NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 28 giugno 2020

La folla. Un’altra critica di certa critica


Pesaro, lungomare
Sono arrivato a Pesaro ieri notte. Il lungomare era affollato. Non è stato facile passare in bicicletta in mezzo ai giovani ammassati lungo il viale Trieste e arrivare al porto onde non ho la veduta tronca a guardare il colle San Bartolo con le sue luci, l’acqua che le riflette e il cielo con tutte le vaghe stelle scintillanti, come faccio ogni estate per lunga abitudine, da quando ero fanciullo.
Questa folla mista di pesaresi e “stranieri” dunque non obbedisce ai divieti, siccome si sente tenuta solo al divertimento obbligatorio della vacanza, e corre e fa correre il rischio di una rimonta del virus.
 Tucidide raccontando la morte per peste di Pericle (avvenuta nel 429) e riassumendone la vita, scrive che questo grande stratego era diafanw'" ajdwrovtato", chiaramente del tutto incorruttibile e teneva in pugno la folla lasciandola libera, ma non era condotto più di quanto la conducesse, e non parlava mai per lusingarla, come avrebbe dovuto fare se avesse ottenuto il potere con mezzi illeciti, ma avendolo ricevuto per meriti personali, la contraddiceva anche fino all’ira (Storie, II, 65).
Anche noi abbiamo avuto ministri del genere, uomini e donne che non hanno acresciuto il loro patrimonio mentre servivano il popolo e non hanno lasciato ricchezze né potere ai figli. Penso a Palmiro Togliatti, a Giacomo Brodolini, ad Aldo Moro, a Nilde Iotti, a Tina Anselmi, a Tullio De Mauro.
Hanno fatto bene. ma l’Italia era un altro paese e per giunta sono tutti morti. Ne conservo il ricordo e il rimpianto siccome ho imparato qualcosa da loro.

Oggi (28 giugno 2020) su “la Repubblica” (p. 28) leggo un altro pezzo di Michele Serra che mi invoglia a commentarlo. Anche perché il mio post precedente Critica della critica non critica ha avuto più di cinquanta approvazioni e una sola disapprovazione che del resto riguarda la critica mia e la non critica di Serra.
Il pezzo dell’Amaca di oggi è intitolato L’uomo della strada non c’entra. Sicuramente non è una risposta al mio pezzo di ieri perché io non conto nulla e non ho alcuna autorità se non quella minima, eppure a me tanto cara, che deriva dalle mie conferenze e dai 997381 lettori del mio blog.
Tuttavia mi metto nei panni del sobillatore indicato come il vero responsabile del rumoreggiare e inveire della folla. Non è il quidam de populo secondo Serra.
“L’uomo della strada, semmai, segue, ingrossando le fila della folla urlante, ma il primo sasso non lo ha lanciato lui. Non c’è linciaggio politico che non cominci dalla tastiera di qualche staff ben remunerato”.
Questo esclude del tutto che si alluda al sottoscritto, gianni il poverello di Pesaro.
 Serra arriva poi a parlare di sé e dà qualche altro indizio anche in contraddizione con il precedente: “Nel mio piccolo curriculum di bastonature social, raro è l’anonimo odiatore (…) Sono giornalisti e professori, ex compagni ed ex amici, spesso tutt’altro che mezze tacche, a prendere la mira per primi. Quando sente l’odore del sangue, accorre anche l’uomo della strada: ma non è lui il mandante”.
I professori difficilmente fanno parte di “di qualche staff ben remunerato”, quasi mai.
Per quanto riguarda l’odore del sangue, quando questo è uscito dalla persona mia ferita da gente abituata a fare del male e che aveva il potere di farlo a me, “l’uomo della folla” è venuto ad aiutarmi. Questo perché capiva e sentiva che venivo trattato ingiustamente e non me lo meritavo in quanto del tutto indifferente al denaro, estraneo agli intrighi, incapace di mentire, capacissimo invece di rinunciare a molti piaceri della vita, compresi figlie e figli miei, per studiare e informare, formare, educare i figli degli altri.
Saluti
gianni da Pesaro

p. s. Il 22 luglio, alle 19, sarò a Bologna in piazza Verdi con Otello Ciavatti per presentare Dostoevskij.

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