L’illustrissimo
Capezzone continua a tuonare contro le biciclette il cui uso si va estendendo
in favore della salute della terra, del cielo e del mare.
E di noi umani.
Ho già scritto diverse
volte che ogni anno compio più di duemila chilometri di corsa a piedi, e
ventimila in bicicletta uno più uno meno. Con l’automobile non arrivo a 2000, e
me ne vanto. La mia forma fisica e la mia salute rispecchiano queste abitudini
virtuose.
Ma l’egregio Capezzone non è contento del
fatto che di tale virtù, se si diffonde troppo, possano risentire gli interessi
di chi vuole vendere le automobili.
Chi è ostile alle
bici è nemico della vita, nostra e del pianeta.
Mi viene in mente
un caso di ignoranza, ancora più cretina e deleteria.
Il 10 giugno del
1940, quando il sole, come oggi del resto, non accostava ancora il suo giro
alto e lungo alle basse, ombrose e tristi vie delle sere di agosto, disse:
“Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria”.
Chiunque conosca
la lingua italiana e la consistenza dell’aria sa che non è possibile sbatacchiare
il cielo il quale oltretutto non conosce le diverse patrie, né può avere simpatia
per la guerra, io credo, come per le automobili che lo inquinano e lo attoscano
uccidendo anche loro tante persone.
Il destino
tragico dell’Italia intera invero batteva su quella grossa testa calva dei colpi che si sono rivelati mortali e hanno
ucciso non solo chi ha proferito quella nefandissima dichiarazione di morte, ma
centinaia di migliaia di giovani “della
nostra patria” e di altre, insanguinando gran parte del mondo e offendendo la
terra madre e nutrice di ogni forma di vita.
Io non toglierei
la vita né la parola a nessuno. Nemmeno a gente siffatta. Faccio comunque quello
che posso per screditarli agli occhi e alle menti di chi mi legge.
Saluti e baci. Siete arrivati a 979608
Bologna 8 giugno
2020 ore 13, 58
giovanni ghiselli
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