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Vittorio Sgarbi |
Seconda
redazione del pezzo su Serra - Sgarbi
Dopo avere
scritto sul personaggio Enea visto positivamente da Virgilio e smascherato da
Ovidio, voglio aggiungere alcune parole su due personaggi viventi.
Nella sua
rubrica L’amaca (”la
Repubblica, 26 giugno 2020, p. 28), sotto il titolo “Una vittima dell’epoca”,
Michele Serra presenta Vittorio Sgarbi come “un mostro costruito dal cinismo
(ben più mostruoso di lui) dei nostri anni. La sua maleducazione patologica, il
suo imbarazzante narcisismo, la sua aggressività insopportabile, sono stati protetti
e nutriti, per decenni, da conduttori e autori televisivi entusiasti di
proporre allo spettabile pubblico (…) l’Uomo che strilla. (…). Sgarbi è
solo vittima dei loro applausi. Così un ragazzo intelligente e colto è
diventato un fenomeno da baraccone, e addirittura un vice - leader politico,
solamente perché la nostra epoca, della cultura e dell’intelligenza, non sa che
farsene”.
La cultura
vera è anche educazione che si manifesta in uno stile assai dissimile da quello
di Sgarbi visibile nelle televisioni. L’intelligenza è capacità di vedere i
nessi, di mettere insieme (cfr. sunivhmi, suvnesi") nozioni e
dati di fatto, è logos ingentilito e impreziosito da una sensibilità raffinata.
Presentare
come una vittima Sgarbi, che è andato a strillare in modo triviale, lanciando
insulti dovunque lo mettessero in evidenza e lo pagassero, non può essere
un’ingenuità poiché Serra ingenuo non è.
Sta solo
cercando di non inimicarsi il personaggio assai noto: fingendo di criticarlo,
lo elogia. Quelli inseriti nella casta dei pagati bene non si mordono mai tra
loro. Lo fanno le vere vittime. I penultimi che aggrediscono gli ultimi.
Mettere Sgarbi tra le vittime è un’idiozia o piuttosto la malafede di un
giornalista astutus et callidus, una consumata volpe.
Domando:
Sgarbi da queste scenate non ha avuto alcun profitto, almeno in termini di
incasso di miseri quattrini del resto molto importanti per lui, e non è il caso
di attribuirgli una totale complicità con chi ne ha fatto un Ercole da fiera?
No: secondo
Serra è tutta colpa della nostra epoca la quale “se ne frega dell’umiltà, della
mitezza, della gentilezza, considerati (io avrei scritto considerate)
segni di debolezza”.
La mitezza e
la forza saranno le caratteristiche degli uomini dell’avvenire (Jövendő
férfiak) secondo József Attila, il massimo poeta ungherese del Novecento.
“E strapperanno la maschera di ferro/perché sul volto l’anima si veda (hogy
az arcán, meglássák a lelkét).
Serra
conclude compiangendo il desolato fanciullino Sgarbi che è diventato un
energumeno siccome nessuno gli ha voluto bene: “Ignorare la forza d’animo e
premiare gli energumeni, deridere chi parla a bassa voce ed esaltare i
prepotenti, è in questa bolla nefasta che Sgarbi ha potuto diventare Sgarbi,
senza che nessuno lo aiutasse, e gli volesse bene quel tanto che bastava per
dirgli: smettila, ti rendi ridicolo, meriti di meglio”.
Invero
ognuno diventa quello che è, siccome al destino - carattere nessuno può sfuggire.
Ora che
Serra gli ha fatto capire che gli vuole bene però, magari Sgarbi seguirà i suoi
consigli e troverà lo stile che gli si addice davvero liberandosi infine da
quello che la volgarità dell’epoca gli ha imposto.
Con questo
pezzo ho voluto togliere una maschera se pure non di ferro ma di compensato (o
ri - compensato?) e affermare che ogni persona adulta è responsabile di quanto
fa e quanto dice. Altrimenti si torna a giustificare qualunque crimine con la
solita solfa dell’infanzia infelice. L’abbiamo avuta più o meno tutti
Saluti
Bologna 27
giugno 2020 ore 10, 36. giovanni ghiselli
p. s.aggiungo
i commenti arrivati fino a questo momento su facebook. Ringrazio quanti li
hanno scritti invogliandomi a migliorare il pezzo.
Commenti
·Maria Monica
Gentili A me spiace che una persona di cultura si abbrutisca
nella volgarità. Io l'ho ascoltato in teatro su Caravaggio, ne ho letto i testi
e quando lo vedo degenerare nel lessico o negli insulti gratuiti sempre e mai
costruttivi ci vedo come una personalità bipolare e ci sento come una malattia
dell'uomo, una caduta della ragione. Per e di tutti
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Francesco
Balestrucci ... analisi che condivido , grazie Gianni e sento
il bisogno di aggiungere "povera Patria"
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