Nell'inserto Robinson, allegato al quotidiano “la Repubblica” di ieri
sabato 13 giugno 2020, Federico Condello e Maurizio Ferraris si sono
confrontati sul significato delle lezioni online. Questo è uno degli argumenta
quae transferri in multas causas possunt" come Cicerone definisce
i loci communes (De inventione, 2, 48). Infatti ne
abbiamo sentito discutere più di una volta in vari canali televisivi, in
contesti diversi. Difficilmente si è fatta chiarezza nonostante il significato
etimologico, cioè vero, del sostantivo argumentum.
"Argumentum è qualcosa che realizza il processo dell'arguere,
produce quella rivelazione che il verbo implica (…) Una buona via per scendere
più in profondità nel significato di queste parole è costituita dagli usi
dell'aggettivo argutus che ad arguo è
ugualmente correlato. In molti casi infatti l'aggettivo argutus indica
ciò che va a colpire i sensi con particolare forza[1] (…) Parole
come arguo, argumentum, argutus, non possono che ricollegarsi a una
forma *argus che significa "chiarità" o
"chiarezza". Si tratta infatti della stessa radice *arg - che
ritroviamo nel greco ajrgov" "chiaro, brillante" e
nell'ittita hargi " chiaro, bianco". In latino, da
questa stessa radice derivano anche argentum (metallo
brillante) argilla "("terra bianca")"[2].
Condello, docente di filologia classica dell’Alma Mater Studiorum di
Bologna, ha detto parole chiare che voglio condividere con chi mi legge, poi
commentarle: “Un docente bravo, in un’aula reale, percepisce le reazioni, vede
i volti, ascolta i silenzie su questa base orienta la sua lezione. Oggi è
sottratto da queste percezioni”.
Non ho mai fatto lezioni a distanza ma ne ho sentito parlare da chi ha
dovuto ricorrere ad essa per via del virus che ci ha riportato ai discorsi sul
metodo, o la mevqodo", e voglio provare a
commentare le parole di Condello riproponendo un aspetto del metodo mio
elaborato in dieci anni di SSIS.
La didattica online, a quanto mi dicono, dà la possibilità a chi insegna di
studiare meno, o non studiare addirittura. E’ possibile leggere lavori propri o
altrui, oppure inviare la visione di conferenze tenute da altri.
Ho sempre sostenuto che l’insegnante, maestro elementare o docente
universitario che sia, deve leggere molto nella fase della preparazione,
imparare quello che ha letto, poi comunicarlo parlando, tirandolo fuori da se
stesso, arricchendolo con l’actio del comunicare in modo
espressivo, arguto.
Ho ricordato più volte il mito di Theuth che rifeisco in sintesi estrema
ancora una volta : il re dell’Egitto rifiuta il dono della scrittura offerto
dal dio Theuth denunciando la negatività dell’invenzione che Eschilo faceva
risalire a Prometeo, con tali parole: “ questa
infatti produrrà dimenticanza nelle anime di coloro che l'hanno imparata, per
incuria della memoria, poiché per fiducia nella scrittura, ricordano
dall'esterno, da segni estranei, non dall'interno, essi da se stessi: dunque
non hai trovato un farmaco della memoria ma del ricordo"( ou[koun
mnhvmh~, alla; uJpomnhvsew~, favrmakon hu|re~, Fedro,
275a).
Aggiungo che un docente studioso va a fare
lezione con la testa ben fatta ma anche ben piena di argomenti e, se nota lo
scarso interesse dei discenti per un argumentum, ne ha pronti
diversi altri alternativi sullo stesso autore o testo. Se non si lavora su
testi ben conosciuti per farli conoscere bene, si fanno delle chiacchiere vuote
e si torna al didattichese generico.
Euripide va spiegato prima con Euripide
stesso[3], ma si può partire da una tragedia o da
un’altra se doverosamente si conoscono tutte , poi si deve aggingere della
critica significativa con ampia scelta di autori e di testi: da Aristofane, a
A. W. Schlegel, a Nietzsche, a Dodds, a Pohlenz, a Murray e così via. Le scelte
si fanno appunto osservando l’interesse e l’attenzione di chi ci ascolta.
giovanni ghiselli
[1] Cfr. Thesaurus linguae latinae, II, 557, 48 sgg,
[2] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 297 e p. 299.
[3] Cfr. Aristarco di Samotracia (217 ca - 145 a. C.) per il quale
bisogna spiegare Omero con Omero : “ {Omhron ejx JJOmhvrou
safhnivzein" Schol. B a Z 201.
Una lectio magistralis, caro Gianni, complimenti!
RispondiEliminaQuesto tuo lavoro, a puntate, sulla preparazione agli esami è veramente encomiabile.