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giovedì 31 ottobre 2019

Il diritto allo studio è sacrosanto

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Lo studio deve essere un diritto garantito a tutti, non un privilegio lasciato ai fortunati pochi, e tra questi, oltretutto, pure ad alcuni che non sanno cosa farsene.
Incollo qui sotto un messaggio che mi è stato mandato da Francesco Scozzaro già alumnus optimus del liceo Pirandello di Bivona e da un paio di anni studente studioso nella facoltà di lettere classiche dell’Università di Palermo. Segue il mio commento

STUDIO: DIRITTO O PRIVILEGIO?
Il 17 ottobre 2019 sono uscite le graduatorie pubblicate dall’Ente Regionale per il Diritto allo Studio di Palermo degli studenti di primo anno (triennale, magistrale e magistrale a ciclo unico).
I richiedenti risultati idonei sono 1343, mentre gli assegnatari sono solamente 232, il 17% del totale.
Il primo idoneo non assegnatario, il numero 233, ha un ISEE di 2870,69 euro.
Questo vuol dire che, all’83% degli idonei di PRIMO ANNO, non verrà garantito dall’ERSU un tetto sopra la testa, inoltre affrontando i primi mesi di lezione in condizioni disumane.
Si riconoscono le difficoltà degli studenti di pagarsi una stanza, rinunciare a seguire le lezioni, o ancora di più abbandonare gli studi.
Un paese, una Regione, che tutt’ora non sostiene i deboli, li priva del diritto allo studio. Li costringe alla povertà e alla marginalità.
Violare il diritto allo studio, vuol dire minare l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini.
Ci sembra che la politica non abbia studiato a fondo la situazione del mondo universitario, nonostante i segnali di allarme persistano da tanti anni.
Abbiamo collezionato solo tagli.
Inoltre le disparità tra gli atenei, che in alcune città riescono ad erogare e coprire il 100% degli idonei, evidenzia una grave discriminazione territoriale.
Nessuno di noi ha deciso se nascere a Palermo o a Verona.
Non possiamo concepire che a Palermo, l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario è gestito come una qualunque impresa commerciale: i posti letto, già carenti rispetto al numero delle domande; il numero di pasti presso le mense che riesce a coprire 6 mesi dell’anno accademico; le borse di studio vengono assegnate più o meno al 60% degli aventi diritto e in tempi che le fanno diventare un rimborso spese più che un sostegno.
Così si forma la categoria NON PROTETTA degli IDONEI NON ASSEGNATARI, in possesso di tutti i requisiti ma esclusi comunque da ogni sostegno economico.
Si sono, inoltre, succeduti 3 commissari nell’Ente. Solo quest’anno si è giunti a nuove elezioni, con una componente studentesca nel consiglio di 3 studenti, come designato dalla legge regionale, ma si continua a perdere tempo per ragioni politiche, giocando sulla pelle degli studenti.
Per l’ennesima volta chi dovrebbe garantire un diritto fa di tutto per negarlo.
Negandoci di formare il nostro presente, ci stanno togliendo il futuro e noi non possiamo e non dobbiamo permetterlo.
Per questo da un gruppo di studenti presente nelle varie residenze e non, nasce il COMITATO SPONTANEO DI MOBILITAZIONE STUDENTESCA, con un hashtag ben preciso: IDONEI ALLO STUDIO.

Il Comitato si propone i seguenti obiettivi:
 - Non accettare ostacoli all’ingresso degli assegnatari nelle residenze universitarie
 - Intestare la mobilitazione alla popolazione studentesca
 - Promuovere le nostre istanze con metodi pacifici, civili e condivisi
 - Ottenere la massima copertura finanziaria, il 100% degli idonei
 - Ottenimento di una norma nazionale e regionale che tuteli il diritto allo studio classificandolo come Investimento strategico irrinunciabile
 - Ottenere la ristrutturazione delle residenze universitarie esistenti
 - Riportare il numero dei pasti erogati ad un numero sufficiente
 - Ottenere la pubblicazione del bando Ersu entro l’inizio della sessione estiva, in maniera tale da anticipare la pubblicazione delle graduatorie
Aggiungo un commento a questa denuncia.
Personalmente ho frequentato dal 1958 al 1963, con ottimi risultati, il liceo Mamiani di Pesaro dove vivevo. Dopo la maturità, sono venuto a Bologna per studiare nella facoltà di Lettere classiche. I primi mesi dovetti adattarmi a viveri da un’affittacamere che contava anche le ore di luce e di stufa elettrica da me tenute accese. Erano i mesi invernali e mi erano quasi sempre necessarie dato che sono molto miope e freddoloso. Questa era solo una delle tante vessazioni subite. Naturalmente la voglia di studiare a Bologna e perfino quella di vivere non traeva impulso da tale sistemazione. La ricordo come orribile.
Nemmeno durante il servizio militare, quando dovevo preparare l’abilitazione, sono stato tanto ostacolato nello studio.
Ma negli anni Sessanta c’era il presalario per chi, senza essere ricco se non di volontà e capacità negli studi, avesse preso un’ottima maturità, sicché ebbi la possibilità di convertirlo in un posto in uno dei due collegi universitari: Irnerio e Morgagni.
Negli anni seguenti fui ospite nell’uno e nell’altro. Erano entrambi confortevoli. Avevo come gli altri studenti - electi ex optimis, si leggeva in una iscrizione murale dell’atrio del Morgagni dove entrai nel marzo del 1964 - una camera singola con molto spazio per i libri, riscaldata adeguatamente per una città dove freddi e lunghi erano allora gli inverni, illuminata quando e come volevo. Questa sistemazione provvidenziale favoriva non solo lo studiare ma anche la socializzazione, lo scambio di idee, e in tanti casi pure l’amicizia con ragazzi di altre facoltà e di altre città, fatto che contribuiva ad accrescere le conoscenze e il buon umore. Isomma fu la mia salvezza. Di studente e di persona.
Un altro ricordo personale: il penultimo rettore dell’Alma Mater Studiorum, Ivano Dionigi, un Pesarese pure lui, durante il suo mandato, disse pubblicamente, e signorilmente, che se non ci fosse stato il presalario non avrebbe potuto studiare a Bologna.
Ora aggiungo, come di consueto, una citazione dai classici che ho conosciuto da studente prima a Pesaro, poi a Bologna dove li ho pure fatti conoscere a tanti giovanissimi e meno giovani continuando a studiare per potenziare la mia vita, per amore dell’umanità e per gratitudine di quella humanitas che mi è stata insegna dagli auctores.
Sentiamone un paio.
L'araldo tebano delle Supplici di Euripide (del 422 a. C.) discute con Teseo sostenendo che il governo di un solo uomo non è male: infatti il monarca esclude i demagoghi, i quali, gonfiando la folla con le parole, la volgono di qua e di là a proprio profitto. Del resto come potrebbe pilotare uno Stato il popolo che non è in grado di padroneggiare un discorso? Chi lavora la terra non ha tempo né per imparare né per dedicarsi alle faccende pubbliche:" oJ ga;r crovno" mavqhsin ajnti; tou' tavcou" - kreivssw divdwsi (vv. 419 - 420), è infatti il tempo che dà un sapere più forte, invece della fretta.
Il punto di vista di questo personaggio è contrario alla democrazia propugnata da Teseo, il quale ribatte al kh'rux mandato da Creonte che quando c’è un tiranno non esistono più leggi comuni (novmoi - koinoiv, vv. 430 - 431). E procede: “gegrammevnwn de; tw'n novmwn o{ t’ ajsqenh;~ - oJ plouvsiov~ te th;n divkhn i[shn ecei ” (vv. 433 - 434), quando ci sono le leggi scritte il debole e il ricco hanno gli stessi diritti.
Tra questi diritti dunque per chi ama studiare il primo deve essere il diritto allo studio che accresce la visione mentale e potenzia la vita. Teseo nelle tragedie è il paradigma mitico di Pericle al quale Tucidide attribuisce il logos epitafios.
Ne ricordo alcune parole:
“In effetti ci avvaliamo di una costituzione che non cerca di emulare le leggi dei vicini, ma siamo noi di esempio (paravdeigma) a qualcuno piuttosto che imitare gli altri. Di nome, per il fatto di essere amministrata non per pochi ma per la maggioranza, essa è chiamata democrazia; e di fatto secondo le leggi, riguardo alle controversie private, c’è una condizione di uguaglianza (to; i[son) per tutti, però secondo la reputazione, per come ciascuno viene stimato in qualche campo, non per il partito di provenienza (oujk ajpo; mevrou") più che per il suo valore, viene preferito alle cariche pubbliche, e d’altra parte secondo il criterio della povertà (oujd j au\ kata; penivan), se uno può fare qualche cosa di buono per la città, non ne è mai stato impedito per l’oscurità della sua posizione sociale (ajxiwvmato" ajfaneiva/ kekwvlutai II, 37, 1).
Questa parte del discorso sui caduti nel primo anno della Guerra del Peloponneso si riverbera nell’Articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana:
 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di condizioni personali e sociali.
 E’ compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Quale ostacolo (provblhma) più grande di quello che impedisce lo studio a chi ne è desideroso e capace? Quale problema chiede una soluzione più rapida? Probabilmente quello della fame di cibo ma chi vuole studiare e ne viene impedito è comunque uno che patisce la fame.

Bologna 31 ottobre 2019 giovanni ghiselli


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