NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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venerdì 11 ottobre 2019

Figure femminili nella tragedia greca. Terza parte

Wilhelm von Kaulbach - Die Seeschlacht bei Salamis

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Persiani del 472 drammatizza la battaglia di Salamina: è dunque un dramma di guerra dove scarseggiano le donne
L’unica che parla è la regina madre Atossa la vedova di Dario la quale racconta una sua visione notturna: le appariva in sogno il figlio Serse, il grande re, che, ponendo le cinghie sotto il collo a due donne (vv. 190 - 191), le aggiogava al carro: di queste una era vestita con pepli dorici, l'altra abbigliata alla persiana. Simboleggino la Grecia e la Persia. La seconda si sottomette, mentre la prima recalcitra, spezza il giogo e travolge il carro. Serse, anche se sconfitto, comunque non è " " (Persiani, v. 213), tenuto a rendere conto alla città, come uno stratego eletto dal popolo. Eschilo contrappone al potere assoluto, cui sottostanno i Persiani, il sistema democratico di Atene, quando la regina Atossa, dopo avere raccontato il sogno, domanda ai vecchi dignitari chi sia il pastore e il padrone dell'armata di Salamina. Allora il corifeo risponde:" " (Persiani, v. 242), di nessun uomo sono chiamati servi né sudditi.
“L’opposizione tra Europa e Asia è rappresentata da Eschilo nei Persiani (472a. C.) con l’immagine delle due sorelle nemiche, la Dorica e la Persiana. Questa visione sarà proiettata sulla guerra di Troia, facendo apparire retrospettivamente i Troiani come “Barbari”[1].
Non certo nelle Troiane di Euripide dove Andromaca dirà ai Greci che le ammazzano il figlio: "i veri barbari siete voi!".

Una donna eroica
Artemisia regina di Alicarnasso vedova del re partecipò a questa II guerra persiana distinguendosi per il valore. Quando Serse I di Persia invase la Grecia nel 480 a.C., dando inizio alla seconda guerra persiana, Artemisia partecipò alla spedizione in quanto alleata e vassalla del grande re . La regina partì al comando delle sue cinque triremi e si unì al resto dell'imponente flotta persiana, che contava oltre mille navi. Secondo Erodoto (VII, 99; VIII, 58 - 69 - 87 sgg., 101 - 107 ), Artemisia era l'unica comandante di sesso femminile di tutte le forze armate radunate da Serse e le sue triremi avevano un’ottima reputazione, seconda solo a quella delle navi provenienti da Sidone. Artemisia partecipò alla spedizione “con ardire e valore” (Erodoto, VII, 99, 2) contro la coalizione ellenica, guidata dall'ateniese Temistocle e dallo spartano Euribiade. Questa battaglia navale, che fu combattuta contemporaneamente alla battaglia delle Termopili nell'agosto del 480 a.C., si risolse senza né vinti né vincitori. Artemisia, secondo Erodoto, si distinse in essa in modo "non inferiore" agli altri comandanti persiani.

I Sette a Tebe del 467 ripropongono il conflitto tra i sessi nel duro discorso di Eschilo contro il coro di fanciulle tebane e contro le donne in generale
Il difensore di Tebe lancia una vera e propria invettiva contro il genere femminile in quanto è disturbato dal gridare delle ragazze terrorizzate:
:"   " (v. 232), il tuo compito invece è tacere e rimanere dentro casa. Questa espressione fa parte della misoginia di Eteocle sulla quale possiamo fermarci un poco
Il Coro della tragedia è formato da ragazze tebane che nella Parodo lanciano grida di spavento, non da comari del resto, ma ricche di metafore:"attraverso le mascelle equine/le briglie arpeggiano strage"(vv.122 - 123). Sono invocati gli dèi olimpii:"ascoltate, ascoltate come è giusto/le preghiere dalle mani tese delle ragazze" (171 - 172).
Le suppliche delle giovani donne però non incontrano l'approvazione del re difensore della città che anzi prorompe in una delle più aspre tirate antifemministe della letteratura greca:
"domando a voi, animali insopportabili (  '  creature ,/sono forse questi gli incoraggiamenti migliori/ per questo popolo assediato ed è la salvezza della città/il vostro urlare e gridare, cadute davanti alle statue/degli dèi protettori, odio dei saggi che siete?/Che io non conviva, né in brutte situazioni/e nemmeno nel caro benessere con la razza delle donne./Infatti quando prende il sopravvento è di un'audacia intrattabile,/quando ha paura è un male ancora più grande nella casa e nella città".(vv.181 - 189).
Lo spavento delle ragazze diffonde viltà tra i difensori: dunque si chiudano nelle case:"infatti stanno a cuore agli uomini le faccende di fuori,/non le decida la donna: e tu, rimanendo dentro, non fare danno"(vv. 200 - 201). Eteocle esige di essere obbedito subito, senza repliche:"la disciplina infatti è madre del successo /che salva, o donna; il discorso sta in questi termini"(vv. 224 - 225).

Quindi:"il tuo compito è tacere e rimanere dentro le case"(  Sette 232).
Ma non è finita: Eteocle inveisce ancora contro il Coro di ragazze:"vai in malora, non sopporterai queste difficoltà tacendo?"(v.252), e, poco più avanti,(v.256):"o Zeus, quale dono ci hai concesso, con la razza delle donne!".
Del resto, in confronto all’Ippolito di Euripide, l' Eteocle di Eschilo è un moderato. Infatti, quando, dopo l'ennesima richiesta di silenzio:"taci, disgraziata, non spaventare gli amici"( Sette a Tebe, v.262), la corifea glielo promette ("taccio: con gli altri sopporterò il destino", v. 263), il re e difensore di Tebe risponde placato:"io preferisco da te questa parola piuttosto che quelle di prima./Inoltre, stando lontana dalle statue,/rivolgi agli dèi la preghiera migliore: che ci siano alleati"(264 - 266).




[1] In particolare nell’ Ifigenia in Aulide di Euripide (n.d. r).

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