“la Repubblica” di oggi 16
gennaio, in prima pagina: Incontro con il Papa. “la Chiesa obbligata a
diventare più moderna: stare con i poveri e i deboli, non con i ricchi e i
forti”. I Papi che parteggiavano per i ricchi e i forti e li supportavano
contro i poveri e i deboli non erano vicari di Cristo, anzi ciascuno di loro
era un Anticristo come quello ispirato dal demonio nell’affresco di Luca
Signorelli del Duomo di Orvieto (1499-1502)
Papa Francesco, grazie a Dio,
ha ritrovato il paradigma mitico del poverello di Assisi ed è come lui Imitator Christi.
A p. 2 si legge: “L’autorità
non è comando ma coerenza. Gesù aveva autorità perché c’era coerenza tra quello
che insegnava e quello che faceva”. Nel giornale queste parole non sono
virgolettate ma sembra siano del Papa. Mi permetto di suggerire un’aggiunta, dato
che gli voglio bene. Credo che la
coerenza non basti. Per acquisire autorevolezza ci vogliono intelligenza, onestà
e cultura. Magari anche bellezza. Ma questa si accompagna sempre alle qualità
morali e intellettuali: come capirono i Greci “intendentissimi del bello” unificando
in una crasi la bellezza con la bontà.
Il denaro e il potere che non
piacciono né a Bergoglio né a me non danno autorevolezza a chi li possiede bensì
autoritarismo.
Intervengo spesso in lode di
questo autentico vicario di Cristo perché mi sdegno quando ne sento dire male
da falsi cristiani : Bergoglio come Gesù è stato posto nel soglio dove si trova
in signum cui contradicetur (N. T.
Luca 2, 34) in segno di contraddizione, ut revelentur ex multis cordibus
cogitationes (35) perché siano svelati i pensieri di molti cuori.
Le valutazioni date su Papa Francesco
costituiscono un test di buona o malafede cristiana
giovanni ghiselli
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