Contro i luoghi comuni avulsi dalla verità effettuale delle cose ma ripetuti dal gregge dei più che non pensa.
I pedissequi seguaci dei
luoghi comuni e delle mode provano irritazione nei confronti di chi usa il
proprio spirito critico per giudicare (krínein appunto) e cercano le cause più vere
e meno chiarite dal vociferare volgare.
“Il gregge avverte
l’eccezione, tanto al di sopra di sé quanto al di sotto di sé, come qualcosa
che ha per esso riflessi ostili e dannosi…La diffidenza è rivolta contro le
eccezioni; essere eccezione è ritenuto una colpa”[1]. Essere se stessi dunque è difficile,
persino pericoloso, ma non diventare quello che si è significa non vivere la
propria vita, bensì quella degli altri: “Nihil ergo magis praestandum est
quam ne pecorum ritu sequamur antecedentium gregem, pergentes non quo eundum
est sed quo itur”[2], niente allora dobbiamo fare con cura
maggiore che evitare di seguire il gregge di coloro i quali ci stanno davanti,
alla maniera delle bestie, dirigendoci non dove dobbiamo andare ma dove si
va.
“Il bruto è più tenace
servo dell’assuefazione”[3].
Riporto una espressione
di O. Wilde nella cui filigrana si può leggere Seneca: “La morale moderna
consiste nell’accettare i luoghi comuni della nostra epoca, ed io credo che per
un uomo colto l’accettare i luoghi comuni della propria epoca sia la più rozza
forma di immoralità”[4].
Dei luoghi comuni, e non
solo di questi, si impossessa sempre la pubblicità che vuole impadronirsi dei
nostri cervelli e dei nostri cuori.
“Il senso della
filologia classica è quello di agire nel tempo nostro in modo inattuale , cioè
contro il tempo e in favore di un tempo venturo “[5].
I politici si adoperano per garantire
una morte dignitosa ai malati incurabili ma non si curano di procurare una vita
dignitosa a una parte oramai non piccola della popolazione italiana. La terapia
dovrebbe porre rimedi alla vita curabile prima di mettere fine a quella
incurabile.
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