NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 1 ottobre 2019

Il rovesciamento del significato vero delle parole


Un  fenomeno che si ripete ritmicamente è la transvalutazione lessicale: parole come audacia e 
tovlma cambiano significato durante le guerre civili.
Nei conflitti interni molti valori  si capovolgono: lo afferma Tucidide a proposito della stavsi" di Corcira[1], quando ci fu una  tranvalutazione generale e le stesse parole cambiarono il loro significato originario: Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin   tw`n ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito.
Nel Bellum Catilinae di Sallustio, Catone , parlando in senato dopo e contro Cesare, il quale aveva chiesto di punire i congiurati "solo" confiscando i loro beni e tenendoli prigionieri in catene nei municipi, denuncia questo cambiamento del valore delle parole: "iam pridem equidem nos vera vocabula rerum amisimus: quia bona aliena largiri liberalitas, malarum rerum audacia fortitudo vocatur, eo res publica in extremo sita est " (52, 11), già da tempo veramente abbiamo perduto la verità nel nominare le cose: poiché essere prodighi dei beni altrui si chiama liberalità, l'audacia nel male, coraggio, perciò la repubblica è ridotta allo stremo.
Vediamo questo ribaltamento dei significati nei tempi moderni:
WAR IS PEACE
FREEDOM IS SLAVERY
IGNORANCE IS STRENGTH

LA GUERRA E’ PACE
LA LIBERTÀ SCHIAVITÚ
L’IGNORANZA E’ FORZA (G-Orwell, 1984, cap. 1)

Veniamo infine ai nostri giorni
La licenziabilità indiscriminata che getta il lavoratore in mezzo a una strada è stata chiamata flessibilità funzionale all’educazione;

il femminismo che, come il maschilismo, è una forma di razzismo è fatta passare per liberazione della donna;

la scuola già diventata peggiore e avviata a diventare pessima è chiamata la buona scuola
Per adesso mi fermo
giovanni ghiselli


[1]  427-425 a. C.


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