Umanistica è la gratitudine nei confronti di chi ci ha dato la vita e della vita stessa.
Ieri sera ho visto un film Anatomia di una caduta dove un uomo colmo di sensi di colpa e di frustrazione si uccide.
Suo figlio, un bambino quasi cieco, salva la propria madre, e moglie del suicida, accusata di avere ammazzato il marito e processata.
Chiamato a testimoniare ricorda che il padre era incline a morire.
Lucrezio introduce una prosopopea della Natura che dice:
“perché piangi e lamenti la morte? Se hai avuto una vita gradita e le gioie non sono sfuggite come se fossero state accolte in un’urna incrinata (et non omnia pertusum congesta quasi in vas-commoda perfluxere atque ingrata interiere” ( De rerum natura III, 936) e non si sono perse divenute sgradevoli, perché non ti allontani come un commensale sazio della vita e a con animo giusto non prendi, o stolto un sicuro riposo? (cur non ut plenus vitae convīva recedis/aequo animoque capis securam, stulte, quietem?, 938-939).
Cfr. Marco Aurelio (161-180)che vuole congedarsi dalla vita con gratitudine come un’oliva che una volta matura ( ejlaiva pevpeiroς genomevnh ) cade al suolo benedicendo la terra che l’ha prodotta e ringraziando l’albero che l’ha generata ( Pensieri rivolti a se stesso, IV, 48).
Bologna 19 febbraio 2024 ore 10, 19 giovanni ghiselli
p. s.
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