Alessandro, Socrate e il cibo
Plutarco lo
presenta come frugale e sobrio: a Ada, che aveva nominato regina di Caria dopo
la presa di Alicarnasso (333) e che gli aveva mandato cibi e cuochi, disse che
non ne aveva bisogno: aveva cuochi
migliori datigli dal pedagogo Leonida: pro;~ to; a[riston nuktoporivan, per il pranzo una marcia notturna, pro;~ to; dei'pnon ojligaristivan (Vita, 22, 10) per cena il desinare scarso.
Il modello qui è Socrate dei Memorabili di Senofonte: il condimento
del suo cibo era l’appetito ( o[yon sivtou ejpiqumiva I, 3, 5).
Alcmane Fr 49 D.:
" Io una volta ti darò la
cavità di un tripode
dove tu possa ammucchiare vivande in quantità.
Veramente ancora non è stato sul fuoco, ma
presto sarà pieno/
di un passato di legumi, come Alcmane che divora
tutto (oJ pamfavgo~ j Alkmavn)
ama, caldo, dopo il solstizio:
né infatti mangia manicaretti elaborati,
ma cerca condimento comuni, come
il popolo" (ta; koina; gavr, [1] w{sper oJ
da'mo~, - zateuvei). Sono tetrametri dattilici acatalettici.
Amore per i cibi semplici, senza traccia di lusso
Alcmane amava tutti i vini della Laconia dei quali fa l’elenco: uno è
profumato di fiori (la Retzina?)
Cicerone nelle Tusculanae V, 93 scrive che i desideri necessari si possono
soddisfare quasi con nulla (satiari posse paene nihilo - divitias enim
naturae esse parabiles)
I naturali
non è difficile procurarseli né farne a meno.
Quelli non
naturali né necessari sono inanes, vuoti e non hanno niente in
comune con la necessità né con la natura.
Dario in
fuga bevve acqua inquinata da cadaveri e disse di non aver trovato mai bevanda
più piacevole: numquam videlicet sitiens biberat ( V, 34, 97).
Socrate
passeggiava di buona lena (contentius) fino a sera usque ad
vesperum e diceva se, quo melius cenaret , obsonare ambulando
famem, che per cenare meglio si procurava l’appetito passeggiando (V, 98).
Dioniso il
vecchio a Sparta disse che quel brodo nero (ius nigrum) non
gli era piaciuto.
Era lo zwmo;~ mevla~ degli Spartani (cfr. Plutarco, Licurgo, 12, 12)
Il cuoco
rispose: “ Minime mirum; condimenta enim defuerunt”
Quae tandem?
–inquit ille
Labor in
venatu, sudor, cursus ad Eurotam, fames, sitis; his enim rebus Lacedaemoniorum
epulae condiuntur”
[1] Cfr. p. e. gavron, cfr. garum, salsa di pesce. Il singolare è to; gavron. C’è anche il maschile oJ gavro~.
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