martedì 26 luglio 2022

Eracle di Euripide nona parte.


 

Terzo episodio (701-734)

Lico trova Anfitrione fuori da casa e gli chiede di chiamare Megara e i figli per ammazzare tutti. Il vecchio finge rassegnazione

Anfitrioned racconta che Megara è supplice davanti ai santi gradini di Estia. Ella invoca invano il marito morto che non può tornare a meno che un dio lo resusciti, dice con ironia tragica ben chiara allo spettatore. Anfitrione non vuole portare fuori Megara per non essere complice del delitto, e Lico decide di entrare lui con le guardie (725).

Il vecchio padre putativo rimasto solo commenta: aspettati facendo del male di avere un risultato cattivo (727) prosdovka de; drw'n kakw'"-kakovn ti pravxein (727-728). Il contrappasso.

Poi  annuncia al coro che la cosa procede bene: Lico incapperà nei trafiggenti lacci delle reti- brovcoisi  d’ ajrkuvwn genhvsetai- xifhfovroisi-

 

 Cfr Agamennone di Eschilo "ajll j a[rku" hJ xuvneuno"" dell'Agamennone  (v. 1116): ma una rete è la compagna di letto.

 

 Anfitrione entra pregustando il piacere di vedere oJ pagkavkisto" , il nemico, tivnwn divkhn, mentre paga il fio dei suoi misfatti.

 

Terzo stasimo  (735-  815)

Il coro esulta: c’è una metabola; kakw'n (735) un trasferimento dei mali, il grande signore di prima fa tornare indietro la vita dall’Ade (736). E’ una metafora agonale

Giustizia e destino degli dèi che fluisce indietro (palivrrou" povtmo", 739)

Lico pagherà il fio con la morte

Le gioie fanno sgorgare lacrime ( carmonai; dakruvwn e[dosan ejkbolav" (742).

Cfr. Elena dove Menelao  piange di gioia: "le lacrime sono la mia gioia (ejma; de; carmona; davkrua): hanno una maggior quantità di  /piacevolezza che di dolore"(654-655).

 

Si sente Lico che grida ijwv moiv moi

Dunque qavnato" ouj povrsw (752), la morte non è lontana.

Lico grida  dall’interno, ajpovllumai dovlw/ (754) , vengo ucciso a tradimento.

Il coro gli fa presente il contrappasso: tu volevi uccidere: ajntivpoina d j ejktivnwn- tovlma (755-6) sopporta di pagare il compenso, scontando quello che  hai fatto.

Il coro confuta l’ipotesi insensata di alcuni –a[frona lovgon-  secondo la quale ouj sqevnousin qeoiv, gli dèi non sono potenti  (759)

Lico è morto e i coreuti si invitano a volgersi alla danza pro;" corou;" trapwvmeqa (761).

Danze (coroiv) e feste con banchetti qalivai stanno a cuore (mevlousi) alla sacra città di Tebe

Il cambiamento delle lacrime, il cambiamento degli eventi hanno generato dei canti (768). Eracle ha lasciato il porto dell’Acheronte e la speranza è tornata al di fuori di ogni aspettativa- dokhmavtwn ejkto;" h\lqen ejlpiv" (771)

L’oro (crusov") e il successo (eujtuciva) spingono i mortali fuori dalla ragione traendosi dietro un potere ingiusto (773-775)

Nessuno osa guardare le vicissitudini del tempo: chi trascura la legge e favorisce l’illegalità, fracassa il tetro carro dell’opulenza (e[qrausen o[lbou kelaino;n a{rma, 780). Il testo qui probabilmente è corrotto.

 

Il coro poi invoca i luoghi sacri del paesaggio tebano e beota non senza Delfi che pure è nella Focide: l’Ismeno, il fiume, deve ornarsi di corone, le strade levigate xestai; ajguiaiv della città dalle sette porte eJptapuvlou povlew" e la fonte Dirce dalla bella corrente 784:  esultate e voi figlie dell’Asópo (fiume della Beozia), lasciate le acque del padre e venite a cantare con me, to;n   JHeraklevou" kallivnikon ajgw'na (789) la gara di Eracle dalla bella vittoria. 

Segue l’invito alla roccia boscosa di Pito e alle dimore delle Muse dell’Elicona: verrete con lieto canto alla mia città, dove apparve la stirpe degli Sparti, schiera (lovco") di guerrieri dai bronzei scudi e lascia la terra ai figli dei figli, luce sacra per Tebe.

L’ultima antistrofe ricorda l’amore tra Alcmena e Zeus che entrò nel letto della sposa nipote di Perseo (Elettrione suo padre era figlio di Perseo e di Andromeda), un connubio degno di fede visto il valore di Eracle uscito vivo dalle case di Plutone. Eracle è un tuvranno" migliore dell’ignobiltà dei  sovrani. Volgarità che ora ha fatto vedere nella gara di lotte armate eij to; divkaion-qeoi'" et j ajrevskei (814), se la giustizia piace ancora agli dèi.

Lo stasimo termina con grida di allarme poiché al di sopra del palazzo di Eracle appaiono due figure inquietanti: Iris, la sciarpa del cielo messaggera degli dèi e Lyssa che personifica la follia.

Il Coro invoca w\nax Paiavn,-ajpovtropo" gevnoiov moi phmavtwn (821), sii il dio che allontana da me la sciagura.

 

Cfr. la Parodo dell’Edipo re di Sofocle. Anche questo coro è formato da vecchi Tebani

Antistrofe prima, vv.159-167.

Sono invocate le divinità atte a stornare la sventura: Atena, la dea poliade per gli spettatori del dramma, in un'Atene simile alla Tebe di Edipo; Artemide, nume delle cacce e delle nobili gare benefiche per la città; e Febo che scaglia i dardi lontano dai suoi protetti; quindi il coro ricorda una precedente epifania, manifestando  riconoscenza agli dei salvatori.

Te per prima invocando, figlia di Zeus,/Atena immortale e la sorella che protegge la terra,/Artemide che occupa il famoso trono circolare/della piazza-e Febo che scaglia lontano,iò,/apparitemi in tre a stornare la sventura-(trissoi; ajlexivmoroi profavnhtev moi)" (vv- 158-163)

 

Pesaro 26 luglio 2022 ore 17, 50

giovanni ghiselli

p. s

Statistiche del blog

Sempre1269001

Oggi108

Ieri196

Questo mese4979

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXVI. Le nuotate a Pesaro e a Tihány. Il catalogo della gratitudine oppure della smargiasseria?

  Quando la seduta degli assaggi fu tolta, per smaltire il troppo di quel bere accompagnato da pasticci salati che rilanciavano la sete, s...