Leggo “Salviamo la natura”, titolo della facciata verde
del manifesto-copertina che avvolge tutte le pagine del quotidiano “la Repubblica” del 5
giugno 2020.
Invece di tanta
retorica già ripetuta e sentita migliaia
di volte fino alla nausea, chi ha potere inizi a prendere provvedimenti
concreti. Ne suggerisco un paio intanto.
Il primo andrebbe
fatto contro l’uso generalizzato dei
condizionatori che inquinano l’aria, diffondono germi e offendono tante persone.
Molte donne e uomini amano il caldo e si
dovrebbe lasciare loro la possibilità di evitare l’aria fredda nei treni, nei
ristoranti, nei cinema.
Auspico poi che venga proibita, o almeno presentata con avvertimenti sul tipo di
quelli sul fumo, la pubblicità in favore
della automobili che vengono spesso associate alla gioia, mentre di fatto
avvelenano il pianeta da più di un secolo.
Ieri Belpietro,
muovendo la mascella prepotente e il mento volitivo, ha sentenziato che il
governo dovrebbe favorire la massima industria, quella dell’automobile appunto,
non la minore delle biciclette.
La gente privata
della cultura, cioè del pensiero e della parola, finanche dei sentimenti o perlomeno
della possibilità di esprimerli, ascolta la pubblicità menzognera, ne imita lo
stile mmondo, le dà più retta che a queste tirate retoriche pro domo nostra, pacate o bizzose che
vengono da diverse parti, tutte inascoltate.
Del resto non
contengono mai denunce precise contro la compra vendita di tanti strumenti di
morte.
Le automobili
ammazzano avvelenando l’aria e travolgendo le persone. Anderebbero concesse,
con tanto di autista educato, solo a chi non ha l’uso delle gambe e delle
braccia, o del cuore. Noi altri possiamo benissimo muoverci a piedi o in bici, oppure
con i mezzi pubblici per andare lontano
Secondo i retori
dell’antiinquinamento la terra andrebbe salvata purché la sua salvezza non
indebolisca l’economia. Come la salute delle persone: queste si salvino solo se
prima si salva l’economia.
Salvo il vero (cfr. Da Ponte-Mozart Don Giovanni, I, 5).
giovanni ghiselli
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