martedì 1 ottobre 2019

I luoghi comuni avulsi dalla realtà e i loro seguaci



Contro i luoghi comuni avulsi dalla verità effettuale delle cose ma ripetuti dal gregge dei più che non pensa.

I pedissequi seguaci dei luoghi comuni e delle mode provano irritazione nei confronti di chi usa il proprio spirito critico per giudicare (krínein appunto) e cercano le cause più vere e meno chiarite dal vociferare volgare.  
“Il gregge avverte l’eccezione, tanto al di sopra di sé quanto al di sotto di sé, come qualcosa che ha per esso riflessi ostili e dannosi…La diffidenza è rivolta contro le eccezioni; essere eccezione è ritenuto una colpa”[1]. Essere se stessi dunque è difficile, persino pericoloso, ma non diventare quello che si è significa non vivere la propria vita, bensì quella degli altri: “Nihil ergo magis praestandum est quam ne pecorum ritu sequamur antecedentium gregem, pergentes non quo eundum est sed quo itur[2], niente allora dobbiamo fare con cura maggiore che evitare di seguire il gregge di coloro i quali ci stanno davanti, alla maniera delle bestie, dirigendoci non dove dobbiamo andare ma dove si va.  
“Il bruto è più tenace servo dell’assuefazione”[3].
Riporto una espressione di O. Wilde nella cui filigrana si può leggere Seneca: “La morale moderna consiste nell’accettare i luoghi comuni della nostra epoca, ed io credo che per un uomo colto l’accettare i luoghi comuni della propria epoca sia la più rozza forma di immoralità”[4].
Dei luoghi comuni, e non solo di questi, si impossessa sempre la pubblicità che vuole impadronirsi dei nostri cervelli e dei nostri cuori.
“Il senso della filologia classica è quello di agire nel tempo nostro in modo inattuale , cioè contro il tempo e in favore di un tempo venturo “[5].

I politici si adoperano per garantire una morte dignitosa ai malati incurabili ma non si curano di procurare una vita dignitosa a una parte oramai non piccola della popolazione italiana. La terapia dovrebbe porre rimedi alla vita curabile prima di mettere fine a quella incurabile.




[1] F. Nietzsche, Scelta di frammenti postumi 1887-1888.
[2] Seneca, De vita beata, 1, 3.
[3] Leopardi, Zibaldone, 1762.
[4] Il ritratto di Dorian Gray, p. 88.
[5]Nietzsche,  Prefazione a Utilità e danno della storia.

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