Questa è l’introduzione di Colombo:
“Edith Bruck, a te che hai avuto un’esperienza lunga e tremenda di deportazione che effetto ha fatto quello che è successo in Ungheria, il paese in cui sei nata? Parlo di Ilaria Salis, portata in un’aula di tribunale a Budapest incatenata mani e piedi e con il giuimzaglio, come fosse un animale. E’ una cittadina italiana che non ha commesso alcun reato importante, se non quello di manifestare conto i neonazisti”.
L’intervistata dichiara di essere “indignata, scioccata, addolorata” per “il trattamento medievale nei confronti di una donna che ha partecipato a una manifestazione antifascista. Non c’è nessun reato. Il vero problema è il clima che c’è oggi in Ungheria (…) Sono tornati il fascismo e l’antisemitismo (…) Ilaria è stata trattata come l’ultimo dei banditi senza avere commesso nulla di grave (…) Non dimentichiamo che l’Ungheria storicamente era fascista. Gli ungheresi hanno deportato noi ebrei nel ghetto, poi, dopo la guerra, hanno insegnato a scuola che furono i tedeschi a portarci via. Ma sono stati i gendarmi e i fascisti ungheresi che collaborarono con i nazisti a confinarci, prima che fossimo condotti nei lager”.
Furio Colombo ricorda “Poi è arrivata l’armata rossa”
Quindi Edith Bruck: “E improvvisamente sono tutti diventati comunisti. Caduti i muri nel 1989 sono diventati fascisti di nuovo (…) Il popolo applaude sempre il potere del momento. Quindi la democrazia non ha il tempo di crescere.
Furio Colombo interviene notando: “Il padre di Ilaria Salis finora ha agito con molta delicatezza e attenzione, ma il suo desiderio di riportare la figlia in Italia è stato respinto. Non c’è stata una richiesta esplicita di liberazione da parte della Presidente del consiglio, né da parte di ministri, parlamentari e politici italiani di destra”.
Ecco l’ultima risposta di Edith Bruck, nata in Ungheria nel 1931 e deportata nei lager nel 1944: “Purtroppo l’atteggiamento di questo governo di destra non mi meraviglia. Anche perché la ragazza è antifascista. Quindi non mi aspetto grandi gesti. Ma c’è un dovere dello Stato ed è quello di fare tutto il possibile per questa cittadina italiana. Nessun paese può comportarsi così, trascurando un suo cittadino e lasciandolo marcire in una prigione disumana. E’ una cosa dolorosa, vergognosa per un’Europa cosiddetta civile. Essere antifascisti non è un delitto. Essere fascisti lo è”.
Ho molto da fare cioè studiare per preparare degnamente i corsi che tengo, tuttavia mi sono sentito in dovere di impiegare del tempo per scrivere questi due post.
Ho voluto fare “tutto il possibile”, il mio possibile, per suscitare lo spirito critico di chi mi legge nei confronti della prepotenza esercitata sun una giovane donna in attesa di giudizio e maltrattata da un anno
Bologna 8 febbraio 2024, ore 18, 32
giovanni ghiselli
p. s.
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