenato invoca come "Qevmi" - kai gai'a, pollw'n ojnomavtwn morfh; miva," Temide e Gea, una sola forma
di molti nomi (vv. 209 - 210).
Tale dea, la
Grande Madre chiamata in vari modi, doveva essere in origine anche Giocasta la
moglie - madre di Edipo che Omero menziona quale "kalh;n jEpikavsthn, la bella
Epicasta (Odissea, XI, 271).
Con
questa incestuosa regina di Tebe siamo a due soli nomi che nell'Antigone vengono
funzionalizzati:"mhvthr kai; gunhv diplou'n e[po"" (v.53), madre e moglie,
doppio nome.
Nelle Baccanti di
Euripide la "povtna qew'n" (v. 370) è diventata " JOsiva" , la
Pietà dionisiaca, di un culto seguito dalle donne, le menadi seguaci di Bacco,
un dio e una religione cui Penteo dichiara guerra, e la perde con la propria
vita.
Nelle Metamorfosi di
Apuleio, Iside, la divinità egizia ai cui riti viene iniziato Lucio dopo varie
peripezie, tornando da asino uomo, fa l'elenco dei nomi con i quali la dea
viene chiamata e venerata presso i vari popoli:" primigenii
Phryges Pessinuntiam deum matrem, hinc autocthones Attici Cecropeiam
Minervam, illinc fluctuantes Cyprii Paphiam Venerem, Cretes
sagittiferi Dictynnam Dianam, Siculi trilingues Stygiam Proserpinam,
Eleusinii vetustam
deam Cererem, Iunonem alii, Bellonam alii, Hecatam isti, Rhamnusiam illi,
et qui nascentis dei Solis inchoantibus inlustrantur radiis Aethiopes utrique
priscaque doctrina pollentes Aegyptii caerimoniis me propriis percolentes appellant
vero nomine reginam Isidem "(XI, 5), i Frigii primigeni mi
chiamano madre degli dèi di Pessinunte[1], qui gli autoctoni Attici Cecropia
Minerva, di là i Ciprioti marittimi Venere Pafia, i Cretesi sagittari Diana
Dictinna, i Siculi trilingui Stigia Proserpina, gli Eleusini antica dea Cerere,
altri Giunone, altri Bellona, questi Ecate, quelli Ramnusia; e quelli che
vengono rischiarati dai primi raggi del sole nascente, e gli uni e gli altri
Etiopi, e gli Egizi ricchi di antica sapienza, onorandomi con le cerimonie che
mi sono proprie, mi chiamano con il vero nome "regina Iside".
Che la
figura femminile sia stata predominante in una fase della storia "non è
inconcepibile se si pensa alla corrispondenza tra il greco gunhv 'donna' e
l'inglese queen 'regina'[2].
Il romanzo
di Apuleio insegna che una vita senza Iside è una vita da asino.
Ma nell’Iliade, di
fatto, le divinità femminili sono subordinate a quelle maschili, ed Era,
per conseguire un suo scopo non può dare ordini ma deve ricorrere alla cosmesi,
al trucco, all’inganno, alla seduzione, alla lusinga nei confronti di Zeus (Iliade XIV,
170 ss.).
Era prima si
lava, si unge, si pettina, si veste si infila attraverso i lobi ben bucati gli
orecchini (e{rmata) a tre perle grosse come una mora, poi va da Afrodite
che le dà per il petto una fascia ricamata dove c’è l’amore (filovth"), il desiderio ( i{mero") e la seduzione (pavrfasi") che ruba il senno anche ai
saggi (217). Poi va da Zeus che quando la vede nomina una decina di altre
amanti dicendo che nessuna di loro (Dia, Europa, Danae, Semele, Alcmena,
Semele, Demetra, Latona) gli è mai piaciuta tanto. Neppure la stessa Era Zeus
ha mai desiderato come in quel momento - oujde; seu' aujth'" - w" sevo nu'n e[ramai (327 - 328)
Nel I
canto Tetide deve implorare l’onnipotente per impetrare un favore al
figlio cui è stato negato l’onore meritato con il valore.
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