Ο Σωτήρ, "il Salvatore", icona ortodossa |
Matteo Salvini, Matteo Renzi,
Euripide e Sofocle
Il potere non è potenza
La prepotenza è ancora meno del
potere; è addirittura debolezza e malattia
Il cognome di Matteo Salvini inizia
con le stesse lettere del nome “salvezza”. Molti Italiani, confusi dalla
comunanza delle prime lettere, lo hanno votato a lungo. I meno incolti lo
soprannominavano addirittura Sotér - Salvatore - come quel Tolomeo, amico e collaboratore
di Alessandro Magno, che dalle conquiste del Macedone tenne l’Egitto tramandato
e rimasto ai suoi discendenti fino a Cleopatra.
A un certo punto però questo
Matteo, ha infirmato la propria testa montandosela a dismisura, come fece tempo
fa quell’altro Matteo.
Quindi sulla presunzione di
salvezza è prevalsa l’impressione della mattana con la supremazia del nome sul
cognome. Sicché sono passati entrambi dal clangore delle buccine trionfali che
li esaltava al constans rumor che non ne esclude più la
caduta, anzi ne precorre l'evento.
Questo ovviamente è solo uno
scherzo. Ne ho tratto spunto dal detto nomen omen e
ancora più dai vv.989 - 990 delle Troiane di
Euripide, quando Ecuba dice a Elena, che cercava di giustificarsi incolpando
Afrodite: “in realtà il movente dell’adulterio è stata la tua follia erotica (ajfrosuvnh)”
Non per niente le due parole
cominciano con le medesime lettere:
infatti
tutte le stoltezze sono Afrodite per gli uomini; e il nome della dea comincia
giustamente come quello di follia: “ta;
mw'ra ga;r pavnt' ejsti;n
jAfrodivth brotoi'" - kai; tou[nom' ojrqw'"
ajfrosuvnh" a[rcei brotoi'")”.
Dunque ho scherzato. Non scherzo
invece attribuendo le sconfitte dei due politici ricordati sopra all’hybris cui
sono giunti entrambi pur in modo diverso.
Traduco
e cito seriamente la prima antistrofe (vv.873 - 882) del secondo stasimo dell’Edipo re di
Sofocle. Prima la parafraso in corsivo
E' un anatema dell'u{bri" madre del tiranno, la prepotenza che, si
colma di vani orpelli e sale sui fastigi sdrucciolevoli del potere ma poi,
priva com’è di una base solida , precipita in un abisso scosceso da dove il
piede gonfio della sua tracotanza non può risollevarla. Il coro chiede al dio
di mantenere viva la nobile gara democratica e ginnica, benefica per la città.
Quindi
traduco letteralmente
:"La
prepotenza fa crescere il tiranno - u{bri~
futeuvei tuvrannon - , la
prepotenza/se si è riempita invano di molti orpelli/che non sono opportuni e
non convengono/salita su fastigi altissimi/precipita nella necessità
scoscesa/dove non si avvale di valido piede./La gara benefica per la
città,/prego dio di non/interromperla mai;/dio non cesserò mai di averlo
patrono".
La
conclusione riprende, ad anello, la premessa.
Il
potere non è potenza. La prepotenza è addirittura debolezza e malattia.
giovanni
ghiselli
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