Wilhelm von Kaulbach - Die Seeschlacht bei Salamis |
I Persiani del 472 drammatizza la battaglia di
Salamina: è dunque un dramma di guerra dove scarseggiano le donne
L’unica che parla è la
regina madre Atossa la vedova di Dario la quale racconta una sua visione
notturna: le appariva in sogno il figlio Serse, il grande re, che, ponendo le
cinghie sotto il collo a due donne (vv. 190 - 191), le aggiogava al carro: di
queste una era vestita con pepli dorici, l'altra abbigliata alla persiana.
Simboleggino la Grecia e la Persia. La seconda si sottomette, mentre la prima
recalcitra, spezza il giogo e travolge il carro. Serse, anche se sconfitto, comunque
non è " " (Persiani, v. 213), tenuto a rendere conto alla città, come uno
stratego eletto dal popolo. Eschilo contrappone al potere assoluto, cui
sottostanno i Persiani, il sistema democratico di Atene, quando la regina
Atossa, dopo avere raccontato il sogno, domanda ai vecchi dignitari chi sia il
pastore e il padrone dell'armata di Salamina. Allora il corifeo risponde:" " (Persiani, v. 242), di
nessun uomo sono chiamati servi né sudditi.
“L’opposizione
tra Europa e Asia è rappresentata da Eschilo nei Persiani (472a.
C.) con l’immagine delle due sorelle nemiche, la Dorica e la Persiana. Questa
visione sarà proiettata sulla guerra di Troia, facendo apparire
retrospettivamente i Troiani come “Barbari”[1].
Non certo
nelle Troiane di Euripide dove Andromaca dirà ai Greci che le
ammazzano il figlio: "i veri barbari siete voi!".
Una donna eroica
Artemisia regina di Alicarnasso vedova del re partecipò a questa II guerra
persiana distinguendosi per il valore. Quando Serse I di
Persia invase la Grecia nel 480 a.C.,
dando inizio alla seconda guerra persiana, Artemisia
partecipò alla spedizione in quanto alleata e vassalla del grande re . La
regina partì al comando delle sue cinque triremi e
si unì al resto dell'imponente flotta persiana, che contava oltre mille navi.
Secondo Erodoto (VII,
99; VIII, 58 - 69 - 87 sgg., 101 - 107 ), Artemisia era l'unica comandante di
sesso femminile di tutte le forze armate radunate da Serse e le sue triremi
avevano un’ottima reputazione, seconda solo a quella delle navi provenienti
da Sidone.
Artemisia partecipò alla spedizione “con ardire e valore” (Erodoto, VII, 99, 2)
contro la coalizione ellenica, guidata dall'ateniese Temistocle e
dallo spartano Euribiade.
Questa battaglia navale, che fu combattuta contemporaneamente alla battaglia delle Termopili nell'agosto
del 480 a.C.,
si risolse senza né vinti né vincitori. Artemisia, secondo Erodoto, si distinse
in essa in modo "non inferiore" agli altri comandanti persiani.
I Sette a Tebe del 467 ripropongono
il conflitto tra i sessi nel duro discorso di Eschilo contro il coro di
fanciulle tebane e contro le donne in generale
Il difensore
di Tebe lancia una vera e propria invettiva contro il genere femminile in
quanto è disturbato dal gridare delle ragazze terrorizzate:
:" " (v. 232), il tuo compito invece è tacere e
rimanere dentro casa. Questa espressione fa parte della misoginia di Eteocle sulla quale
possiamo fermarci un poco
Il Coro
della tragedia è formato da ragazze tebane che nella Parodo lanciano grida di
spavento, non da comari del resto, ma ricche di metafore:"attraverso le
mascelle equine/le briglie arpeggiano strage"(vv.122 - 123). Sono invocati
gli dèi olimpii:"ascoltate, ascoltate come è giusto/le preghiere dalle
mani tese delle ragazze" (171 - 172).
Le suppliche
delle giovani donne però non incontrano l'approvazione del re difensore della
città che anzi prorompe in una delle più aspre tirate antifemministe della
letteratura greca:
"domando
a voi, animali insopportabili ( ' creature ,/sono forse questi gli incoraggiamenti migliori/ per questo popolo
assediato ed è la salvezza della città/il vostro urlare e gridare, cadute
davanti alle statue/degli dèi protettori, odio dei saggi che siete?/Che io non
conviva, né in brutte situazioni/e nemmeno nel caro benessere con la razza
delle donne./Infatti quando prende il sopravvento è di un'audacia
intrattabile,/quando ha paura è un male ancora più grande nella casa e nella
città".(vv.181 - 189).
Lo spavento
delle ragazze diffonde viltà tra i difensori: dunque si chiudano nelle
case:"infatti stanno a cuore agli
uomini le faccende di fuori,/non le decida la donna: e tu, rimanendo dentro,
non fare danno"(vv. 200 - 201). Eteocle esige di essere obbedito
subito, senza repliche:"la
disciplina infatti è madre del successo /che salva, o donna; il discorso sta in
questi termini"(vv. 224 - 225).
Quindi:"il tuo compito è tacere e rimanere dentro le
case"( Sette 232).
Ma non è
finita: Eteocle inveisce ancora contro il Coro di ragazze:"vai in malora, non sopporterai queste
difficoltà tacendo?"(v.252), e, poco più avanti,(v.256):"o Zeus, quale dono ci hai concesso, con la
razza delle donne!".
Del resto,
in confronto all’Ippolito di
Euripide, l' Eteocle di Eschilo è un moderato. Infatti, quando, dopo
l'ennesima richiesta di silenzio:"taci, disgraziata, non spaventare gli
amici"( Sette a Tebe, v.262), la corifea glielo
promette ("taccio: con gli altri sopporterò il destino", v. 263),
il re e difensore di Tebe risponde placato:"io preferisco da te questa
parola piuttosto che quelle di prima./Inoltre, stando lontana dalle
statue,/rivolgi agli dèi la preghiera migliore: che ci siano alleati"(264
- 266).
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