giovedì 28 luglio 2022

Euripide Ione. Il tema della compassione che salva gli infanti

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 Hermes recita il prologo esponendo l’antefatto

 

Creusa, la principessa ateniese figlia del re Eretteo, ha esposto il bambino nella grotta dove si incinse di Apollo che l’aveva violentata.

Ha messo il neonato in una cesta ornandolo con dei monili e lo ha lasciato lì, certa che sarebbe morto Quindi  ha sposato Xuto, un acheo benemerito degli Ateniesi per averli aiutati nella guerra contro gli abitanti dell’Eubea.

La violenza subita da Apollo e quella inflitta al figlio erano rimaste segrete.

 Febo pregò il fratello Hermes di portare la cesta con l’infante davanti all’ingresso del tempio di Delfi. Quindi disse: “Il resto starà a cuore a me, siccome è mio figlio- oJ pai`~ hJmi`n melhvsei- vv.35- 36.

Hermes racconta questo nei primi versi e prosegue dicendo che la Pizia, trovato il piccolo, pensò che fosse stato lasciato lì dall’empietà di una ragazza di Delfi dopo il parto segreto. La sacerdotessa voleva sbarazzarsene ma con la compassione gettò via la crudeltà: “oi[ktw/ d  j ajfh`ken wjmovthta” (47)

Queste sono parole chiave perché il bambino che sopravvive al rifiuto dei genitori è destinato a cose grandi, fatti o misfatti che siano. La pietà lo salva perché deve compiere azioni importanti.

Si pensi a Mosé, a Paride, a Edipo, a Ciro, a Romolo.

La compassione secondo Milan Kundera è il motivo principale, o il motore di tanti miti, come di certi amori:" Egli provò allora un inspiegabile amore per quella ragazza sconosciuta; gli sembrava che fosse un bambino che qualcuno avesse messo in una cesta spalmata di pece e affidato alla corrente di un fiume perché Tomáš lo tirasse sulla riva del suo letto(…) Di nuovo gli venne fatto di pensare che Tereza era un bambino messo da qualcuno in una cesta spalmata di pece e affidato alla corrente. Non si può certo lasciare che una cesta con dentro un bambino vada alla deriva sulle acque agitate di un fiume! Se la figlia del Faraone non avesse tratto dalle acque la cesta con il piccolo Mosè, non ci sarebbero stati l’Antico Testamento e tutta la nostra civiltà. Quanti miti antichi hanno inizio con qualcuno che salva un bambino abbandonato! Se Polibo non avesse accolto presso di sé il giovane Edipo, Sofocle non avrebbe scritto la sua tragedia più bella!"[1].

Nel quarto episodio dell’Edipo re, il testo di Sofocle contrappone la crudeltà di Laio e Giocasta alla compassione del servo tebano che non ha eseguito il loro ordine di uccidere il bambino "katoiktivsa" " (v. 1178), in quanto ne ho avuto compassione, spiega.

P.P. Pasolini nel suo film Edipo re  sottolinea questa risposta con un primo piano del vecchio pastore tebano che dice di non avere  fatto morire la creatura:"per pietà".

Per lo stesso motivo, e anche lui per grandi mali,  si salvò Cipselo, il bambino che sarebbe diventato tiranno di Corinto, e padre di Periandro.

Erodoto racconta che per sorte divina il piccolo sorrise all'uomo dei Bacchiadi che lo aveva afferrato con l'intenzione di ammazzarlo. Questo se ne accorse, e un qualche sentimento di compassione lo trattenne dall'ucciderlo (oi\kto~ ti" i[scei ajpoktei'nai,V,92).

Del resto anche l’adulto Enea viene salvato dalla compassione, quella di Didone che pure non viene in alcun modo ricompensata dall’esule troiano.

 

La Pizia dunque prese il bambino con sé e lo crebbe facendone il guardiano del tempio, una specie di sacrestano.

 

Ora è di moda celebrare l’aborto come atto di libertà della donna, di condannare i massacri degli uni e condonare o elogiare quelli degli altri.

In fondo tutti noi siamo vivi grazie alla pietas di nostra madre o di nostro padre,  che se siamo vecchi assai ci hanno pure salvati dai bombardamenti.

 Ora la compassione è fuori moda. Pazienza! A noi viventi intanto è andata bene. Sia chiaro che non sono contro l’aborto in ogni caso, bensì all’aborto invece del contraccettivo, l’aborto come rimedio alla distrazione, l’aborto quando pare e piace come segnacolo in vessillo della compiuta democrazia e libertà delle donne. Sono invece in ogni caso contro ogni guerra e contro tutte le armi.

 

Pesaro 28 luglio 2022 ore 18, 20

p. s

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[1] L'insostenibile leggerezza dell'essere (del 1984),  p. 14 e p.19.

 

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