Italo Calvino |
Ricordo la
prima delle Lezioni americane[1] di
Calvino.
Si intitola Leggerezza e
segnala un atto di delicatezza da parte di Perseo nelle Metamorfosi di
Ovidio: il figlio di Danae, dopo avere ucciso la Gorgone anguicrinita, ne
appoggia la faccia al suolo ma, usandole un premuroso riguardo, ammorbidisce la
terra con foglie e stende verghe nate nel mare:"anguiferumque caput
dura ne laedat harena " (IV, 741), per non sciupare con la sabbia
scabra il capo che porta serpenti.
"Qui Ovidio ha dei versi (IV, 740 - 752) che mi
paiono straordinari per spiegare quanta delicatezza d'animo sia necessaria per
essere un Perseo, vincitore di mostri (…) Mi sembra che la leggerezza di
cui Perseo è l'eroe non potrebbe essere meglio rappresentata che da questo
gesto di rinfrescante gentilezza verso quell'essere mostruoso e tremendo ma
anche in qualche modo deteriorabile e fragile. Ma la cosa più inaspettata è il
miracolo che ne segue: i ramoscelli marini a contatto con la Medusa si
trasformano in coralli, e le ninfe per adornarsi di coralli accorrono e
avvicinano ramoscelli e alghe alla Medusa"[2].
Insomma la Gorgone non è svanita nel nulla, ma, come
canta Ariele nella Tempesta di Shakespeare a proposito del re
di Napoli, padre di Ferdinando :"Of his bones are coral made;/Those are
pearls that were his eyes:/Nothing of him that doth fade,/But doth soffer a sea
- change/Into something rich and strange " (The Tempest ,
I, 2), delle sue ossa si sono formati coralli, sono perle quelli che furono I
suoi occhi, nulla in lui scompare ma subisce un cambiamento marino in qualche
cosa di ricco e strano.
Ho in mente un
altro caso di delicatezza messa in evidenza da Ovidio: Euridice, deve morire
per la seconda volta a causa dell’errore commesso da Orfeo di voltarsi a
guardarla; eppure ella non dice nulla contro il marito, poiché un’amante non
può lamentarsi di essere amata: “flexit amans oculos: et protinus illa
relapsa est/bracchiaque intendens prendique et prendere certans/nil nisi
cedentes infelix adripit auras./Iamque iterum moriens non est de coniuge
quicquam/questa suo (quid enim nisi se quereretur amatam?)/supremumque “vale”,
quod iam vix auribus ille/acciperet, dixit revolutaque rursus eodem est” (Metamorfosi,
X, vv. 56 - 63), girò indietro gli occhi l’amante: e subito ella cadde, e
sebbene egli tendesse le braccia lottando per essere preso e prendere, nulla afferrò
l’infelice se non soffi fugaci. E lei mentre già moriva per la seconda volta
non emise un lamento sul coniuge suo (di che cosa infatti si sarebbe lamentata
se non di essere amata?) e gli disse l’ultimo “addio” che oramai quello appena
prendeva con orecchie, poi cadde di nuovo nel luogo di prima.
Ebbene, il
rimedio, l’antidoto, il contravveleno che può salvare tante vite umane è
l’educazione, che faccia vedere e sentire la bellezza della vita. La droga
portatrice di morte non viene esecrata abbastanza: anzi, si arriva a scrivere:
“una partita del valore di” e giù migliaia di euro.
Il prezzo
della droga è la morte. I valori sono quelli della bellezza, della salute,
dell’arte, dell’amore. Dell’umanesimo appunto, della coscienza di essere umani.
giannetto,
il poverello di Pesaro
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