martedì 26 luglio 2022

Eracle di Euripide. Ottava parte

Secondo Stasimo (637-700)

L’ho già anticipato e ripeto con qualche aggiunta

I vecchi rimpiangono la giovinezza cara aJ neovta" moi fivlon mentre sentono il peso della vecchiaia a[cqo" de; to; gh'ra" aijeiv

Questo, più opprimente delle rupi dell’Etna-baruvteron Ai[tna" skopevlwn (639) gli sta sul capo ejpi; krati; kei'tai dopo avere avvolto sulle palpebre un velo tenebroso (641).

Callimaco vorrebbe spogliarsi delle vecchiaia che gli pesa addosso quanto l’isola tricuspide sul maledetto Encelado (Aitia fr. 1, vv. 35-36).

 

Pindaro Pitica I, 15-28 ed Eschilo Prometeo 351-372 indicano Tifone quale gigante ribelle sepolto sotto l’Etna,

 

Non c’è ricchezza né potere che valga quanto la giovinezza a{ kallivsta me;n ejn o[lbw/ kallivsta d j ejn peniva/ (647-648). Invece odio la vecchiaia penosa e luttuosa –to; de;  lugro;n fovniovn te gh'ra"- misw' (650):  che vada in malora tra le onde kata; kumavtwn d  j e[rroi, o venga portata a volo nell’etere. 

Se gli dèi avessero intelligenza e sapienza (xuvnesi"-kai; sofiva) riguardo agli uomini donerebbero una doppia giovinezza (divdumon h{ban) come segno evidente di virtù a quanti la posseggono, ed essi, una volta morti, di nuovo nella luce del sole (eij" aujga;" pavlin aJlivou), percorrerebbero una seconda corsa, mentre la gente ignobile avrebbe una sola possibilità di vita  (vv.661-669).

Così si potrebbero distinguere i malvagi dai buoni, come i naviganti riconoscono le costellazioni in mezzo alle nubi.

 

Marziale afferma che l’uomo buono che è senza rimorsi e gode del frutto della sua vita, accresce lo spazio della sua esistenza: “ampliat aetatis spatium sibi vir bonus: hoc est/vivere bis, vita posse priore frui ” (X 23, 7-8).

 

Ma ora oujdei;" o{ro"  safhv" nessun confine chiaro è stato segnato dagli dèi tra i buoni e i malvagi, anzi nel volgersi il tempo accresce solo la ricchezza.

 

Pindaro nell’Olimpica II celebra Terone tiranno di Agrigento per la vittoria  con la corsa delle quadrighe del 476  (settantaseiesima olimpiade).

Il poeta tebano scrive che Terone, giusto con gli ospiti, è baluardo di Agrigento, fiore di padri illustri, occhio della Sicilia, quindi venne il tempo fatale portando plou'tovn te kai; cavrin  ricchezza e  grazia, bellezza alle virtù innate (vv. 10-20)

Qui non c’è solo la ricchezza.

 

Anche Euripide evoca le Grazie: :"non cesserò mai di unire le Grazie alle Muse ta;" Cavrita"-tai'" Mouvsaisin, dolcissimo connubio. Che io non viva senza la Poesia ma sia sempre tra le corone. Ancora vecchio l'aedo  fa risuonare la Memoria" ( e[ti toi gevrwn ajoido;" -keladei' Mnamosuvnan, vv. 673-679).

Innalzo il canto di vittoria per Eracle presso Bromio che dona il vino e presso il suono della testuggine, la lira a sette corde e il flauto libico.

Non ancora rinunceremo alle Muse che mi spinsero alla danza (686)

Il coro vuole cantare peani davanti al tempio, come cigno vecchio cantore dalle guance canute. Eracle è figlio di Zeus ma prevale più per la virtù che per la nascita e con le sue fatiche mocqhvsa" ha reso la vita ai mortali ajkuvmon j (698) priva di onde, calma, annientando i terrori dei mostri (700)

p. s.

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