Uno dei diversi momenti di triste “sapienza silenica” in Erodoto: Serse, invadendo la Grecia, vide l'Ellesponto coperto dalle navi e dapprima si disse beato (oJ Xevrxh" eJwuto;n ejmakavrise, VII, 45), ma subito dopo scoppiò a piangere (meta; de; tou'to ejdavkruse) al pensiero di quanto è breve la vita umana dal momento che di questi che pur sono tanti nessuno sopravviverà fino al centesimo anno: “wJ" bracu;" ei[h oJ pa'" ajnqrwvpino" bivo", eij touvtwn ge ejovntwn tosouvtwn oujdei;" ej" eJkatosto;n
e[to" perievstai” (VII, 46,
2). Allora Artabano, lo zio paterno, lo consolò dicendogli che, essendo la vita
travagliata, la morte è il rifugio preferibile per l'uomo ("ouJvtw" oJ me;n
qavnato" mocqhrh'" ejouvsh" th'" zovh", katafugh;
aiJretwtavth tw'/ ajnqrwvpw/ gevgone", VII, 46, 4)
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