giovedì 10 ottobre 2019

Leopardi sul parmigiano (il formaggio)


L’affettazione plebea e il formaggio troppo elaborato e celebrato

L’affettazione plebea è l’opposto della semplicità e della naturalezza signorile
Sentiamo Leopardi che elogia la semplicità e condanna l’affettazione, la quale ne è l’antitesi: “La semplicità è quasi sempre bellezza sia nelle arti, sia nello stile, sia nel portamento, negli abiti ec. ec. ec. Il buon gusto ama il semplice (…) La semplicità è bella perché spessissimo non è altro che naturalezza; cioè si chiama semplice una cosa, non perch’ella sia astrattamente e per se medesima semplice, ma solo perché è naturale, non affettata, non artifiziata, semplice in quanto agli uomini, non a se stessa, e alla natura”[1].
Un formaggio poco naturale quindi per niente signorile è considerato dal Recanatese il parmigiano. Trascrivo alcune frasi di una lettera al padre perché tale “forma” non mi è mai piaciuta: una fetta ti sazia per un giorno e ti toglie il piacere del cibo.
«Carissimo signor padre, Ricevo la cara sua del 31 gennaio. Già fin dal primo di questo mese il freddo qui, grazie a Dio, è molto scemato, anzi abbiamo avuto qualche giorno quasi di primavera: io ho ripreso le mie passeggiate campestri, e mi pare di essere rinato. Non ho ancora veduto Fusello. Il dono che ella mi manda mi sarà carissimo, e mi servirà per farmi onore con questi miei amici, presso i quali trovo che l’olio e i fichi della Marca sono già famosi, come anche i nostri formaggi, che qui si stimano più del parmigiano, il quale non ardisce di comparire in una tavola signorile: bensì vi comparisce una forma di formaggio della Marca, quando se ne può avere, ed è cosa rara…»
Bologna, 8 febbraio 1826


[1] Zibaldone, 1411-1412.

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