Plutarco presenta le sue 50 biografie come una galleria di specchi dove il lettore deve guardare per assimilarsi agli esempi positivi degli eroi quali Alessandro, e dissimularsi da quelli negativi come Antonio e Demetrio.
Lo studio della storia dunque deve essere catartico
Polibio aveva già sostenuto che lo studio della storia può diventare una diovrqwsi~, correzione dei vizzi, raddrizzamento delle storture.
Posidonio che continua dopo Polibio e Diodoro che lo ha ripreso affermano che la storia universale è proiezione della fratellanza univesrsale e che gli storiografi sono benefattori dell’umanità.
Nietsche nella seconda inattuale individua tre tipi di storia: quella monumentale, quella antiquaria e , contro lo storicismo che celebra il successo, la storia critica.
La storia antiquaria ci fa sentire il benessere delle radici.
La storia monumentale si occupa di grandi eventi e di grandi uomini.
La storia antica, precristiana, è caratterizzata dall’obiettività epica che si trova già nei poemi omerici. Cfr. il proemio di Erodoto che riconosce la grandezza delle imprese dei Greci e dei barbari durante le guerre persiane.
Del resto tale obiettività non riguarda il nemico interno, il nemico di classe: Cleone in Tucidide, i Gracchi in Tacito e altri. Insomma è diffuso un pregiudizio antipopolare.
Luciano in Come si deve scrivere la storia afferma che Tucidide legiferò: la storia deve essere politica, ricordare i grandi fatti e le parole che li preparano. Il mito, ancora presente in Erodoto, viene abolito da Tucidide. La storia deve essere utile: to; mh; muqw`de~. Seguace di questo metodo sarà Cesare tra i Latini: “Il dado è tratto” viene raccontato da Asinio Pollione e ripreso da Svetonio ma non da Cesare stesso nel De bello civili.
Erich Auerbach in Mimesis sostiene che la storiografia antica è moralistica e retorica e non comprende la lotta di classe né l’economia. Il quarto Stato e il quinto degli schiavi vengono trattati con disprezzo e irrisione.
Santo Mazzarino corregge questa analisi citando l’ajcrhmativa indicata da Tucidide (I, 11, 3) tra le cause del fatto che le guerre precedenti quella del Peloponneso furono piccole e insignificanti paragonate con questa. Mancavano i mezzi per costruire grandi flotte, presupposto delle grandi guerre. Fu necessaria la crhmavtwn kth`si~ (I, 13, 1) per arrivare alla grandezza.
Tacito deplora la crisi dell’agricoltura italica: la terra non viene fatta coltivare in maniera intensiva dai latifondisti assenteisti (cfr. Trimalchione nel Satyricon) e molti prodotti devone essere importati. Quindi: navibus et casibus vita populi Romani permissa est da quando Africam potius et Aegyptum exercemus (Annales, XII, 43) facciamo coltivare piuttosto l’Africa e l’Egitto.
Bologna 3 febbraio 2024 ore 11, 50 giovanni ghiselli
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