Guérin, Enea e Didone |
Premessa
Le ultime
notizie sul virus non sono buone. Quindi nemmeno quelle sulla scuola. Qui a
Bologna “Il focolaio Bartolini si estende. E in regione l’epidemia torna a
salire” (“la Repubblica”, 26 giugno 2020, p. 5 di Bologna cronaca).
Non sono
sicuro di poter riprendere le mie conferenze che mi mancano.
Provo a
supplire continuando a pubblicare qui sul mio blog i capitoli della metodologia
che ritengo preziosa. Per me costituisce un ripasso e uno stimolo a estendere
alcuni argomenti, ad ampliarli e approfondirli.
Lo stesso
credo che valga per quanti mi leggono
Sono del
resto certo che prima o poi tornerò a parlare in pubblico e a
confrontarmi con quanti mi ascoltano.
Capovolgimento di significati di parole e diverse valutazioni di un un
“personaggio chiave” quale Enea
Il significato della pudicitia viene capovolto dal
malcostume dell’adulterio.
La pietas sovvertita o criticata. Plauto (Asinaria). Ovidio smaschera e ridicolizza il “pius” Enea denunciando il suo
ruolo di seduttore.
Seneca nel De beneficiis scrive:
“Numquid iam ullus adulterii pudor est, postquam eo ventum est, ut nulla
virum habeat, nisi ut adulterum inritet? Argumentum est deformitatis pudicitia[1]” (III, 16, 3): c’è forse più un poco di
vergogna dell’adulterio, dopo che si è arrivati al punto che nessuna donna ha
il marito, se non per stimolare l’amante? La pudicizia è prova di bruttezza.
Il valore positivo della pudicitia è
capovolto.
Il
significato comune di alcune parole chiave è stato talora sovvertito, talora
interpretato in maniera anomala.
Il
sovvertimento può riguardare la pietas:
lo fa, nell'Asinaria di Plauto, la lena Cleareta parlando con la figlia,
la meretrix Filenia la quale non vuole più obbedire alla madre
ruffiana, prostituendosi, poiché si è innamorata: "Hoccine est pietatem
colere, matri imperium minuere?/An decorum est adversari meis te praeceptis? "
(vv. 508-509), questo è praticare la devozione, scemare l'autorità materna?
Oppure è bello che tu ti opponga alle mie regole?
Pietas erga
matrem dunque
sarebbe che la figlia si prostituisse.
Una
reputazione consolidata di pietas può essere criticata, o
derisa.
Come
da Ovidio riguardo
alla fama del pius Enea. "Tra gli amanti
infedeli è menzionato Enea, che causò la morte di Didone; e tuttavia egli “famam
pietatis habet “ (Ars III 39): giocosa polemica con
Virgilio che aveva giustificato il suo pio eroe"[2].
Nel proemio dell'Eneide[3] in
effetti Virgilio domanda con meraviglia: "Musa, mihi causas memora, quo
numine laeso,/quidve dolens regina deum tot volvere casus/insignem pietate
virum, tot adire labores/impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?" (vv,
8-11), o Musa, dimmi le ragioni, per quale offesa volontà divina, o di che cosa
dolendosi la regina degli dèi abbia spinto un uomo insigne per la devozione a
passare per tante peripezie, ad affrontare tante fatiche. Così grandi sono le
ire nell'animo dei celesti?
Ebbene
Ovidio trova la ragione delle grandi ire divine: dopo avere
affermato che gli uomini ingannano spesso, più spesso delle tenere fanciulle (saepe
viri fallunt, tenerae non saepe puellae, Ars, III, 31) il
poeta aggiunge Enea al duetto dei
seduttori perfidi, il fallax Iaso (Ars,
III, 33) e Teseo[4]:
"et famam pietatis habet, tamen hospes et ensem[5]/praebuit
et causam mortis, Elissa, tuae" (Ars, III, 39-40), ha la nomèa
di uomo pio, tuttavia da ospite ti offrì la spada e il motivo della morte tua,
Elissa.
In A
midsummer-night’s dream Hermia accoglie questa interpretazione di Enea
e lo menziona come amante infido: “when the false Troyan under sail was seen”
(I, 1), quando il Troiano falso fu visto alzare la vela.
Ovidio
dunque smaschera Enea e il vate che lo celebra come antenato di Augusto.
[1] Si ricordi
l’irrisorio “casta est quam nemo rogavit” di Ovidio (Amores,
I, 8, 44), è casta quella cui nessuno ha fatto proposte.
[4] Tanto perfido questo che, se
fosse dipeso da lui, Arianna avrebbe nutrito gli uccelli marini (Ars,
III, 35-36). La Fedra di Seneca entrando in scena, afferma che la fedeltà di
Teseo è quella di sempre: “stupra et illicitos toros/Acheronte in imo
quaerit Hippolyti pater” ( Fedra, vv. 97-98), cerca
adulterii e letti illegittimi il padre di Ippolito in fondo all’Acheronte.
Interessante è la versione dell’Odissea (11, 324-325) : Artemide
uccise Arianna in Dia in seguito alle accuse di Dioniso abbandonato per Teseo
che comunque rimane il seduttore principe.
[5] Spada lasciata da Enea ( Eneide,
IV, 507) e impiegata quale dono funesto (non hos quaesitum munus in usus., Eneide, IV,
647, dono richiesto non per questo uso.
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