Lucas Cranach il Vecchio, L'età dell'oro |
Dalla metodologia
Un tovpo" può
avere due o più aspetti. La mutatio locorum. La religione.
L’economia.
L’ossimoro “guerra santa”. Euripide (Ifigenia in Aulide). La
guerra fatta di propaganda: Alessandro Magno e Dario III in Curzio Rufo. Il
console Claudio Nerone prima del Metauro.
La propaganda contro la guerra: Omero, Eschilo, Visconti (film Senso),
E. Fromm (Anatomia della distruttività umana), Sofocle, Empedocle,
Aristofane (Acarnesi e Pace), Euripide (Troiane,
Elena, Oreste), Christa Wolf, Virgilio, Orazio, Tibullo, Curzio Rufo.
L’età dell’oro: Esiodo, Virgilio (Eneide e Georgica I con
il veternus) Ovidio (Metamorfosi, Ars amatoria e Medicamina
faciei ) Lucrezio, Orazio (Epodi VII e XVI e Carmen
saeculare) Leopardi: Storia del genere umano.
Un topos può
essere interpretato in modi diversi, magari dal medesimo autore: abbiamo già
accennato ai due diversi imperialismi di Tacito; un esempio più netto è quello
della mutatio locorum che secondo Orazio[1] e
Seneca[2] è
inutile, mentre per Ovidio[3] e
per Properzio[4] è
uno dei Remedia amoris.
Un tovpo" ambivalente
riguarda la religione che
può essere interpretata come strumento di regno (Crizia, Polibio, Curzio Rufo,
Machiavelli)[5],
ovvero come causa di crimini (Lucrezio), oppure come salvezza dell’umanità
(Sofocle, Dante).
Con una
bella sintesi T. Mann definisce la religione:" il senso e il gusto
dell'infinito"[6].
L’economia
L’economia, da alcuni autori e personaggi della letteratura, è
considerata l’antitesi della religione, o perfino dell’umanesimo inteso come
amore per l’uomo : " E poi
viviamo in un’epoca economica: l’economia è il carattere storico del nostro
tempo (…) Nell’economia si vede sempre più la mancanza dell'infinito"[7].
“Voi
Italiani avete inventato i cambi e le banche, che Dio ve la perdoni, ma gli
Inglesi inventarono la dottrina economica, cosa che il genio dell’uomo non
potrà mai perdonare (…) I Padri della Chiesa hanno condannato le parole “mio” e
“tuo”, hanno dichiarato usurpazione e ladrocinio la proprietà privata ( …) Essi
erano sufficientemente umani, sufficientemente antiaffaristici da chiamare
l’attività economica un pericolo per la salvezza dell’anima. Odiarono il denaro
e il traffico del denaro, chiamando la ricchezza capitalista tizzone d’inferno
(…) essi chiamarono usura ogni speculazione e dichiararono ogni ricco: ladro o
erede di un ladro. Oh, arrivarono molto in là. Come Tommaso d’Aquino, videro
nel commercio in generale, nel puro traffico commerciale, nel comprare e
vendere, insomma nel trarre vantaggio da una circostanza che non implica la
lavorazione e il miglioramento del patrimonio trafficato, un atto riprovevole”[8].
“Per quanto
parli di economia, il nostro tempo è un dissipatore: sperpera la cosa più
preziosa, lo spirito”[9].
Leopardi in Il
pensiero dominante condanna l’ossessione dell’utile da parte della sua età
"superba,/ che di vote speranze si nutrica,/vaga di ciance, e di virtù
nemica;/stolta, che l'util chiede,/e
inutile la vita/quindi più sempre divenir non vede"(vv. 59 - 64).
Ancora più
duramente si esprime nei confronti del lucro il poeta di Recanati nella Palinodia
al Marchese Gino Capponi :" anzi coverte/fien di stragi l'Europa
e l'altra riva/dell'atlantico mar...sempre che spinga/contrarie in campo le
fraterne schiere/di pepe o di cannella o d'altro aroma/fatale cagione, o di
melate canne,/o cagion qual si sia ch'ad auro torni"(vv. 61 - 67).
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