Due
disumani: il ciclope Polifemo di Omero e il pescatore di Pinocchio
Anticipo
alcune parti della conferenza che terrò nel Liceo classico M. Tondi di San
Severo durante la notte di Licei (17 gennaio 2020)
Seguirà il
percorso intero
Che cosa è
umano
Umano è imparare dal dolore
Impara il
vedovo di Alcesti, Admeto che ha chiesto alla moglie di sostituirlo nella
morte. Ma, ottenuta la sopravvivenza, soffre la desolazione nella quale è
rimasto e dice:"lupro;n diavxw bivoton: a[rti manqavnw", condurrò una vita penosa:
ora comprendo (v.940). In seguito, come si sa, gli verrà restituita la compagna
dalla possa di Eracle.
Anche Il lunatic king [1] di Shakespeare, re Lear, impara, attraverso le proprie sofferenze, ad
ascoltare vedere e compatire le sofferenze degli altri.
Lear nel dolore scopre i poveri e diviene capace di carità: “Poor naked
wretches (…) O, I have ta’en/ too litle care of this! take physic, pomp;/ expose yourself to
feel what wretches feel,/ that thou may’st shake the superflux to them”,
poveri disgraziati (…) O, io mi sono preso troppa poca cura di voi! pompa regale prendi la medicina,
rimani allo scoperto e senti quello che sentono i poveri, perché tu possa
scuoterti di dosso il superfluo e darlo loro ( Re Lear, III, 4, 28
- 36).
Umano è il padre
che non confonde il suo ruolo con quello di padrone.
E’
interessante quello che dice la giovane sposa Panfile al padre Smicrine
negli Epitrepontes di Menandro:
"se non riesci a persuadermi mentre mi vuoi
salvare
puoi essere giudicato un padrone invece che un padre (oukevti path;r
krivnoi j ajlla; despovth")"(510 - 511).
Un'affermazione
moderna che ha avuto un seguito fino ai nostri giorni (penso al libro di G.
Ledda, e al film derivatone, Padre padrone ) ed ha un
riscontro puntuale in Terenzio che
negli Adelphoe fa dire al buon educatore Micione:
"Hoc
patriumst, potiu' consuefacere filium
sua sponte
recte facere quam alieno metu:
hoc pater ac dominus interest. Hoc qui nequit
fateatur
nescire imperare liberis "(74 - 77), questo è dovere del padre, abituare il figlio a
comportarsi bene per volontà sua piuttosto che per paura degli altri: in questo
il padre differisce dal padrone. Chi non sa fare questo, ammetta di non saper
guidare i figlioli.
Umane sono
le buone maniere, la cortesia, il garbo, l’urbanitas. Umano è essere ajstei'o", urbanus, non a[groiko" o rusticus, tanto
meno ferus come la vecchia canaglia che scatena i droni portatori
di morte.
Disumano è
il maleducato il rozzo, come pure lo snob[2] il
quale cerca di ostentare titoli denaro e posizioni di vertice che non ha.
Disumano è
il bestiale Polifemo che mangia gli ospiti.
I Ciclopi sono ingiusti e violenti, non
piantano, non arano, ma là tutto nasce inseminato e inarato
"non
hanno assemblee deliberative, nè leggi
ma abitano sulle cime di
alti monti
in caverne profonde, e
ciascuno dà leggi
ai figli e alle mogli, né si
curano l'uno dell'altro"(Odissea , IX, 112 - 115).
Quando andavo a scuola i presidi e i professori
fascisti dicevano: “a scuola non si fa politica”. Fascisti e ciclopici.
Quello del Ciclope è il primo ritratto dell'uomo
impolitico e del tutto asociale che la grecità, almeno quella ateniese fino a
Menandro, biasima: Tucidide (II,
40, 2) fa dire a Pericle:"Siamo i soli infatti a considerare non
tranquillo ma inutile (oujk ajpravgmona, ajll ; ajcrei'on) chi non si interessa degli affari pubblici".
Il tipo di Polifemo si trova anche nel pescatore del
capitolo 28 di Le avventure di Pinocchio di Collodi.
Pinocchio dunque “nel tempo stesso vide uscire
dalla grotta un pescatore così brutto, ma tanto brutto tanto brutto, che pareva
un mostro marino. Invece di capelli aveva sulla testa un cespuglio foltissimo
di erba verde; verde era la pelle del suo corpo, verdi gli occhi, verde la
barba lunghissima, che gli scendeva fin quaggiù. Pareva un grosso ramarro ritto
su i piedi di dietro”.
Con la rete tira su dal mare Pinocchio che
nuotava vicino alla sua grotta e lo trova in mezzo a tanti pesci. Prima lo
scambia per un granchio, poi, smentito, gli dice: “siccome vedo che sei un
pesce, che hai la fortuna di parlare e di ragionare, come me, così voglio
usarti anch’io i dovuti riguardi”
- E questi
riguardi sarebbero? - domanda il burattino.
- In segno di
amicizia e di stima particolare, lascerò a te la scelta del come vuoi essere
cucinato. Desideri essere fritto in padella, oppure preferisci di essere cotto
nel tegame colla salsa di pomidoro?” Così risponde il mostro.
Ricorderete sicuramente il dono promesso da Polifemo a
Odisseo che gli ha detto di chiamasi Nessuno (Ou\ti", Odissea, IX,366) e gli ha offerto un vino squisito e
terribilmene (aijnw'") gradito: “Ou\tin ejgw; puvmaton e[domai meta,
oi|" ejtavroisi - tou;" d j‘ a[llou" provsqen: to; d j toi
xeinhvïon e[stai (369
- 370), Nessuno mangerò per ultimo dopo i compagni, - gli altri prima:
questo sarà il dono ospitale.
Il mio dono
ospitale ai visitatori del blog sono invece queste brevi note
Baci
gianni
[2] Lo snobismo è connotato dalla affettazione, del posare dovuto
a mancanza di gusto e a cattiva. Lo
snobismo è connotato dalla affettazione, del posare dovuto a
mancanza di gusto e a cattiva educazione: nella Ricerca di
Proust il personaggio sine nobilitate è Bloch : “ciò che si chiama
la mala educazione era il suo difetto capitale, e quindi il difetto di cui non
si accorgeva…Bloch era maleducato, nevrastenico, snob” (All’ombra delle
fanciulle in fiore, p. 344).
Viceversa Saint
Loup aveva “un modo di concepire le cose per il quale non si fa più conto di
sé, e moltissimo del “popolo”; insomma, tutto l’opposto dell’orgoglio
plebeo…Lui, in ogni circostanza, faceva quel che gli riusciva più gradevole,
più comodo, ma immediatamente gli snob lo imitavano” (p. 351).
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