Kerkís, teatro antico in scena: Ione di Euripide, 2012 |
A Pesaro vivo come Ione custode del tempio di Delfi nella tragedia di
Euripide. Mi alzo quando Elio dalla sua quadriga lucente fa brillare
il mare, tutta la terra e illumina pure lo studio mio orientato verso il primo
fra tutti gli dèi con una delle due finestre.
Dopo i lavacri nei gorghi
inargentati della Castalia domestica, inizio una nuova giornata di ininterrotta
devozione. Mi attendono ore di studio, con la bocca che osserva il
silenzio rituale. Attendo alle fatiche sante cui mi sono consacrato fin da
fanciullo quando la zia severa, una specie di Pizia, arcanamente sentenziava
che ero un intelligente - deficiente se primeggiavo a scuola, altrimenti ero un
povero deficiente e nient’altro. In questo caso mi avrebbe ignorato
come faceva con altri nipoti. Io l’ammiravo e le davo retta
Però coltivavo anche la
bicicletta, la corsa e il nuoto dove pure avevo talento, senza dirlo a lei, ma
sempre onorando il dio delfico. Consacrai dunque la mente al sapere, al
"Conosci te stesso" di Delfi, e il corpo alla dea Salute. Ora che
sono rimasto senza zie, né nonni, né mamma, né babbo, vengo a custodire il
santuario del nostro gevno" in
questa casa di Pesaro. Studiando almeno sei ore al giorno e muovendo le gambe
di corsa ciclistica e podistica per almeno altre due. Il nuoto solo nel mare
estivo.
Compio il servizio giornaliero
senza stancarmi: so che i miei morti mi approvano e pure molti vivi su questo
blog. Servo la stirpe con una fatica bella , e gloriosa per me - kleino;" oJ povno" moi (Ione 131).
Turpe ed empio sarebbe invece ingozzarmi e ubriacarmi nei cenoni turbati,
andare a fare compere coatte per bancarelle e negozi, ascoltare e
dire idiozie. Lo fanno coloro che non sanno quello che fanno, né perché vivono,
né chi sono. Lontano dalla pazza folla,-Far from the madding
crowd-non mi stanco mai di queste fatiche sante e propizie. Talora faccio
una pausa spazzando il pavimento di questo tempio con una ramazza d’alloro-davfna" ojlkoi'" - (Ione 145) sempre
in onore del dio e dei miei Mani. La scopa serve anche a tenere
lontani i piccioni perché non insozzino le offerte votive che lascio sul
davanzale e nel giardino. Li caccio senza fare loro del male in quanto so che
il loro volo può venire a portarmi le voci degli dèi.
Poi torno a studiare poiché
non posso smettere di servire la mente che mi nutre del cibo che quasi solum è
mio.
La luce degli occhi belli - kalliblevfaron fw'" - (189) delle
mie consanguinèe mi illumina dalle icone appese sulle pareti di questo tempio e
mi stimola a procedere nella fatica santa del mio devoto eremitaggio pesarese.
Sono lo scudiero di queste donne e delle altre che ho amato.
Vedo la zia Giulia che mi portava a
Moena, in via Damiano Chiesa 11, quando ero bambino e mi aiutava contro il caos
interno impugnando lo scudo con la Gorgone, come faceva Atena contro il
maledetto Encelado (Ione 209-210).
C’è anche un quadro di Fulvio che con i tirsi incoronati di edera-kissivnoisi bavktro" - ( Ione, 218) mi aiutava a tenere in
rispetto la canaglia dei Titani , dei Giganti e di tutti i mostri eterni
nemici della cultura. Ora l’ombelico del mio mondo antico è questa casa di
Pesaro dove abitai fanciullo e iniziai le mie imprese.
L’ amico Claudio mi diede della
femmina per la mia sensibilità delicata e aggiunse che dovevo essere
pure lesbica perché mi piacciono molto le femmine umane.
“ta;
ga;r gunaikw'n duscerh' pro;" a[rsena", - kajn tai'" kakai'sin
ajgaqai; memigmevnai -misouvmeq - ou{tw dustucei'" pefuvkamen“
(Ione, 398-400).
“Le donne hanno difficoltà con i
maschi, e noi buone mescolate con le cattive siamo odiate: in questo
modo siamo nate sventurate”.
Questo dice Creusa al figlio che ha
avuto in seguito alla violenza subita da Apollo. La madre, una principessa
ateniese, dovè abbandonarlo neonato e anni dopo per caso lo incontra
adolescente senza riconoscerlo nel santuario delfico da lui custodito. Si
tratta appunto di Ione il ragazzo eponimo della tragedia di Euripide.
Oggi voglio interrogare l’oracolo:
il giorno è propizio.
Ora le cose vanno bene: ho
studiato, andrò a pedalare fino alla povera mensa di Fano passando per i colli,
una trentina di chilometri, poi studierò di nuovo. Tra le 20 e le 21
correrò da questo viale della Vittoria al porto canale e ritorno. Sei
chilometri circa. In religiosa solitudine.
A Bologna mi aspettano buone
compagnie di femmine e di viri. Non tanti ma buone e buoni Mancano solo gli
infanti.
ajll j, ejpei; kratei'", - ajreta;" divwke (Ione, 439), dico
a me stesso, se hai della forza, segui la virtù. Non maltrattare nessuno.
Parole sante. Parole di Euripide rivolte da Ione ad Apollo quando ha saputo
della violenza inflitta alla donna.
Parole anche mie, rivolte a me
stesso. Non sono pentito della mia delicatezza.
baci
gianni
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