lunedì 18 luglio 2022

Euripide Eraclidi seconda parte.


 

Secondo stasimo

Il Coro rileva l’alternanza e l’onnipotenza delle umane sorti. Nulla avviene qew'n a[ter senza gli dèi (608). Nessuna famiglia procede sempre nella buona fortuna: una sorte segue l’altra. Non abbiamo il diritto (qevmi") di  evitare il destino e nessuno lo scanserà con la saggezza: chi  desidera evitarlo avrà solo delle pene (614-616).

 

Il coro celebra la gloria di Macaria e la virtù che passa attraverso i tormenti- aJ d  j ajreta; baivnei dia; movcqwn- 625

 

Arriva il servo di Illo con buone notizie: il figlio di Eracle e Deianira, è schierato contro gli Argivi. Iolao è vecchio ma vuole combattere.

Il Coro lo scoraggia, mentre il servo gli fa fretta: [Are" stugei' -mevllonta" (722-723) Ares odia quelli che prendono tempo.

 

 cfr. Caronte nell’Alcesti.

"Vedo una navicella a due remi, la vedo nella

palude: il traghettatore dei morti

con una mano sulla pertica, Caronte,

già mi chiama: perché indugi?  Tiv mevllei~;      

affrettati. Tu mi fai perdere tempo (su; kateivrgei~). Così

adirato mi fa fretta.(Alcesti, 252-257) dice la moglie di Admeto in delirio prima di morire

 

Iolao si fa sostenere dal servo per non inciampare: bisogna avanzare senza scivolare per l’auspicio-o[rniqo" ou{nek j , ajsfalw'" poreutevon (730), sarebbe un cattivo segno.

Quindi il vecchio prega il braccio di aiutarlo e di comportarsi come quando rase al suolo Sparta al fianco di Eracle. E biasima Euristeo che è un vile: chi è nel benessere anche se non lo merita ha la reputazione di valoroso; noi crediamo che colui il quale ha successo sappia fare tutto bene- oiJvmesqa ga;r - to;n eujtucouvnta pavnt j ejpivstasqai kalw`~   (746-747).

Ma non è così.

 

Terzo Stasimo

Il coro di vecchi ateniesi invoca terra luna e sole

Micene città ricca e celebrata cova rancore mh'nin,   per la mia terra e questo è deinovn (759). Ma sarebbe kakovn cosa cattiva se  consegnassimo degli ospiti supplici eij xevnou" ijkth'ra" paradwvsomen per ordine di Argo.

Argo e Micene sono vicine tra loro.

Zeuv" moi suvmmaco", ouj fobou'mai. 767, Zeus mi è alleato e non ho paura

Quindi la preghiera ad Atena su; mavthr devspoinav te kai; fuvlax 772, tu sei madre, padrona e custode

Il coro ricorda le grandi Panatenee: prima degli agoni, dal bosco di Academo una processione portava fiaccole sull’acropoli. Quindi alla dea veniva offerto un nuovo peplo ricamato dalle donne ateniesi

 

Quarto Episodio

Entra un messaggero che racconta la battaglia vittoriosa.

Ci sono stati dei miracoli: Iolao da vecchio che era è tornato giovane.

Illo sfidò Euristeo a singolar tenzone ma quello per viltà rifiutò.

Illo e Iolao, vinta la battaglia, inseguivano Euristeo in fuga. Iolao pregava Ebe di mantenergli la giovinezza.

La preghiera venne esaudita e il ringiovanito Iolao catturò Euristeo.

La sentenza finale è che non bisogna guardare con invidia chi è fortunato prima di averlo visto morire poiché le sorti durano un giorno-wJ" ejfhvmeroi tuvcai (866).

Alcmena ringrazia Zeus che ha volto in fuga il nemico-w\ Zeu' tropai'e

- to; tropai'on è il monumento dedicato a chi  volge-trevpw- in fuga il nemico.

Alcmena, la madre di Eracle, però domanda per quale ragione Iolao non abbia ucciso Euristeo. Il messaggero risponde che Iolao non  ha voluto fare questo favore all’empio che lo chiedeva. Quindi ricorda alla sua padrona Alcmena la promessa di libertà: “crh;-ajyeude;" ei\nai toi'si gennaivoi" stovma (890-891) bisogna che sia veritiera la bocca dei nobili.

Lo dice anche don Giovanni a Zerlina che teme di venire ingannata (Atto I, scena IX)

 

Zerlina

io so che rado

Colle donne voi altri cavalieri

Siete onesti e sinceri.

 

DON GIOVANNI

È un’impostura

Della gente plebea! La nobiltà

Ha dipinta negli occhi l’onestà

Orsù, non perdiam tempo: in questo istante

Io vi voglio sposar.

 

 

Nel quarto stasimo il coro giosce per la danza-ejmoi; coro;" me;n hjduv"-  per la grazia acuta del flauto, per la dolce  incantevole Afrodite, per il piacere di vedere il successo degli amici. La Moira genera molte cose e a tutte dà compimento- polla; ga;r tivktei Moi'ra telessidwvteir j e pure il tempo figlio di Crono (899-900)

Bene fa la città a onorare gli dèi e a seguirne i segni: “ejpivshma gar toi-qeov" paraggevllei, tw'n ajdivkwn parairw'n fronhvmato" aijeiv ( 906-908), dio in effetti manda dei segni, ma priva sempre del senno gli ingiusti.

 

Eracle è salito il cielo e divide il letto con l’amabile Ebe nella reggia dorata.

La maggior parte  degli eventi convergono tra loro: “sumfevretai ta; polla; polloi'"” (919). Atena, la dea della pollis,  aiutò Eracle e ora gli Ateniesi hanno salvato i suoi figli.

Il servo porta in scena davanti ad Alcmena Euristeo prigioniero. E’ caduto e umiliato dopo tanta superbia. E’ la cosa più piacevole riguardo a  un nemico ejk eujtucou'" dustucou'nq  j ojra'n  (940) vederlo passare dal successo alla sconfitta.

Alcmena rinfaccia a Euristeo le fatiche imposte a suo figlio e la persecuzione subita. Segur  il solito elogio di Atene ajll j hu|re" a[ndra" kai; povlism j ejleuvqeron- oi{  s j oujk e[deisan (957-958), ma hai trovato uomini e una città libera che non hanno avuto paura di te.

 Quindi lo minaccia di morte.

Il servo pero la avverte che non è costume di Atene uccidere il nemico catturato in battaglia. Alcmena dice che lo ucciderà lei, ma il servo le prospetta grande biasimo se lo farà pollh;n a[r j e[xei"  mevmyin, aij dravsei" tade (974). La madre di Eracle però non cede: chi vuole, dica pure che sono insolente e insuperbisco più di quanto una donna dovrebbe- kai; th;n fronou'san mei'zon h] gunai'ka crhv (979), lo farò in ogni caso.

Euristeo dice di essere stato spinto e costretto dalla gelosissima dea Era a odiare Eracle.

Sapevo che tuo figlio non era solo un numero- ajriqmovn-997 ma un vero uomo, continua,  e ne parlerò bene anche se mi era nemico.

Poi volevo la morte dei vostri figli perché ne avevo paura. Ora non desidero la morte, eppure non mi pesa troppo perdere la vita

Il Coro consiglia ad Alcmena di lasciarlo andare- ejpei; dokei` povlei 1019 poiché questo sembra bene alla città.

Alcmena dice che lo ucciderà ma restituirà il cadavere ai suoi.

Euristeo dice alla sua nemica che non la supplicherà mentre vuole donare  il proprio cadavere alla città che voleva salvargli la vita: da morto sarà mevtoiko~  meteco coabitante di questa terra e povlei swthvrio~ salvezza per la città (1053-1054) .

Come le Erinni alla fine dell’Orestea di Eschilo, Euristeo da malevolo diventa benevolo verso gli Ateniesi

Invece i discendenti degli Eraclidi che sono stati salvati diventeranno nemici degli Ateniesi. Allude evidentemente agli Spartani.

Euristeo rimarrà malevolo per sempre con gli Eraclidi, cioè con i Dori, e malefico nei loro confronti. Benevolo invece e benefico con gli Ateniesi.

Alcmena da queste parole ricava un motivo per affrettare l’uccisione di Euristeo: da morto vi sarà utile (1049- wJfelei` de; katqanwvn-

Il corifeò concorda-tau`ta dokei` moi.

Ciascuna parte cerca di trarre vantaggio dalle vicende e succede come in altre tragedie di Euripide che il personaggio odioso alla fine del dramma diventa la vittima e suscita compassione, perfino simpatia.

Penteo nelle Baccanti, per esempio.

 

Pesaro 18 luglio 2022-ore 18, 28

giovanni ghiselli

 

 

p. s.

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